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"Nuova forte scossa, paura in tutto il Nord in Emilia la gente fugge in strada di notte", di Jenner Meletti

Non molla la presa un attimo. Altre scosse, due medie e una forte, mentre scendeva la sera su una giornata imprudentemente definita “tranquilla”. Alle 21.20 di nuovo tutti in strada, per primi quei pochi che si erano avventurati nelle case non lesionate.
Ore 21.20: trema tutto il Nord in Emilia crollano altri campanili. Scossa del 5.1: fuga nelle strade. L´epicentro a Novi di Modena
Stava in piedi per miracolo, la Torre dell´orologio. Il sindaco, Luisa Turci, alle 5 del pomeriggio la mostrava con orgoglio. «Resiste ancora, non si sa come. È filiforme. Ma ogni ora e ogni mezza ora il suo orologio suona. Per me è un segno di speranza». La speranza è finita alle 21,20. Una scossa pesante, magnitudo 5,1, ha fatto cadere a terra la Torre e anche le speranze di donne e uomini che credevano di essere ormai verso la fine del tunnel. Epicentro fra Novi, Concordia e San Possidonio, profondità 9,2 chilometri. Adesso, nella notte, il sindaco non sa nascondere la propria paura. «Ma cosa possiamo fare? Chi riuscirà a convincere i miei cittadini a rientrare nella case?».
Sirene di ambulanze, dopo il tuono del sisma. «Due donne sono state male, per la paura, non perché siano state colpite dalle pietre. Sono svenute, le abbiamo portate al pronto soccorso, sembra che stiano meglio. Dio mio, ma cosa sta succedendo? Oggi mio figlio è andato a correre in campagna, verso Moglia. Mi ha detto che sui campi ci sono tante crepe e che da queste crepe è uscita tanta sabbia. Ma cosa sta succedendo sotto i nostri piedi?».
La provinciale che parte da Novi supera il ponte sul Secchia e arriva subito a Concordia. Il sindaco Carlo Marchini è in auto, sta correndo nella frazioni dove si temono i danni peggiori. «Che botta. Ma per fortuna non sembra ci siano stati nuovi crolli. I ragazzi volontari che fanno la guardia al centro storico, perché nessuno entri in zona rossa, mi dicono che hanno sentito solo il rumore del terremoto, non quello di altri crolli. Ecco, qui nella frazione di San Giovanni – non è zona rossa, dentro ci sono tante famiglie – non sembra che ci siano altre case rotte. Mi dicono che anche a Fossa non ci sono novità pesanti. Ho capito subito che le cose non erano messe malissimo quando sono uscito dal centro di coordinamento dei soccorsi, nell´asilo nido, con la macchina dei vigili. Strade piene di gente, ma nessuno ci fermava. Questa sarà una notte di paura, anche nella tendopoli. Ho quattrocento posti tutti occupati, ma a dire la verità ci sono tende ovunque. Stanotte tutta Concordia è una tendopoli. Dalle case sono scappati tutti, anche quelli che dopo una giornata quasi calma avevano ritrovato il coraggio di mettersi sotto il loro tetto». A Mirandola, dove c´è la zona rossa più grande, non è stato accertato nessun nuovo crollo.
La nuova scossa è stata sentita in grande parte del nord Italia, da Bologna a Milano, da Padova al Trentino Alto Adige. Secondo i primi rilievi della Protezione civile ci sono stati, oltre alla caduta della Torre di Novi, altri crolli a Finale Emilia e San Possidonio ma per fortuna tutti in «zona rossa», senza più abitanti.
Ieri, in una domenica che voleva essere quasi come un´altra domenica, si parlava soprattutto di ricostruzione. I primi fondi ci sono, 500 milioni nel 2012, due miliardi per i prossimi due anni. Era arrivato anche Johannes Hahn, commissario europeo alla politica regionale. Ha visto il cratere del sisma da un elicottero, ha detto che «questa è una catastrofe nazionale» e che l´Europa non sarà assente. Centocinquanta, forse 200 milioni saranno stanziati dal Fondo di solidarietà europeo, altri 50 verranno stornati per l´agricoltura. «Non abbiamo ancora una stima precisa dei danni – ha detto il commissario – ma pensiamo che ammontino a 5 miliardi».
A fare paura, purtroppo, non sono soltanto le nuove scosse. Secondo un allarme della Protezione, civile, proprio nei comuni terremotati potranno esserci oggi dei veri e propri nubifragi. Cinquanta millimetri di pioggia in poche ore e anche grandinate. Questo dopo giorni di afa pesante, con temperature che dentro le tende superavano i 40 gradi. Anche a Moglia, nel mantovano che confina con il modenese, ci sono stati malori provocati dalla paura. Oggi doveva essere il nuovo primo giorno di scuola in tanti Comuni vicino alla zona più colpita. Ma almeno a Sassuolo e a Mantova il via libera è stato subito revocato. La sola buona notizia arriva alle 23 dal capo della Protezione civile regionale, Demetrio Egidi. «Ho sentito tutti i Comuni più colpiti. Non ci sono danni alle persone».

La Repubblica 04.06.12

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Nelle tendopoli tornano le lacrime “Così muore anche la speranza”. Via dalle case, si dorme in auto. I sismologi: durerà a lungo

“Che botto: non ho neanche sentito la torre cadere, l´ho capito solo dalla nuvola di fumo”. “Invece di fare le parate a Roma devono venire qui a vedere come siamo ridotti”, di Michele Smargiassi e Luigi Spezia

La speranza crolla in una manciata di secondi. «È un incubo, non ci lascia più», riesce a dire soltanto una donna anziana a cui chiediamo informazioni per raggiungere Novi che risulta essere il nuovo epicentro. Ovunque lungo il percorso, crisi di nervi nelle strade, volti che dicono che queste scosse hanno allontanato forse per molto tempo la normalità, la speranza che il terremoto infinito potesse finire prima possibile.
Invece il terremoto che cammina colpisce ancora, verso il margine ovest della lunga faglia padana, oltrepassa Novi, si sposta verso Concordia, Moglia, il mantovano, e la paura lo segue come una scia. L´epicentro è dunque a Novi: nella cittadina a nord di Carpi è appena crollata la torre del municipio, già lesionata, si trova nel cuore della zona rossa, evacuata da martedì scorso, e dunque fortunatamente non ci sono feriti, ma l´ansia è oltre i livelli di guardia. Il sisma senza soste continua a sgranocchiare ferocemente, pezzo per pezzo, il cuore e la storia dei paesi della Bassa modenese. Non sanno ancora che un sismologo dell´Ingv, Alessandro Amato, già toglie ogni ottimismo: «il periodo sismico di questi giorni durerà a lungo». Le scuole del modenese oggi non riapriranno.
Verso le dieci le strade della zona, molte delle quali già interrotte per precedenti crolli, diventano un labirinto di automobili, chi era lontano dai parenti si è messo subito in movimento per cercare di raggiungerli, mentre le linee dei telefoni cellulari sovraccariche come è accaduto sempre in questi frangenti nei giorni scorsi, si rifiutano di inoltrare le chiamate, e questo amplifica l´incertezza, la paura e gli spostamenti improvvisi. Il sindaco Luisa Turci tranquillizza: «Nessun ferito, eravamo già tutti fuori di casa, qui ci sono 11.500 sfollati, tutta la popolazione, anche io e mio marito dormiamo in tenda. Solo due anziani hanno avuto piccoli malori».
A ridosso della zona rossa, attorno al chiosco bar che aveva riaperto, esplode l´esasperazione della gente comune. Una donna grida: «Deve finire, o ce ne andiamo tutti! Invece di fare le parate a Roma devono venire qui a vedere come siamo ridotti!». Spontaneamente gli abitanti del paese si riversano a ridosso delle transenne della zona proibita, arrivano a piedi, in bicicletta, vogliono vedere il mostro sotterraneo che si sta prendendo il loro paese, molti hanno le lacrime agli occhi, la polizia li tiene fuori con qualche fatica. Una signora sui cinquanta, sconvolta, non vuole crederci. «La torre? No, il botto della scossa è stato troppo forte non ho sentito la torre cadere, l´ho capito solo dalla nuvola di fumo». C´è vera e propria rabbia, senso di impotenza, «proprio oggi che mi stavo tranquillizzando», «io ero tornato a farmi una doccia in casa, per la prima volta a una settimana». I pochi che stavano pensando di risistemare casa sono i più sconvolti, «ci toccherà dormire in auto per sempre?». Anche nelle tendopoli, dove il pericolo è solo nella memoria dei rifugiati, la protezione civile deve passa tenda per tenda a rassicurare, «solo qualche crollo in più dei palazzi vecchi, state tranquilli». Il dirigente della Protezione civile dell´Emilia Romagna Demetrio Egidi conferma: «nessun ferito al momento» solo qualche malore e qualche contuso mentre fuggiva».
A Concordia sul Secchia, a dieci chilometri da Novi, la gente che era già per strada (anche qui in casa non vive più nessuno, e una parte del paese è deserto perché molti sono corsi a trovare rifugio al mare) ha di nuovo provato la paura della grande scossa di martedì, e per alcuni addirittura la sensazione è stata che questa fosse anche più forte: “Ero al campo della Protezione civile qui vicino – racconta Lorella – e mi son detta che qui non avremo mai pace. Io dormo qui dentro l´ufficio del mio distributore. Ho paura, ho tanta paura che ne venga un´altra più forte questa notte”.
Un gruppo di sfollati guardano RaiNews e si domandano che cosa sia successo davvero a Novi. Intanto le pattuglie dei carabinieri perlustrano tutto il centro del paese e tornano in piazza sollevati: “Non sembra sia successo niente di grave». La loro caserma ha un torretta che è intarsiata dalle crepe, ma non è caduta. “Il vero problema è che nessuno sa, nessuno può dirci quando questo finirà. Qui a Concordia c´è una complicazione in più: alle nostre spalle abbiamo l´acquedotto pericolante. L´hanno svuotato dall´acqua e i palazzi nelle vicinanze sono deserti”.
Roberto Stefanini racconta che in campagna lui dorme in casa, ma con le porte aperte e al piano terra: «I miei genitori di settant´anni invece non si fidano e dormono in tenda nel giardino. Per me quella di martedì era più forte di 5 punto 9 come dicono. E nel pozzo del fondo c´è solo sabbia melmosa sgorgata dalla profonità delle terra».
La scossa è stata sentita molto forte anche a Rolo (Reggio Emilia) e nel mantovano, non nel ferrarese. Crolli anche a Finale Emilia e San Possidonio. Fino a tarda notte la campagna lampeggia di lampeggianti blu, le lucciole inquietanti della paura. Le forze dell´ordine passan casa per casa, bisogna capire se davvero non è successo nulla a nessuno. Si va avanti così, come in una guerra, metro per metro, dentro questo terremoto che sembra non possedere un dopo-terremoto, ma un solo unico snervante infinito «durante».

La Repubblica 04.06.12

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“Il sorriso perduto di Ferrara la mia città di bambino che non conosceva la paura”, di Arnoldo Foa

Penso con dolore agli anziani ma anche ai teatri: non è vero che per un attore sono tutti uguali. Andavamo in bici fino a Bologna e ritorno: oggi sembra impossibile, allora era normale. Confesso che oltre al grande dolore, provo imbarazzo a parlare oggi di Ferrara: io sono un ferrarese che se n´è andato via presto, prima a Firenze e poi a Roma, e per ventura in questi giorni non vivo le paure immediate e che spingono ad uscire di casa per le scosse o a trovare una nuova sistemazione, perché la propria casa non è più in grado di dare sicurezza. Ma l´animo è con i ferraresi, cui mi lega un affetto fraterno, e con la terra da cui orgogliosamente provengo, che solo un evento catastrofico e imponderabile riesce a piegare.
Da vecchio, il mio pensiero è soprattutto per i vecchi, che io chiamo affettuosamente bambini. Quando invecchi diventi legato alle tue abitudini, alla casa che hai costruito o conquistato con tanto lavoro, ai luoghi familiari che frequenti sicuro, e quando all´improvviso accade un evento così drammatico ti senti perduto e niente è più sicuro e amichevole. Devi farti forza in modo diverso da un giovane. Ricominciare non si può, non ci sono più le forze, solo abituarsi pian piano a nuovi punti di riferimento: questo accadrà per gli anziani costretti a lasciare le proprie case, o a rientrarci con tanta paura. Penso a loro, e mi piange il cuore!
Io sono nato a Ferrara, in via Giuoco del Pallone, dopo pochi anni ho seguito la famiglia a Firenze, ma Ferrara la porto da sempre nel cuore. Rivedo me e mio fratello Piero bambini, che partiamo in un giorno di prima estate da Ferrara, in bicicletta, e senza sentire fatica o avvertire pericoli, pedaliamo felici macinando i chilometri che ci separano da Bologna, dove veniamo accolti e rifocillati in casa dei Roversi Monaco. Ripartiamo poi per Ferrara, per passare l´estate con gli zii, i Levi di Ferrara. Oggi sembra impossibile che dei ragazzini possano fare tanta strada in bicicletta da soli!

Ferrara mia, mi vedo
non ancora ragazzo
in groppa a un mulo pazzo
me ne andavo al galoppo
sul vecchio Montagnone.
E poi, io non so come
per quella via insicura
io me ne ritornavo
alla lavanderia
dello zio Arrigo Levi
che fu anche il padrone
della pasticceria
più bella di Ferrara…

Pochi infantili versi da una poesia che ho dedicato a Ferrara, coi miei ricordi di bambino orgoglioso delle attività degli zii, in campagna e nel commercio. La simpatia e la dolcezza, sono le prime cose che mi vengono in mente se penso ai ferraresi! Negli anni sono tornato poi tante volte a Ferrara, soprattutto per lavoro. Mi piaceva camminare per Corso Giovecca, dove avevo ricordi legati a mio zio Gualtiero Finzi, eroe della Prima Guerra, e poi infilarmi per le vie che portano fino a Piazza Trento e Trieste, e poi fino al Castello, scambiando sorrisi con i passanti che camminano in fretta senza avere l´aria di andare di fretta, e fermandomi a chiacchierare con le signore in bicicletta.
Tutte belle le donne ferraresi, di ogni età: si fermano per un saluto e poi subito via per le loro commissioni o il lavoro. Questo mi piace dei ferraresi, gente che ha sempre da fare e da lavorare, ma che non lesina mai un sorriso o un saluto, che ti sa parlare senza fronzoli e dirti anche quello che non va, ma sempre con la dolcezza dello sguardo; non si lasciano scoraggiare dai “no” e dalle avversità, e sanno sempre parlarti con un garbo che altrove, purtroppo, non ho più ritrovato. Così sono i miei amici ferraresi di oggi, il direttore del Conservatorio di Ferrara Giorgio Fabbri, e Maurizio Pagliarini, il mio editore Giuliano Antonioni e tutti gli altri amici.
Questo terremoto non abbatterà la bellissima Ferrara, ma si dovrà pensare al più presto al Teatro Comunale e agli altri monumenti danneggiati: di fronte alle tragedie di chi perde la vita, la casa o il lavoro, può sembrare poco sensibile questo mio pensiero, ma il teatro e i luoghi della cultura e della bellezza sono il cuore di una città, e del suo senso di civiltà, e sono anche posti di lavoro, una verità spesso dimenticata. Non è vero che per un attore i teatri sono tutti uguali: anche se ci fermiamo per poco tempo, l´attenzione dei cittadini verso il loro teatro fa comprendere e amare (o non amare) di più la città che ci ospita, perché ne rivela la sensibilità. Nelle città dell´Emilia così colpite dal terremoto, i teatri li ricordo tutti belli, tenuti con cura, orgoglio e amore.

La Repubblica 04.06.12