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"Se non ora quando?", a luglio stati generali delle donne

Qualcosa è cambiato da quel 13 febbraio scorso, quando fecero scendere in piazza un milione di persone, e molto è rimasto come era: ora le donne di «Se non ora quando?» vogliono riprendere il filo di quella mobilitazione e trasformarla in qualcosa di permanente. Una sorta di «lobby» delle donne sparsa sul territorio nazionale e fortemente intenzionata a proseguire nel tentativo di cambiare il Paese e il suo rapporto con l’universo femminile. L’appuntamento di questa sorta di «stati generali» è a Siena, il 9 e 10 luglio, come hanno spiegato stamani in una conferenza stampa a Roma le protagoniste di quel formidabile evento di febbraio. Gli oltre 120 comitati locali di «Se non ora quando?», nati allora, si incontreranno a Santa Maria della Scala per un momento di confronto, dal Sud al Nord del Paese, sui temi che diedero vita alla grande mobilitazione: la vita e il lavoro, l’immagine femminile, il ruolo delle donne nella società e nei luoghi delle decisioni. Ci sarà anche Linda Laura Sabbadini dell’Istat, che fornirà dati sconfortanti sulla condizione femminile, e l’economista Tindara Addabbo. Il ragionamento, ha spiegato oggi Sara Ventroni, è che il 13 febbraio si è sprigionata una forza di cambiamento, che ha portato per esempio a far eleggere più donne alle ultime amministrative e al risveglio di un nuovo spirito civico. «Vogliamo che la rete resti in piedi – ha detto la regista Cristina Comencini – e si allarghi il più possibile. Il campo non lo lasciamo, anche se ci rendiamo conto che il nostro progetto di cambiamento è molto ambizioso». «Siena è un momento fondativo rivolto a tutte le donne» ha aggiunto Titti Di Salvo, mentre Serena Sapegno ha messo in guardia dal pericolo che l’euforia del 13 febbraio possa perdersi. «Il 13 febbraio ha fatto esplodere un processo già in corso – ha affermato la sindacalista Valeria Fedeli – e ciò che sta avvenendo dice che una parte della società civile si è svegliata. Non dobbiamo mollare, anche se c’è un pezzo della politica e delle istituzioni che si muove per bloccare questo movimento, come dimostrano le decisioni sull’età pensionabile. A Siena sarà un atto fondativo pubblico». Da domani parte la sottoscrizione online per la due giorni senese, sul sito di «Se non ora quando?».

L’Unità 28.06.11

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Riecco le donne di “Se non ora quando” “A Siena per cambiare il Paese”, di Silvia Fumarola

“Lavorano come gli uomini ma guadagnano meno: dati Istat sconfortanti” . Le donne sono abituate a non arrendersi; se cominciamo qualcosa, difficilmente mollano a metà strada. Ma perché la condizione femminile cambi veramente bisogna impegnarsi a fondo, far sentire la propria voce, senza dare niente per scontato, senza incertezze: per questo, dopo aver portato un milione di persone in piazza, le donne di “Se non ora quando?” organizzano la grande manifestazione a Siena del 9 e 10 luglio, perché «l´Italia diventi davvero un paese per donne». Indietro non si torna ma dopo il 13 febbraio, e la conferma che c´era una grande voglia – dapprima silenziosa – di cambiare, non si sono fatti grandi passi avanti.
Adesso gli oltre 120 comitati locali, nati in quell´occasione, si incontreranno nella città toscana, nel complesso di Santa Maria della Scala per una sorta di Stati generali della condizione femminile, un momento di confronto con le donne di tutta Italia, sui temi fondamentali: la vita quotidiana, il lavoro, l´immagine femminile, il ruolo nella società, la difficoltà enorme di conciliare famiglia e professione. Quante sono le donne nelle stanze dei bottoni? Ancora troppo poche. Linda Laura Sabbadini dell´Istat fornirà dati sconfortanti e l´economista Tindara Addabbo spiegherà come le donne siano ancora discriminate: lavorano come gli uomini, ma guadagnano meno.
«Vogliamo che la rete resti in piedi» chiarisce la regista Cristina Comencini «e si allarghi il più possibile; se siamo riuscite a portare tanta gente in piazza è stato grazie al web, al confronto continuo con tante donne diverse, in tutto il Paese. È fondamentale mettere insieme le esperienze e confrontarci, c´è stato un risveglio lo scorso inverno che è prezioso, le energie non vanno disperse. Partendo dalla difesa del corpo delle donne adesso vogliamo andare avanti, mettere al centro il lavoro. I dati parlano chiaro: le 800mila italiane costrette a lasciare il loro impiego dopo una gravidanza, l´esercito di precarie e disoccupate – eppure, è appurato, le donne sono le più efficienti e preparate – sono la dimostrazione che questo non è un Paese per donne. Il campo non lo lasciamo, anche se ci rendiamo conto che il nostro progetto di cambiamento è molto ambizioso».
Ma le donne riunite alla Fnsi (tra cui Francesca Comencini e Lunetta Savino, fondatrici del movimento) dov´è stata presentata la nuova iniziativa – che prevede anche una sottoscrizione online per la due giorni senese, sul sito di “Se non ora quando?” – hanno l´aria di voler andare fino in fondo. «Vogliamo coinvolgere gli uomini e farci sentire perché la politica» come spiega la Comencini «non può non farsi contagiare da un movimento che dal Nord al Sud ha scosso il Paese». «Il 13 febbraio ha fatto esplodere un processo già in corso» aggiunge la sindacalista Valeria Fedeli «e ciò che sta avvenendo dice che una parte della società civile si è svegliata. Non dobbiamo mollare, anche se c´è un pezzo della politica e delle istituzioni che si muove per bloccare questo movimento, come dimostrano le ultime decisioni sull´età pensionabile. A Siena sarà un atto fondativo pubblico».
Siena diventerà per due giorni “la città delle donne”: sono previsti sconti ed iniziative, come anticipa Tatiana Campioni, direttrice del Complesso di Santa Maria della Scala. «Per noi è un´iniziativa bellissima, speriamo davvero che tante donne, insieme, riescano a fare la differenza». «Cambiare» è il verbo più ripetuto. «Perché per cambiare davvero va combattuta una battaglia culturale» dice Lunetta Savino «il mondo ha bisogno dello sguardo delle donne, capace di andare a fondo nelle cose e modificarle. E va rinnovato anche il linguaggio, il modo di far sentire la protesta. Non a caso, all´inizio, abbiamo usato lo strumento del teatro, portando in scena lo spettacolo “Libere”».

La Repubblica 28.06.11