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"Rifiuti, il trucchetto della Lega", di Mariantonietta Colimberti

Un’altra grana gigantesca: il governo deve decidersi sulla munnezza napoletana, ma il Carroccio cosa farà? Potrebbe essere il replay dell’atteggiamento tenuto sulla vicenda Libia la linea del Piave del Carroccio, se oggi dal vertice di maggioranza non emergeranno soluzioni considerate accettabili o scambi convenienti. La Lega, cioè, potrebbe decidere di non partecipare al voto se nel consiglio dei ministri di giovedì si materializzerà il famigerato decreto per consentire il trasferimento dei rifiuti campani in altre regioni.
In occasione del voto di marzo scorso, l’unico ministro presente a palazzo Chigi, Roberto Calderoli, si astenne, e il documento a favore della partecipazione dell’Italia alle operazioni militari per l’applicazione della Risoluzione Onu fu approvata dalle commissioni esteri e difesa della camera con i voti dell’Udc e del Pd, ma non della Lega, i cui esponenti non erano presenti alla votazione.
Ma una soluzione del genere potrebbe non essere sufficiente questa volta per la Lega, che sul “no ai rifiuti dei napoletani” si gioca molta della sua credibilità presso il suo elettorato. Perché un esito “modello Libia” non eviterebbe il trasferimento dell’immondizia di Napoli anche senza il consenso delle regioni. Se, infatti, il consiglio dei ministri approvasse il decreto che equipara i rifiuti solidi urbani ai rifiuti speciali, si supererebbe anche la necessità di intese istituzionali. Questo la Lega non può accettarlo e non è la sola, a giudicare da quanto detto da Roberto Formigoni: disponibilità a inviare i propri uomini «per collaborare alla costruzione di una soluzione definitiva dell’emergenza rifiuti a Napoli», ma niente accoglienza per la “monnezza” sotto “la madunina”.
Il governatore lombardo, però, ha tenuto a esprimere la sua solidarietà a Stefano Caldoro, messo sotto inchiesta per epidemia colposa: «Trovo che Caldoro abbia perfettamente ragione. È allucinante, parossistico identificare in lui il responsabile dell’emergenza rifiuti». E allora? Come potrà uscire Silvio Berlusconi dall’impasse che rischia di far esplodere i rifiuti di Napoli sul tavolo rotondo di palazzo Chigi, insieme alla manovra e alla agognata riforma fiscale? Perché la faccenda, nonostante il miglioramento sul piano quantitativo della raccolta registratosi ieri in alcuni quartieri del capoluogo campano, è lontana dal risolversi da sola. Il ministro della salute Ferruccio Fazio ha ammesso un 2% di aumento dei problemi respiratori manifestati dai bambini napoletani in seguito all’emergenza rifiuti e denunciati in questi giorni dai pediatri ed ha annunciato per oggi una riunione con i pediatri, Iss, Nas e regione al ministero della salute.
«Non mi piace sentire che dei bambini a Napoli respirano quell’aria» ha detto ieri Pier Luigi Bersani, ricordando che negli anni ’90 l’Emilia Romagna, di cui era presidente, si fece carico dell’emergenza rifiuti scoppiata a Milano, in quel momento governata da un sindaco leghista, Marco Formentini.
Umberto Bossi domenica sera ha detto che «Napoli deve trattare con tutte le regioni». Questo significa che la Lega non è disposta a dare il via libera al decreto senza condizioni, ma il sentiero per un compromesso appare, anche tecnicamente, molto stretto. Lo scontro tra il Pdl locale e i lumbard, intanto, è vicino alla deflagrazione, dopo che Caldoro ha definito «irresponsabili » i leghisti, annunciando l’abbandono dei tavoli istituzionali presso il governo e la prefettura.
Anche il presidente della provincia Cesaro ha chiesto «più fatti e meno politica agli amici della Lega Nord». E oggi i parlamentari campani del Pdl si riuniranno per fare il punto sulla situazione. Berlusconi qualche giorno fa disse: «De Magistris non è capace, arrivo io». Pronto?

da Europa Quotidiano 28.06.11