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"La polizia carica i pastori sardi, è polemica", di Anna Rita Cillis e Piergiorgio Pinna

Scontri a Civitavecchia. La Questura: non c´era preavviso. I manifestanti: trattati da criminali. Bloccati nel porto Fermati anche i pullman che dovevano portarli nella capitale. Speravano di manifestare a Roma. Sono stati bloccati da polizia e carabinieri prima ancora di salire sui 5 pullman che li attendevano al porto di Civitavecchia. Nella capitale i pastori sardi volevano «dar vita a una conferenza stampa per spiegare le ragioni del malcontento». Ma il viaggio degli oltre 300 allevatori dell´Mps, iniziato a Olbia l´altra notte, si è concluso alle 6 del mattino tra forti tensioni. I dimostranti – dicono ora alla questura di Roma – hanno tentato di forzare il blocco. Così la polizia ha risposto denunciando due di loro per resistenza e lesioni (un agente è rimasto contuso) tutti gli altri per manifestazione non autorizzata e per essersi rifiutati di farsi identificare. Ma la versione degli allevatori non collima con le ricostruzioni ufficiali secondo cui i pastori volevano manifestare sul Grande Raccordo Anulare. E una dirigente del Movimento, Maria Barca, denuncia di essere stata colpita «con un violento calcio a una caviglia» e di aver «implorato agli agenti di lasciar andare un pastore da loro ripetutamente picchiato».
Per il leader del Movimento dei pastori sardi, Felice Floris «siamo vittime di una politica ignava e cialtrona che tutto fa all´infuori di creare sviluppo. Ci hanno imposto d´investire per adempiere alle norme Ue – continua – intanto Stato e Regione non hanno adottato misure per tutelare latte e formaggi in sede europea, accettando miseri contributi in cambio della rinunzia alla produzione». E Riccardo Piras, portavoce del Comitato di lotta dei contadini e dei pastori sardi, incalza: «Che la manifestazione non fosse autorizzata è una scusa. Questo non è davvero uno Stato democratico se non permette ai suoi cittadini di dar voce al malcontento». A lui fa eco Andrea Cinus, uno dei 200 sbarcati a Civitavecchia: «Non siamo neppure riusciti a uscire dal porto. Lì già ci attendevano gli agenti, che hanno fermato anche i pullman affittati per raggiungere Roma. Volevamo solo fare una manifestazione pacifica. Ci hanno trattato come criminali».
Parte da lontano, comunque, la rivolta degli allevatori. L´inizio di tutto è una cascata d´interessi bancari vorticosi (sino al 18%) nata dalla cancellazione di una legge sarda per benefici nell´agro-zootecnia 15 anni fa bocciata dall´Europa perché violava le regole della libera concorrenza. Da allora migliaia di aziende e ovili hanno visto acuire la recessione in maniera esponenziale. Interi patrimoni sono finiti all´asta o esposti a esecuzioni giudiziarie. La sovrapproduzione di pecorino e la crisi degli iscritti con le organizzazioni tradizionali di categoria hanno fatto il resto, lasciando campo libero a gruppi autonomi come il Movimento dei pastori sardi. L´Mps, al contrario di quanto hanno fatto altri rappresentanti degli allevatori nell´isola, nei mesi scorsi si è rifiutato di sottoscrivere gli accordi con la Regione governata dal centrodestra. Intese (150 milioni in 3 anni) criticate anche dal ministro dell´Agricoltura Galan, che ieri i promotori dello sbarco a Civitavecchia contavano di poter incontrare a Roma.
La battaglia è sempre incentrata sul prezzo del latte (la Sardegna con 3 milioni di capi possiede la metà del patrimonio ovicaprino nazionale). La ragione che da quest´estate ha portato a cortei, sit-in, occupazioni è che produrne un litro costa ai pastori più del prezzo di vendita. Che, per una singolare legge del mercato a parti rovesciate, non viene fatto da chi è proprietario delle pecore e porta il latte nei caseifici, ma da chi lo trasforma. Da qui le marce sugli aeroporti di Olbia e Alghero, le manifestazioni in Costa Smeralda, le marce su Cagliari e su Roma. Fino allo scontro frontale tra la Giunta Cappellacci e il Movimento pastori. Fino ai tafferugli con feriti e arresti davanti alla Regione in ottobre e, ora, all´assedio in porto.

La Repubblica 29.12.10

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Stop al blitz dei pastori sardi
«Trattati come dei criminali»
di Francesca Ortalli

«Padri di famiglia trattati come dei criminali, con un atteggiamento che non ha precedenti. È semplicemente vergognoso». Nonusa mezzi termini Felice Floris, leader del Movimento Pastori Sardi. Lui e i suoi uomini, circa duecento, sono stati bloccati ieri mattina al porto di Civitavecchia. I pastori non dovevano arrivare a Roma, questi erano gli ordini. E così, con la scusa che la manifestazione che si sarebbe dovuta svolgere nella capitale non era autorizzata, alle sei del mattino appena sbarcati dalla nave partita da Olbia, i pastori hanno trovato ad attenderli uno schieramento di polizia e carabinieri in assetto anti sommossa. «In pratica hanno impedito ai pullman che ci aspettavano di partire. Hanno detto agli autisti che li avrebbero denunciati – continua Floris del Movimento – poi, una volta sbarcati, hanno chiesto a tutti di tirare fuori i documenti per identificarci e noi ci siamo rifiutati. Non potevamo uscire, eravamo lì sequestrati senza capirci nulla».

Dopo aver affrontato un viaggio interminabile di un’intera notte chiedono spiegazioni ma inutilmente. Così scatta il tentativo di forzare il blocco con relativa carica da parte delle forze dell’ordine. Momenti di altissima tensione e di violenza, li racconta Maria Barca, 27 anni, da sempre in prima linea nella lotta delMovimento, sin dai giorni caldi dell’occupazione nella sede del Consiglio Regionale della Sardegna a Cagliari: «Ho una caviglia gonfia peruncalcio preso durante la carica, i miei compagni hanno preso pomate e garze per una fasciatura d’emergenza. Ho visto con i miei occhi un ragazzino di 17 anni prendere un sacco di colpi, pesava sì e no 40 chili».

DUE FERMATI E SUBITO RILASCIATI
Alla fine il bollettino della Questura è di due denuncie a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale, con i due fermati subito rilasciati. «È un clima da anni 70 – continua Felice Floris – che ci fa cadere in uno periodo buio della nostra storia. La cosa che mi ha fatto infuriare di più è stato quando, alla mia richiesta di spiegazioni sul perché ci stavano sequestrando, mi è stato risposto che noi sardi conosciamo molto bene quella parola. Cioè, siamo ancora al binomio razzista “sardo uguale sequestratore”. Ancora non capisco poi di quale manifestazione stanno parlando: in realtà la nostra delegazione voleva solo proporre al ministero dell’Agricoltura la costituzione di un Coordinamento mediterraneo di tutti i paesi che praticano la pastorizia, come Francia, Italia, Corsica e Grecia per presentare poi tutti insiemele nostre rivendicazioni a Bruxelles. Questa sera alle 22,30 (ieri, ndr) ci imbarcheremmo per tornare in Sardegna, scortati dalla polizia come dei criminali. Di fatto, ci hanno tenuti rinchiusi dentro al porto senza nessun motivo, impedendoci di spostarci. E sempre guardati a vista. Siamo al divieto preventivo di esprimere dissenso, un attentato contro la Costituzione mentre noi difendiamo semplicemente il nostro lavoro».

LA LEGGE TRUFFA
In realtà il blitz romano era stato preparato dal Movimento pastori con molta cura. Dopo gli scontri nel centro di Cagliari di due mesi fa gli uomini di Felice Floris si sentivano sotto l’occhio del ciclone e avevano optato per un cambio radicale di strategia. Non più azioni eclatanti ma blitz sporadici che dessero risonanza alle loro richieste. Che, nel frattempo, erano state tradite anche dalla Regione Sardegna, con la conseguente rottura dovuta all’approvazione della legge salva-agricoltura. È stata ribattezzata dal Movimento legge-truffa proprio perché nonostante i 147,7 milioni stanziati in tre anni, non risolve i problemi ma taglia fuori le aziende più piccole. Cappellacci quindi non era più considerato un interlocutore attendibile. I pastori quindi hanno deciso di puntare più in alto, a quel ministro Galan che durante i giorni roventi dei disordini cagliaritani aveva accusato di «incompetenza» Regione e relativo assessore all’agricoltura Andrea Prato. La trasferta romana del Mps era stata organizzata in gran segreto. Tuttavia, sembra che durante la notte di lunedì sia arrivata alla Questura di Civitavecchia notizia di un’occupazione da parte dei pastori dell’autostrada A1 Milano-Napoli svincolo Bufalotta. Voci sparse non a caso, bisbiglia qualcuno, per fermare unmovimento che forse, un giorno, potrebbe diventare qualcosa di più creando non pochi malumori.

La Repubblica 29.12.10