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"Scuole materne, posti solo per la metà delle domande", di Alessia Camplone

Si fa la fila persino per entrare nella scuola d’infanzia, la cosiddetta “materna”. E che fila: le liste d’attesa preparate dai Comuni arrivano anche al doppio delle richieste rispetto ai posti disponibili nella scuola pubblica. Roma viaggia sopra le ventimila richieste l’anno, con 11mila famiglie che non sanno se il loro bambino troverà posto. È vero che ci sono genitori che per sentirsi sicuri iscrivono i figli in più scuole, ma per molti non ci sarà nulla da fare: l’anno scorso furono respinte quasi diecimila domande. E con tutta la buona volontà non è bastato aprire 14 asili-nido in più per fronteggiare il fenomeno. Le domande nella Capitale in un anno sono aumentate di mille. Ma la crescita è in tutta Italia: già l’anno scorso l’aumento degli iscritti è stato di 3.146 alunni. Numeri che a livello nazionale sembrano piccoli, ma in tempi di crescita-zero significativi. Al Comune di Milano le iscrizioni alla materna sono state chiuse il 26 aprile. L’amministrazione sta elaborando i dati. Ma intanto il 24 gennaio sono stati stanziati 550mila euro per la convenzione con le private riguardo l’anno scolastico in corso. E le polemiche non mancano. La MaMi, un’associazione di mamme, è arrivata a contestare i numeri della lista d’attesa (652 richieste) sostenendo che erano almeno mille. «Le liste d’attesa nella scuola dell’infanzia sono tornate a crescere a causa del disimpegno dello Stato e dei tagli ai bilanci dei Comuni», sostiene la senatrice del Pd Francesca Puglisi.
SCELTE OBBLIGATE
La scuola d’infanzia, che accoglie i bambini dai 3 ai 5 anni, in Italia non è obbligatoria. E solo sei bambini, su dieci che vanno alla materna, frequenta un istituto pubblico. Per l’altro 40% la scelta – a volte obbligata, se si è in lista d’attesa – è la scuola paritaria (sette su dieci delle quali sono cattoliche, le altre private non religiose). Alla scuola paritaria però, dati i maggiori costi, molti rinuncerebbero volentieri. Le difficoltà economiche incidono anche su queste decisioni delle famiglie, che spesso optano per la materna quando il bambino ha appena tre anni, salvo poi rinunciare al tempo-pieno per evitare i costi della mensa.
I bambini che frequentano la materna sono quasi 1,7 milioni di cui 660mila iscritti alle private. Secondo uno studio della Flc-Cgil sarebbero necessarie 2.500 sezioni in più nel pubblico, e la proposta del sindacato è un piano quinquennale con 500 nuove sezioni ogni anno. Le materne sono in aumento, ma non con questo ritmo: 167 sezioni in più nel 2012, 518 in più negli ultimi 5 anni. Le sezioni pubbliche sono oggi 42.937. «La scuola dell’infanzia deve essere garantita a tutti» dice Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil.
Il confronto tra pubblica e privata è periodicamente incandescente, ma in questi giorni a Bologna si sfiora la crisi politica proprio sui finanziamenti alla materna paritaria, circa un milione di euro. Bologna ha 27 asili privati, 25 cattolici.
IL REFERENDUM
Il 26 maggio un referendum chiederà ai cittadini se sono favorevoli a togliere il contributo alle private per dirottarlo alle pubbliche. Il sindaco Virginio Merola difende i finanziamenti alle private e polemizza con i promotori del referendum che verrebbe a costare – dice –circa 500mila euro. La metà della cifra che si chiede di risparmiare. Ma anche Bologna, che nella scuola predilige il pubblico (la percentuale nazionale del 60% qui sale all’80%, la più alta in Italia) ha le sue liste d’attesa. Non drammatiche come Roma, ma a settembre i bambini fuori dalla porta erano 463, e a metà aprile gli esclusi erano ancora 103. I posti si liberano per tanti motivi – la scelta delle private, il cambio di città, le rinunce – ma per cento bambini anche a Bologna l’anno è trascorso aspettando invano.

Il Messaggero 05.05.13