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“Bisogna dare l’altolà ai proporzionalisti del Pd oppure torniamo al passato”, di Goffredo De Marchis

I tifosi del proporzionale? «Esistono e sono pericolosi». Si annidano anche nel Pd? «In questo momento non mi pare. Ma se qualcuno è tentato, lo dica a viso aperto come si fa nei partiti democratici ». La reazione dei sostenitori del maggioritario? «I cittadini che non vogliono tornare al passato hanno subito una possibilità di far sentire la loro voce. Vadano domenica a votare alle primarie». Graziano Delrio, renziano, ministro degli Affari regionali impegnato nella battaglia per la cancellazione delle province, si prepara alla partita finale sulla legge elettorale. Non c’è dubbio che la sentenza della Corte costituzionale abbia cambiato le carte in tavola.
Una sentenza politica?
«Non la voglio chiamare così. Ma ha certamente degli effetti politici rilevanti. Gli italiani hanno modo di rispondere politicamente a quella decisione andando alle urne domenica. Se non vogliono tornare ai giochi di palazzo, alle coalizioni che non si formano prima delle elezioni, partecipino alle primarie. Il Pd ha una linea chiara: vuole il doppio turno maggioritario di collegio. Su questo punto possono scegliere qualsiasi candidato e non sbagliano».
Votando Renzi sbaglierebbero di meno?
«Renzi chiede scelte chiare contro il sistema proporzionale. Mi pare che sia in sintonia con le parole del presidente Napolitano».
Teme che nel Pd qualcuno invece voglia tenersi il Super Porcellum?
«L’opzione del Pd è molto netta. Nessuno dei candidati in corsa propone
un ritorno al passato. Ma se esistono nostalgie della Prima repubblica se ne discuta e lo si faccia a viso aperto».
Mercoledì Letta deve aiutare il maggioritario?
«Il governo sbaglia se fa una proposta di legge elettorale».
Così non impegna il premier a cercare una soluzione.
«Abbiamo mille parlamentari, facciano loro. Il governo può sollecitare Camera e Senato a fare uno sforzo insieme superando le stupide gelosie».
E non deve esprimere una preferenza?
«Può essere di stimolo e di accompagnamento. Ma non deve caricarsi della legge in senso formale». L’esecutivo ha una maggioranza. Meno forte di prima, ma comunque solida. Sia quella maggioranza a trovare un’intesa e a
votarla, no?
«La riforma elettorale è un problema di credibilità complessiva del sistema. Non appartiene né alla maggioranza né alla minoranza. Appartiene a chi a cuore qualcosa che serva veramente al Paese».
Sta facendo appello a Grillo? Non si fida di Alfano?
«Cerco un largo consenso tra chi non ci sta a tornare indietro. Non posso dire neanche quale sia la posizione di Alfano, Non mi è chiara e li capisco. Il Nuovo centrodestra è appena nato».
L’esame della legge deve passare alla Camera?
«I capigruppo hanno preso una decisione importante: Camera e Senato si parlino. Basta che non ci siano atteggiamenti risentiti e musi lunghi».
Calderoli la vuole a Palazzo Madama. Anche Anna Finocchiaro non molla.
«Ogni tanto la memoria deve venire a galla. Il fatto che chi non ha saputo approvare una nuova legge per tempo voglia essere protagonista
anche in questa fase, è scandaloso. Che poi l’autore della vecchia legge oggi esulti e voglia indicarci la strada mi fa pensare che non conosca il “pudore”. Non diano lezioni ad altri, non pretendano di menare le danze».
Dal sindaco d’Italia al Superporcellum.
Non siamo davanti alla sconfitta delle ambizioni di Matteo Renzi?
«Il Porcellum era una legge sbagliata. La sentenza è una conseguenza di quella legge. La colpa non è dei giudici ma della politica.
Che il giudizio tranchant della Consulta determini il ripristino del proporzionale non sta scritto da nessuna parte. Lo dice Renzi e lo dice il presidente della Repubblica».
Non cambia niente per Renzi?
«Se c’è uno che ha chiesto di modificare il Porcellum, questo è Matteo. Non lo vedo in difficoltà. A essere in difficoltà e a vergognarsi dovrebbero essere quelli che avevano votato la porcata».
Però la prospettiva delle elezioni a marzo è tramontata.
«Credo che la legge elettorale vada approvata in fretta, molto in fretta. Se il Parlamento non procede rapidamente su riforma del voto, bicameralismo e abolizione delle province dà il segnale di essere impotente. Dimostrare la nostra impotenza, è la benzina di chi vuole incendiare il Paese. E io non sono tranquillo. Nessuno giochi con questo fuoco».

La Repubblica 06.12.13