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Un patto per la riforma della Repubblica. Un'alleanza per lavoro e crescita

Intervista di Pier Luigi Bersani a la Repubblica: “Discutiamo con tutte le forze di opposizione, con le forze sociali. E con il Paese. A gennaio comincerò un tour delle regioni per parlare dei problemi reali”.
Un patto per la riforma della Repubblica. Un’alleanza per lavoro e crescita. Pier Luigi Bersani prepara una “piattaforma democratica”. E la offre a tutte le forze di opposizione, Terzo polo in testa, per andare “non contro Berlusconi ma oltre Berlusconi, oltre il populismo. Non penso a un Cln anti-Cavaliere. Il Pd vuole aprire una fase fondativa”.

Segretario, dopo la vittoria numerica ma non politica di Berlusconi alla Camera, perché non chiedete le elezioni anticipate?
“Se ci saranno le elezioni in primavera non avremo paura di affrontarle e vincerle. Ma non toglieremo le castagne dal fuoco a Berlusconi. Lui ha detto al Parlamento “voglio tre voti in più per la stabilità”. Adesso vediamo quale stabilità e quale governo è capace di garantire. Se alla fine si andrà al voto dovrà pagare il prezzo: del suo fallimento e dell’ennesima promessa non mantenuta”.

Intanto è fallita la vostra spallata al premier ed è tramontato il governo di responsabilità. Il Pd non deve cambiare linea?
“Di quale fallimento stiamo parlando? Avevano 70 voti in più, ora ne hanno 3. Certo, nella nuova fase l’esecutivo di transizione sembra meno praticabile. Ma la sostanza politica c’è ancora. E il Pd, entro gennaio, vuole presentare una proposta a tutte le forze di opposizione di centro e di centrosinistra che può avere anche un profilo elettorale”.

Qual è il senso di questa proposta?
“Partiamo dalla situazione che abbiamo davanti. Il governo Berlusconi punta solo a una sopravvivenza spregiudicata. Cercherà di galleggiare rapinando qualche voto, spargendo veleni come la voce di dirigenti del Pd pronti a passare con lui, mostrando quindi il volto peggiore della politica. Tutti quelli che non vogliono cedere a questa deriva devono prendersi la responsabilità di essere non solo contro Berlusconi ma di andare oltre”.

Come?
“Guardando in faccia quello che ci consegna il tramonto del berlusconismo, la crisi di sistema in cui ci ha precipitato. Costruendo da subito una risposta positiva. Per mettere in sicurezza la democrazia e dare una speranza di futuro ai giovani. Noi ci candidiamo a presentare una piattaforma per la riforma della Repubblica, per la crescita e il lavoro”.

Nel dettaglio cosa significa?
“Posso dare dei titoli. Riforme istituzionali. Riforma elettorale. Misure per la legalità e sui costi della politica. L’informazione. La riforma della giustizia per i cittadini”.

E sul fronte sociale?
“Una riforma fiscale che carichi sull’evasione e le rendite alleggerendo lavoro, impresa e famiglie. Una nuova legislazione sul lavoro che affronti il dramma del precariato. Qualcosa l’abbiamo già detta: abbassare il costo del lavoro stabile, alzare quello del lavoro precario. Un pacchetto di liberalizzazioni”.

Questa piattaforma con chi la discuterete?
“Con tutte le forze di opposizione, con le forze sociali. E con il Paese. A gennaio comincerò un tour delle regioni per parlare dei problemi reali. C’è un Italia che vuole cambiare”.

Il Terzo polo una risposta ve l’ha già data. In caso di elezioni andranno da soli. Né Pd né Pdl. Perché volete sbattere di nuovo il grugno?
“Vedo che il terzo polo è stato battezzato con una certa urgenza per respingere le sirene berlusconiane. Li capisco, il timore è fondato. Ma se puntano a un ruolo di condizionamento del centrodestra presto dovranno convincersi che è un’illusione. Berlusconi non tratta, compra. L’idea stessa di un Berlusconi condizionato è un ossimoro. Perciò facciamo maturare nel Terzo polo una riflessione. Sapendo che l’idea e il confronto che proponiamo vivrebbero in ogni caso”.

Nelle sue parole è scomparsa la formula Nuovo Ulivo. Di Pietro invece vi chiede un immediato matrimonio a tre. Volete abbandonare l’ex pm e Vendola?
“No. Nessun abbandono di nessun genere. Ma chi vuol discutere con noi deve accettare di confrontarsi seriamente con l’esigenza che poniamo. Quella di una riforma democratica e di una riscossa italiana che richiedono da parte di tutti una straordinaria apertura politica”.

Siete consapevoli che per allearvi con il terzo polo dovrete rinunciare alle primarie?
“In nome di una strategia che chiede a ogni forza politica di non peccare di egoismo e di dare qualcosa, siamo pronti a mettere in discussione anche i nostri strumenti. Ci interessa l’obiettivo. Poi c’è un problema che riguarda soprattutto noi: le primarie per le amministrative. Possono inibire rapporti più aperti e più larghi non solo con i partiti ma con la società civile. E possono portare elementi di dissociazione dentro il Pd che non fanno bene a nessuno. Bisogna dunque riformarle”.

È vero che la scorciatoia per stringere un patto con il Centro passa per l’offerta a Casini della candidatura a Palazzo Chigi?
“Queste sono fantasie. Non banalizziamo il tema parlando di organigrammi”.

Ma lei sarebbe disponibile a un passo indietro nella corsa alla premiership?
“Non ho fatto passi avanti e non faccio passi indietro. Metto davanti a tutto il progetto”.

Il Pd è impermeabile a nuove fughe e scissioni?
“Sì. Lo ha dimostrato la manifestazione di Piazza San Giovanni, piena di giovani e famiglie, lo dimostrano le battaglie parlamentari di queste settimane. Siamo un partito elastico ma proprio per questo non ci spezziamo”.

Non rischiate di appannarvi e svenarvi nella ricerca di alleanze difficili?
“È il contrario. Come si è capito metto il profilo del Pd prima di discussioni astratte sugli alleati. Del resto questa responsabilità ci compete. Perché senza il nostro progetto non è possibile immaginare alleanze vincenti che superino il berlusconismo”.

I giovani hanno manifestato martedì scatenando la loro violenza. Come si può fermare in tempo questo fenomeno?
“Tocca alla politica dare una risposta non ambigua di condanna rispetto alla violenza e noi lo facciamo, tocca alle forze dell’ordine fermare i violenti e pur nelle difficoltà l’impegno c’è stato. Bisogna però lavorare di più per prevenire infiltrazioni organizzate. Tocca agli studenti avere estrema attenzione nelle forme organizzative delle loro proteste, di rimarcare la distanza da ogni strumentalizzazione che può vanificare la loro voce, il loro comprensibile disagio”.