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"Più investimenti per scuola e università, ma con quali risorse?", di R.P. da La Tecnica della Scuola

Tutti chiedono al neo-ministro un maggiore impegno e più risorse per la scuola. La Flc-Cgil quantifica: ci vogliono almeno 4 miliardi all’anno. Ma il DEF parla di una riduzione della spesa per l’istruzione che dovrà passare dal 4% del PIL (2010) al 3,6% (2015). Come accade ad ogni cambio di ministro, anche questa volta gli appelli per chiedere la soluzione dei molteplici problemi di cui soffre la scuola italiana si sprecano.
L’Anief ha già detto che precariato, organico funzionale e ampliamento del tempo sono le priorità.
La valorizzazione della professionalità del personale scolastico rappresenta per Snals e Cisl-Scuola il punto da cui ripartire, mentre Flc-Cgil fa un conto preciso e chiede un investimento di “4 miliardi annui per allineare la spesa per istruzione e ricerca alla media europea”.
“Le nostre priorità – dichiara Mimmo Pantaleo, segretario nazionale – sono più occupazione, superamento della precarietà, investimenti in infrastrutture, rinnovo del contratto nazionale”.
Senza dimenticare l’obbligo di istruzione a 18 anni e la cancellazione delle norme sulla contrattazione decentrata introdotte a suo tempo dal ministro Renato Brunetta.
E, poiché 4 miliardi non bastano per realizzare un programma del genere, la Flc di Pantaleo ha una proposta concreta: “Chiediamo alla Ministra Carrozza di aprire una larga consultazione pubblica per individuare quelle scelte necessarie a fare della conoscenza il riferimento centrale per cambiare un modello di sviluppo ormai al capolinea”.
Per parte sua il Ministro ha già detto di aver ricevuto dal premier Letta la garanzia che non ci saranno ulteriori tagli alle spese per istruzione, ricerca e università.
Ma il fatto è che per rispondere anche solo in parte alle richieste che provengono dal mondo della scuola non basta smetterla con i tagli, è necessario aumentare le risorse.
Già da tempo il nostro sito ha segnalato che il DEF prevede una ulteriore diminuzione delle risorse destinate alla scuola che dovrebbero passare dal 4% del PIL (anno 2010) al 3,6% (2015). Finora, però, nessuno ha ancora chiarito come questa previsione possa conciliarsi con la possibilità di aumentare la spesa per la l’istruzione o almeno mantenerla ai livelli attuali.

La Tecnica della Scuola 05.05.13