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"Sfiduciati, i ragazzi non studiano", di Giovanni Bardi

Dal rapporto Isfol la radiografia degli abbandoni: il 69% lascia per scelta, il 7% per necessità Aumentano i dispersi per scelta. Sono sempre di più gli studenti che mollano spinti dalla convinzione che tanto studiare non serva a niente. L’ultimo studio dell’Isfol sulla dispersione evidenzia come l’antropologia dei dispersi si stia modificando: accanto ai dispersi costretti all’abbandono per condizioni di origine e perché disagiati, sono sempre di più gli studenti che mollano senza mostrare problemi particolari, come l’aver ripetuto più volte.
La ricerca è stata condotta su un campione di 14-17enni che avevano conseguito la sufficienza all’esame di licenza media, dei 1500 studenti intervistati, 576 erano dispersi, il 38,2% del campione. Dispersi soprattutto i maschi, 61,4%, contro il 38,6% delle ragazze. In generale è confermato il quadro per cui la dispersione sembra colpire le famiglie economicamente più deboli e meno scolarizzate. Il livello di istruzione dei genitori risulta fortemente correlato con la distribuzione dei percorsi formativi e il fenomeno dell’abbandono. Il 52% dei dispersi dichiara di lavorare, il 91% sono lavoratori dipendenti, il 63% contrattualizzato. Il 21,4% dei dispersi è stato bocciato alle medie. La bocciatura si conferma comunque un campanello d’allarme. Su 179 bocciati alle medie, 124 hanno poi abbandonato. Il 43% dei dispersi non si è nemmeno iscritto al secondo ciclo né ad un percorso di formazione professionale regionale. Mentre i cambi tra un percorso formativo e un’altro non sembrano incidere negativamente come la ripetenza. Infatti solo il 6% dei dispersi aveva effettuato più iscrizioni. Mentre l’abbandono si registra prevalentemente nei primi due anni della scuola superiore. Il biennio, dicono dall’Isfol, è il momento più a rischio. É soprattutto nel passaggio tra primo e secondo anno che si registrano le perdite maggiori, soprattutto ai professionali, anche secondo le stime del ministero del lavoro. Nell’a.s. 2008/2009 si è registrato negli istituti professionali il minimo storico dei passaggi dal primo al secondo anno con l’82,9% dei passaggi contro l’86% dell’anno dopo e, rispettivamente, l’88,5 e il 90,8% dei tecnici. Il fatto è che a crescere rispetto al passato, rileva l’Isfol, è soprattutto la platea dei dispersi che non sono passati per eventi particolarmente traumatici, come la bocciatura, sintomatici sovente di situazioni di un certo disagio d’origine. L’Isfol individua il momento della scelta di abbandonare che cade proprio al biennio. Il 57,4% dei dispersi dichiara di non aver incontrato particolari difficoltà durante la scuola media, segno che l’abbandono è maturato in un momento successivo. Il 69% degli intervistati dichiara di aver abbandonato per scelta, mentre solo il 7% per necessità. I ragazzi non se la prendono con i docenti o la scuola, mentre significativo appare il rilievo dei ricercatori rispetto ai dispersi che vedono fratelli più grandi diplomati o laureati che, nonostante tutto, restano disoccupati. L’idea infatti è sempre più quella che studiare non serva per costruirsi il futuro. La scelta di abbandonare per questi studenti è priva di rimpianti. Diversa la reazione degli studenti meno seguiti dai genitori, magari perché già alle prese con situazioni difficili anche economiche, o degli immigrati, che quando abbandonano la scuola lo fanno a malincuore. Dalle risposte dei dispersi per scelta emerge un quadro, sottolinea l’Isfol, in cui la percezione non è quella di un fallimento, anzi.

da ItaliaOggi 19.06.12