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"Un casco giallo per proteggere la scuola" Intervista a Sofia Sabatino* di Giulia Tosoni

Le macerie lasciate dai ministri Gelmini e Tremonti ingombrano la scuola italiana. Ma gli studenti sono intenzionati a ‘ripulire’ tutto, senza dar tregua a un governo che non sopporta la democrazia.. Gli studenti delle scuole hanno partecipato alle proteste contro la riforma dell’università. Ora che il voto finale al Senato è stato rimandato a dopo il 14 dicembre tornerete sui banchi?

Gli studenti medi sono scesi in piazza a fianco degli studenti universitari per protestare contro il ddl Gelmini, che è una pietra tombale per l’università italiana, poiché vuole creare un’università non più pubblica e accessibile a tutti, ma indirizzata dai privati e fruibile soltanto da chi ne ha le possibilità economiche. In realtà, però, le proteste degli studenti quest’anno sono partite molto presto, al suono della prima campanella. Da quattro mesi gli studenti delle scuole scendono in piazza, si mobilitano, organizzano occupazioni e autogestioni. Non soltanto contro la riforma universitaria, che grazie alle nostre battaglie è stata rimandata, ma perché questo governo ha deciso di distruggere tutto il sistema pubblico di istruzione e ricerca, partendo dalle scuole, eliminando 8 miliardi di euro con tagli scriteriati. Il progetto complessivo di destrutturazione dei cardini della nostra democrazia (la scuola, l’università, la ricerca, la cultura, i diritti) è stato percepito e compreso nel profondo dagli studenti, che proprio per questo hanno deciso di non fermarsi, neanche dopo la vittoria ottenuta sul ddl università. In questi giorni, infatti, continuano le mobilitazioni: le scuole continuano ad essere occupate ed autogestite, le città bloccate da cortei, iniziative di protesta, assemblee, flash mob. Non daremo tregua a questo governo, continueremo a manifestare il nostro dissenso fino a quando non lo butteremo giù e si riaprirà un ragionamento serio all’interno del paese che parta dalle nostre piazze e dalle nostre rivendicazioni.

In questi mesi siete stati in piazza più volte con i lavoratori che protestavano contro le conseguenze irrisolte della crisi economica. Cosa condividete delle loro battaglie?

Il 16 ottobre e il 27 novembre siamo scesi in piazza a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della Cgil. Tantissimi studenti erano in quelle piazze, non per semplice solidarietà, ma per la convinzione di condividere una battaglia comune. Questo governo ha deciso di far pagare la crisi economica soltanto ai più deboli, i lavoratori che perdono il posto di lavoro e entrano in cassa integrazione, che sono costretti a rinunciare ai diritti per sottostare ai ricatti, gli studenti e la nostra generazione che vede distrutti i luoghi di conoscenza e partecipazione e , di conseguenza, il proprio presente ed il proprio futuro. Quello che abbiamo rivendicato stando in quelle piazze è un’idea diversa di ripresa del paese e di come affrontare la crisi. Non i più deboli, ma chi questa crisi l’ha provocata deve in primo luogo pagarla facendo dei sacrifici. Per rimettere in piedi il nostro paese, però, bisogna guardare avanti, ripartendo dai saperi, che devono essere il primo motore di un cambiamento reale.

Cosa rispondi a Berlusconi quando dice che i bravi studenti stanno a casa a studiare, invece di manifestare?

Rispondiamo che la conoscenza fa paura. Sicuramente, per questo Governo corrotto e impantanato in questioni personalistiche, un’intera generazione che decide di ribellarsi e scrivere il proprio tempo fa paura, forse addirittura di più di uno scandalo sui festini e sulle escort. Il commento di Berlusconi sembra una delle sue solite battutine, ma in realtà nasconde una concezione profonda che questo governo ha: l’impegno civico, l’interesse per il pubblico e il collettivo, la politica così come noi la intendiamo, non è essenziale per un paese democratico, ma anzi diventa un cancro, per un governo che ha paura delle idee e del pensiero critico. Ed ecco allora che se scendi in strada perché comprendi che quello che decidono nei palazzi non passa sulla tua testa ma riguarda ciò che vivi, sei un asino, un facinoroso, un ignorante, strumentalizzato da chi sa chi. Se invece stai zitto, accetti con sottomissione, allora si che sei uno studente modello, lontano dai luoghi di partecipazione (come i centri sociali) e magari assiduo spettatore del grande fratello, aspirante tronista o velina. Questo è il paese che ci vogliono consegnare. Questo è quello che non gli permetteremo di fare, studiando, informandoci, difendendo la scuola e l’università pubblica.

Il simbolo delle vostre proteste è stato il casco giallo da lavoro, ora avete lanciato “I cantieri del sapere”. Cosa simboleggia per voi questa immagine?

Ci hanno lasciato le macerie della scuola e dell’università pubblica italiana: siamo entrati in classe il primo giorno di scuola e siamo scesi in piazza con i caschi gialli da lavoro per proteggerci dalle macerie di Gelmini e Tremonti, ma anche e soprattutto per dare inizio alla nostra ricostruzione. I cantieri dei saperi, che in questi e nei prossimi mesi prendono vita nelle nostre scuole e nelle città con assemblee, flash mob, dibattiti, sit-in, sono proprio la ricostruzione degli studenti. Ci siamo stufati di dover correre dietro gli scandali del premier, le maggioranze e le minoranze che scompaiono e si ricreano, pretendiamo di essere il primo punto dell’agenda politica del paese, pretendiamo di cambiare la realtà che viviamo a partire dalle nostre scuole. Pretendiamo di contribuire alla ricostruzione del Paese. Da protagonisti, non da comparse.

*portavoce Rete Studenti Medi

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