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La "riforma" Gelmini è legge

Nonostante le pacifiche manifestazioni studentesche in tutta Italia la riforma dell’università è stata approvata, sebbene fino a ieri la destra la considerava limitata. Meloni: “Questa legge non modifica lo status quo e non tocca alcun privilegio corporativo, mentre affossa il diritto allo studio”. Napolitano ha cercato il dialogo con gli studenti, il governo no. La Finocchiaro interrompe la dichiarazione di voto .
La Riforma Gelmini sull’università è legge, nonostante le numerosissime proteste in tutto il Paese, nonostante la dura opposizioni nelle Camere del Partito democratico e dell’Idv. L’aula del Senato ha infatti dato il via libera definitivo al testo approvato con 161 si, 98 no e 6 astenuti. Hanno votato a favore Pdl, Lega e Fli. Hanno votato contro Pd e Idv. Si sono astenuti, anche se al Senato conta come voto contrario, Udc, Api, Svp e Union Valdotaine.

Sono di ieri le ultime manifestazioni di piazza a Roma e in molte città d’Italia ancora una volta contro il Ddl università, contro i tagli a tutto il mondo della conoscenza della formazione e della ricerca. Ma il governo ha continuato a non dare credito alle proteste ed approva una pessima legge.
Marco Meloni , responsabile Università e Ricerca della Segreteria Pd ci spiega come “nel concreto questa legge non modifica lo status quo e non tocca alcun privilegio corporativo, mentre affossa il diritto allo studio e riduce gli spazi per i tanti giovani studiosi che potrebbero dare tanto alla ricerca e alla trasmissione del sapere, e che saranno costretti a farlo lontano dall’Università italiana. Il risveglio civile di queste settimane, le tante manifestazioni pacifiche di studenti e ricercatori, l’opinione della maggioranza degli italiani, che hanno compreso che questa legge inutile e dannosa peggiorerà la condizione della nostra università, sono il segnale di speranza da cui ripartire. Per cambiare questa legge, per fare dell’università e della ricerca il motore della crescita dell’Italia nel prossimo decennio”.

Tutte le forme di protesta sono state creative e non violente: cortei, manifestazioni, flash mob, lezioni in piazza, occupazioni di stazioni e monumenti. Gli studenti e l’intero comparto del settore scolastico e universitario, hanno sfilato uniti in un unico coro, esasperati da un governo che continua a giocare con le loro vite, tagliando il presente e il futuro, distruggendo scuola, università e ricerca e condannandoli ad un futuro precario.

Finocchiaro insultata in Aula. Arrivano le scuse di Gasparri?

«Mi rifiuto di proseguire, di concludere il mio intervento tra gli insulti» ha affermato la capogruppo del Pd. «Siete degli irresponsabili – ha detto Anna Finocchiaro – non si tratta così la presidente del principale gruppo di opposizione». Questa riforma, aveva detto prima Anna Finocchiaro, «é, per dirla in maniera icastica, la foglia di fico sui tagli che il governo ha impresso all’università e alla ricerca dopo averli impressi alla scuola. Una legge che si sovrappone a una vergogna». Finocchiaro, offesa per avere ricevuto «insulti» durante il suo intervento, ha detto in aula che il Pd potrebbe intervenire «110 volte» sul coordinamento del testo. Poi sono arrivate le scuse di Maurizio Gasparri a nome del Pdl.
La giornata di ieri si è conclusa pacificamente e nel modo migliore nello studio al Quirinale del Presidente Napolitano, che ha accolto gli studenti, dando loro una lezione di politica alta, autorevole e allo stesso tempo semplicissima. Il Presidente della Repubblica ha dimostrato che chi ha la capacità di interloquire fa una buona politica. Il suo incontro con gli studenti ha di fatto riattivato il rapporto con le istituzioni delle generazioni che più stanno soffrendo la crisi e i problemi dell’Italia. Un rapporto che rischiava di essersi incrinato del tutto, con conseguenze gravi.

Il Partito Democratico si è adoperato fino agli ultimi giorni non solo nella battaglia parlamentare contro la legge Gelmini, ma anche per favorire un esito positivo delle manifestazioni. Ieri infatti a Roma i giovani manifestanti, giunti all’estrema provocazione di una città blindata quasi si fosse in tempo di guerra hanno dimostrato che si può esprimere il proprio dissenso in modo pacifico e nel rispetto della legge. Tra l’altro va ricordata l’iniziativa di far incontrare presso la sede nazionale del Pd i rappresentanti dei sindacati delle forze dell’ordine ed i rappresentanti degli studenti, alla presenza del Presidente del gruppo parlamentare al Senato, Anna Finocchiaro e di Emanuele Fiano, Responsabile del forum sicurezza del Pd. Oltre all’iniziativa del Segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che è salito sui tetti di Architettura a Roma, dove c’erano i ricercatori a protestare, bersagliato successivamente dagli attacchi sobillati dai quotidiani vicini a Berlusconi e trattato con sufficienza e sospetto dalla grande stampa, che fin dall’inizio ha sostenuto a spada tratta e a suon di editoriali la riforma Gelmini.

Oggi Anna Finocchiaro ha duramente criticato la riforma, finendo per interrompere la dichiarazione di voto
Durante il dibattito sull’informativa del ministro Maroni nell’Aula della Camera, sugli scontri a Roma dello scorso 14 dicembre, Emanuele Fiano, Responsabile Sicurezza del Pd oggi ha dichiarato: “La parte più giovane del Paese, come altre volte in passato, esprime angoscia per l’incertezza del futuro, reso più precario dalla crisi economica e dalle scelte del governo della destra. I giovani che manifestano attendono risposte credibili e non, come è stato fatto da esponenti della maggioranza, di essere equiparati ad assassini da combattere con nuovi restringimenti alla libertà di manifestare e arresti preventivi. E chi aveva parlato dei manifestanti come di un insieme di fuorilegge esce sconfitto dalla bella giornata di ieri. Mi domando se per il ministro Gelmini sarebbe stato così difficile in questi giorni ascoltare i ragazzi come ha fatto ieri il Presidente della Repubblica”.

Ma adesso la legge di riforma dell’università è stata approvata, degno suggello del decennio berlusconiano che completa una delle scelte strategiche più disastrose della destra italiana: il disinvestimento sulla conoscenza, dall’istruzione, all’università e alla ricerca è, al contempo, il simbolo peggiore dell’Italia immobile e la causa principale della cronica decrescita della nostra economia.

Ha detto Anche Dario di Vico e Maurizio Ferrera su Il Corriere della Sera, il quotidiano che più ha sostenuto la legge Gelmini in questi mesi, oggi hanno dissentito. Queste le loro considerazioni espresse sul giornale. “Se crediamo che sia possibile riposizionare l’Italia nel nuovo contesto internazionale segnato dall`avanzata delle economie asiatiche, se pensiamo che la cultura italiana nelle sue mille espressioni, materiali e non, possa avere ancora un posto di rilievo nel mondo, dobbiamo trarne un’evidente conclusione: bisogna investire nel sapere, nella realizzazione della società della conoscenza. Per approdare alla società della conoscenza lo Stato non può abdicare al suo impegno di regista e di finanziatore: va detto senza ipocrisie. La spesa per istruzione e ricerca deve diventare più selettiva, ma non può restare inchiodata a quel 4,5% di Pil che ci vede tra le cenerentole d`Europa. Occorrerà coinvolgere anche altri soggetti come imprese, banche, fondazioni, bisognerà abbattere quel muro di incomprensioni che oggi li relega lontani dall`Università. Il confronto però non può che partire da qui, dalle risorse che dobbiamo/sapremo mettere in campo”.

Sulla legge-pasticcio quindi neanche i dubbi del Colle sono serviti. Il governo non ha voluto correggere gli errori della Riforma Gelmini perché in una terza lettura a Montecitorio si sarebbe potuta affossare e questo dimostra ancora una volta la debolezza di un Governo che ha paura del confronto e che si chiude in se stesso.

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