attualità, politica italiana

“Ripiombati nei primi anni Novanta”, di Mario Lavia

Di ripiombare ai primi anni Novanta l’Italia non aveva certo bisogno. Fino a tre giorni fa l’analogia stava nella catastrofica situazione economica. Da mercoledì sera la somiglianza sta anche nella crisi politico-istituzionale. Ci risulta che da importanti ambienti economico-finanziari, soprattutto inglesi e statunitensi, si siano levate ieri domande inquietanti sulla affidabilità delle nostre istituzioni. Davanti a un parlamento politicamente in crisi (e va sottolineato “politicamente”, contro le teorie sfasciste di Grillo e Santanchè), viene chiesto se le leggi passate, presenti e future abbiano efficacia, ci si interroga sulla tenuta delle nostre istituzioni, sulla capacità dei nostri leader e ministri, sulla validità del governo italiano.

Stando così le cose non si possono escludere pesanti attacchi alla nostra economia. Vedremo che farà lo spread.

Allarmismo? Per niente. Ieri Napolitano è giustamente intervenuto per cercare di smontare la polemica sulla delegittimazione del parlamento. E però stavolta – come dire – abbiamo la spiacevole sensazione che non sia riuscito a placare gli animi.

Ha chiesto, il Presidente, modifiche costituzionali per ridurre i parlamentari e superare il bicameralismo perfetto. Come si chiede anni. Almeno da quando la commissione di Aldo Bozzi il Vecchio cominciò a lavorarci. Trent’anni dopo crolla la legge elettorale per mano di Aldo Bozzi il Giovane. Un cerchio di fallimenti.

Ognuno scarica le responsabilità sull’avversario politico. Tendendo l’elastico, si è arrivati ieri al teatro dell’assurdo, con il senato che “resiste” alla richiesta della camera di esaminare la pratica della legge elettorale, visto che da mesi a palazzo Madama non si cava una ragno dal buco. Ha ragione la Boldrini.

Napolitano ha poi chiarito che occorre una nuova legge elettorale non proporzionale nel rispetto del referendum del ’93: avranno sentito i nostalgici della Prima repubblica, anche quelli che si trovano nel Pd?

Richiamo giusto. Una legge proporzionale sarebbe catastrofica perché non darebbe alcun governo. L’unica altra via è un sistema maggioritario. Cari politici di tutti i partiti, vedete come farlo ma fatelo. E di corsa.

da Europa Quotidiano 06.12.13