Mese: Gennaio 2012

"La guerra mondiale dei debiti", di Andrea Bonanni

Il declassamento del Fondo salva Stati europeo (Efsf) da parte di Standard&Poor´s era scontato ed è una logica conseguenza del taglio inflitto a Francia e Austria, che hanno perso la tripla A grazie alla quale garantivano la massima quotazione del fondo. Come scontato potrebbe essere nell´immediato futuro un downgrading delle banche che detengono i titoli di debito dei nove Paesi europei di cui l´agenzia americana ha tagliato il rating. Quello che sorprende, semmai, è che le altre due “sorelle” americane di S&P, cioè Moody´s e Fitch, non l´abbiano ancora seguita in questa guerra al massacro. E soprattutto che i mercati si siano mostrati per ora relativamente poco reattivi all´ennesima scomunica che da Oltreoceano arriva sulle teste degli europei. In parte questo fenomeno si può spiegare con il fatto che i grandi investitori avevano da tempo anticipato il downgrading della Francia e avevano già portato gli interessi sul debito dei Paesi europei meno solidi a livelli fin troppo elevati. Come ha ricordato il presidente della Bce, Mario Draghi, oggi i rischi dei debiti sovrani europei «sono …

"La prevalenza dello Schettino", di Massimo Gramellini

C’erano voluti due mesi per ritornare all’onor del mondo. Due mesi di loden e manovre, di noia e ricevute fiscali. Due mesi per nascondere i politici di lungo corso sotto il tappeto o in un resort delle Maldive. Due mesi per far dimenticare il peggio di noi: la faciloneria, la presunzione, la fuga dalle responsabilità. E invece con un solo colpo di timone il comandante Schettino ha mandato a picco, assieme alla sua nave, l’immagine internazionale che l’Italia si stava ricostruendo a fatica. Siamo di nuovo lo zimbello degli altri, il luogo comune servito caldo nei telegiornali americani, il pretesto per un litigio fra due politici francesi (francesi!), uno dei quali ieri accusava l’altro di essere «come quei comandanti che sfiorano troppo la costa e mandano la loro barca contro gli scogli». Mi auguro che non tutto quello che si dice di Schettino sia vero: anche i capri espiatori hanno diritto a uno sconto. Ma se fosse vero solo la metà, saremmo comunque in presenza di un tipo italiano che non possiamo far finta di …

"«In Italia non c’è speranza». Storia di un cardiochirurgo conteso solo all’estero", di Federica Fantozzi

Sa quanti nodi diversi si possono fare con due mani e un unico filo? Settantadue. L’ho scoperto quando mio nonno materno si è ammalato di cuore. Lui, più di tutti, vedeva in me e mio fratello il futuro e l’orgoglio della famiglia. Sono state la sua morte e la mia passione a indirizzarmi verso la cardiochirurgia». Luigi Agresti, pugliese, 34 anni, una moglie e un figlio di 2, è diventato cardiochirurgo all’università di Verona. Ma non ha trovato lavoro. «Ho fatto colloqui in tutta Italia. Da Lecce a Vicenza, da Bologna a Reggio Emilia, alle Molinette di Torino, nelle cliniche di Brescia. Ho ricevuto infiniti no». Aottobre ha scritto la sua rabbia a un quotidiano: «Sono laureato in medicina, specializzato in cardiochirurgia, 1200 interventi in curriculum, e resto disoccupato. Che vita è questa?». Racconta: «Sono stato sommerso di mail. Chi solidarizzava, chi diceva “non lamentarti, si sta peggio”. Emergency mi ha proposto di andare nel loro centro in Sudan. Ai giornalisti ho risposto: di che vi stupite? La mia è una storia comune. Nel 2010 …

Vasco Errani: "La nostra lotta contro le mafie"

Che l’infiltrazione mafiosa sia un fenomeno che ci riguarda da vicino è senz’altro vero e non siamo tra quelli che pensano che sia sbagliato parlarne. Al contrario, servono parole e fatti. Qui certo presenta caratteristiche diverse, ma non meno pericolose, rispetto ad altre zone del Paese, in termini di infiltrazione nell’economia locale e avvelenamento del clima di legalità. Le mafie, in sostanza, hanno deciso di “investire” laddove è più alta la ricchezza, e dunque anche nei nostri territori, utilizzando una tecnica di guerriglia, più che di guerra aperta. Ripulendo capitali, conquistando posizioni, rendite. Di fronte a questo, in Emilia-Romagna non abbiamo di certo nascosto la testa sotto la sabbia ed abbiamo riconosciuto ed iniziato ad affrontare di petto un fenomeno evidenziato anche da alcune ricerche e da indagini svolte dalle Procure, che abbiamo apprezzato e sempre sostenuto. Non mancano, dunque, gli anticorpi: fra gli amministratori (a Modena ad esempio, numerose sono state le iniziative), fra i magistrati, le forze dell’ordine, i giornalisti, e lo dimostra da ultimo il vostro coraggioso cronista, fatto oggetto di minacce. …

"Tra sinistra e destra distacco invariato ma i partiti soffrono", di Carlo Buttaroni

Tra sinistra e destra distacco invariato ma i partiti soffrono Il paradosso. Cala la partecipazione al voto e cresce la spinta all’impegno politico. Tanti piccoli rivoli invece di grandi contenitori, pochi riferimenti comuni. Si diffondono nuove domande e nuove forme di partecipazione che i partiti tradizionali non riescono a intercettare né a interpretare. L’indagine è stata realizzata da Tecnè su un campione rappresentativo di italiani maggiorenni. Sono state intervistate telefonicamente, con metodo CATI, mille persone il 13 gennaio 2012. Il margine di errore è pari a +/3,1%. Il documento completo sondaggipoliticoelettorali.it Fra teoria e pratica cresce il sentimento dell’antipolitica. Il problema della coerenza tra teoria e pratica come ricorda Antonio Gramsci si pone soprattutto nei momenti storici di rapida trasformazione, quando realmente le azioni domandano di essere giustificate teoricamente per essere più efficienti, o si moltiplicano i programmi teorici che chiedono, a loro volta, un punto di ricaduta pratico. Il tema è quanto mai attuale. E si ripropone, con evidenza, nell’indagine di Tecnè, nel momento in cui registra, al tempo stesso, una forte spinta all’impegno …

"Com'è difficile mantenere le promesse", di Stefano Folli

Scrivevamo l’anno scorso, commentando il precedente rapporto del “Governance Poll”, che gli enti locali erano la più sicura palestra dove allevare una nuova classe dirigente. Osservazione in sé abbastanza ovvia, che però va in parte ripensata e forse riformulata alla luce del rapporto di quest’anno. Sarebbe meglio dire che negli enti locali cresce una nuova possibile dirigenza, in grado forse d’imporsi a livello nazionale, a patto che abbia la capacità di misurarsi con il principio di realtà. Detto in altri termini, è difficile governare una città, una provincia o una regione in tempi di recessione, nella crescente debolezza delle risorse economiche. Un buon sindaco oggi deve essere straordinario per riuscire a mantenere più o meno intatta la sua popolarità. Non tutti ci riescono. Negli anni della spesa pubblica era assai più facile amministrare un capoluogo o una regione, il che equivale anche a dire che era molto più semplice creare consenso e mantenerlo. Oggi il consenso si forma sulle aspettative, sulla speranza di affidare le chiavi del potere a personaggi percepiti come estranei alla «casta», …

"Il merito di un accordo", di Tommaso Di Tanno

Al di là della discussione sull’acquis comunitario, sarebbe opportuno un accordo con la Svizzera sulle attività finanziare lì nascoste da residenti in Italia, sulla falsariga di quelli conclusi da Germania e Gran Bretagna? È vero, si tratterebbe di uno scudo, ma con aliquote di gran lunga superiori rispetto a quelle applicate nel nostro recente passato. E non sarebbe tombale. La ritenuta su interessi e dividenti dei capitali regolarizzati non è europea, ma rispecchia quanto previsto dai singoli paesi. La posizione di chi non aderisce all’accordo. Germania e Gran Bretagna hanno chiuso di recente un accordo con la Svizzera sulle attività finanziarie detenute (di nascosto) da propri residenti nel territorio svizzero. L’Italia, invece, non pare voler seguire la medesima strada. Il che appare sorprendente considerato che è largamente condivisa l’idea che fette importanti di patrimoni riconducibili a residenti nel nostro paese trovino confortevole alloggio presso i forzieri delle banche svizzere. La cosa ha fatto rumore così che è stato proprio Piero Giarda, il ministro dei Rapporti col parlamento, a dichiarare alla Camera che non era questa …