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"Docenti di sostegno, Gelmini condannata anche in Puglia", di Alessandra Migliozzi

Terza sentenza a sfavore del ministro Mariastella Gelmini in meno di una settimana. Dopo la bacchettata arrivata da Genova sui precari e quella giunta da La Spezia sui tagli al sostegno, ora è il Tar della Puglia (sede di Bari) a mettere il dito nella piaga dell’handicap, problema storico per la scuola italiana che, comunque, ha una delle legislazioni più avanzate in materia. Stavolta i giudici hanno dato ragione alle famiglie di 60 alunni di Manfredonia e Monte Sant’Angelo che hanno presentato ricorso contro la riduzione di circa 30 posti di sostegno in alcune scuole elementari, medie e superiori della regione. Il taglio ammonta a 540 ore settimanali. Per i casi con le diagnosi più gravi c’è stato un dimezzamento da 18 a 9 ore. Per quelli meno gravi si è passati da 9 ore a 4 ore e mezzo. Il ricorso è stato sostenuto dalla federazione sindacale Gilda Unams. Per i giudici il comportamento dell’amministrazione scolastica risulta «illegittimo» visto che agli alunni ricorrenti «sono state attribuite un numero di ore settimanali inferiori rispetto a quelle necessarie secondo la stima effettuata dalla Asl competente». Il nodo sostegno ribolle: negli scorsi giorni la segreteria del presidente Napolitano ha preso contatto con la famiglia di un alunno autistico di un istituto dell’Emilia Romagna che ha cambiato insegnante già quattro volte. Un caso che rispolvera il problema della distribuzione dei posti di sostegno nel nostro paese decisa dall’amministrazione scolastica centrale e locale. Al Sud gli insegnanti di sostegno fissi costituiscono il 90% dell’organico. Il che assicura una buona continuità didattica. Al Nord, invece, gli insegnanti di sostegno stabili sono solo il 55% di quelli che entrano in classe. Cambia anche il rapporto docenti-alunni. La media italiana è un professore ogni 2 ragazzi diversamente abili. Ma se la Basilicata ha un rapporto di 1,62 alunni disabili per ogni docente di sostegno nel Lazio e in Lombardia si sale a 2,36 e 2,31. In Campania siamo a 1,75 alunni per docente. Una sperequazione a cui solo il ministero può porre rimedio con un riequilibrio.

Il Messaggero 29.03.11

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“Gli alunni disabili pagano i tagli due volte”
di Pippo Frisone

Soltanto un anno fa, dalle colonne di Scuola Oggi denunciammo lo scandalo degli inserimenti multipli per ogni classe, degli alunni diversamente abili nelle scuole della Lombardia.
Erano dati agghiaccianti quelli del 2009/10, riferiti alla Lombardia, onore e vanto d’una classe dirigente che governa oramai ininterrottamente da parecchi anni, il Comune di Milano, la Regione, il Governo nazionale.
Siamo sicuri che la situazione nel corso del 2010/11 sia andata peggiorando anche perché la causa che stava all’origine , i tagli agli organici, sono aumentati parallelamente all’aumento della popolazione scolastica, compresa quella degli alunni diversamente abili.
Per dare l’idea di cosa stiamo parlando, riportiamo gli ultimi dati resi noti dal Miur per l’as 09/10:

LOMBARDIA

Infanzia: 13 sezioni con 3 disabili a sezione

Primaria:175 classi con 3 disabili per classe
35 classi con + di 3 disabili

Media : 264 classi con 3 disabili per classe
38 classi con + di 3 disabili

Superiori:166 classi con 3 disabili per classe
44 classi con + di 3 disabili
26 classi con + di 4 disabili

MILANO

7 sezioni con 3 disabili a sezione

33 classi con 3 disabili per classe
14 classi con + di 3 disabili

113 classi con + di 3 disabili per classe
13 classi con + di 3 disabili

58 classi con 3 disabili per classe
13 classi con + di 3 disabili
5 classi con + di 4 disabili

Totale in Lombardia 761 classi con 3 e + disabili inseriti per classe ( 1,46% ).

L’inserimento multiplo degli alunni diversamente abili , laddove si poteva e con l’avallo di
compiacenti o disattenti dirigenti scolastici, è stato sistematicamente perseguito in questi ultimi
anni dagli uffici scolastici provinciali alle prese con tagli sempre più consistenti e con poche armi a
disposizione per far quadrare i conti.
Meno classi con venti alunni e più disabili per classe.
Quello che fino a ieri veniva ufficiosamente suggerito dalla Direzione Scolastica Regionale e messo
in atto senza troppo clamore, quest’anno diventa addirittura una direttiva diramata a tutti gli uffici
scolastici della Lombardia e quindi a tutti i dirigenti Scolastici.
Una direttiva con una dirompente novità. Si dà indicazioni alle scuole di formare le future classi
prime che accolgano alunni diversamente abili nella scuola primaria, senza tener conto dei limiti
del dpr.81. Salta così il tetto dei 20 alunni per classe, formando così le predette classi con gli stessi
parametri delle classi normali, potendosi queste ultime formare fino a un massimo di 27 alunni!
Al danno anche la beffa ! Non solo la presenza multipla con due e più alunni diversamente abili,
laddove è possibile, ma ora ci si spinge oltre fino ad abbattere l’ultima barriera dei 20 alunni per
classe pur di far quadrare i conti !!!
E’ chiaro che in queste condizioni non sarà possibile garantire l’ integrazione né ai diversamente
abili né agli alunni stranieri ma nemmeno l’attività didattica e la sicurezza all’interno di classi così
formate.
Se a tutto ciò si aggiunga la quasi totale sparizione delle ore di compresenza nella primaria, la
cronica carenza di docenti specializzati sul sostegno, abbiamo l’esatta dimensione del degrado in
cui si sta cercando di far precipitare la scuola primaria, quella che una volta veniva considerata il

fiore all’occhiello della scuola italiana.
Ci auguriamo che questa direttiva non abbia alcun seguito, che venga ritirata al più presto, oltre che per la sua reale impraticabilità, per la forte carica discriminatoria che manifesta nei confronti degli alunni più deboli , chiamati a pagare il conto dei tagli due volte: con l’inserimento multiplo e col sovraffollamento delle classi.
Speriamo che alla follia di tagliare nella primaria 1.400 posti , non seguano più altre follie come
questa e che ci sia un sussulto di lucidità e ragionevolezza da parte di tutti.
Occorre una moratoria subito che ponga fine ai tagli.
La scuola statale in Lombardia come nel resto d’Italia non può più sopportare i tagli imposti dalla
Gelmini.
Ci va di mezzo non solo la qualità che ancora rimane ma il servizio stesso dell’istruzione è messo a rischio e con esso il futuro delle giovani generazioni

da ItaliaOggi 29.03.11