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“Unioni civili, niente matrimonio civil partnership sul modello inglese”, di Liana Milella

Non ha ancora una sigla, tipo i ben noti Dico e Pacs, che certo non hanno portato fortuna, in Italia, alla possibilità di riconoscere – giuridicamente ed economicamente – le coppie di fatto etero ed omosessuali. Diciamolo subito, non si prevede la possibilità di adottare i figli, e questo di certo non piacerà alle coppie gay. Né, tantomeno, c’è un capitolo dedicato ai figli. Una scelta voluta, fatta per andare per gradi. Quando Renzi ne parla a Milano, a Roma il testo è già pronto. Per lui ci mettono la faccia, per ora, tre senatori, Andrea Marcucci, Laura Cantini, Isabella De Monte. Un disegno di legge di un solo articolo – che Repubblica
ha letto ed anticipa – e che già oggi verrà inviato agli altri senatori del Pd, di Sel e di Scelta civica, per verificare subito le prime possibili adesioni tra chi, alle elezioni di febbraio, ha sottoscritto un fronte unico. Poi sarà la volta degli alleati di governo. Una partita molto delicata questa, anche se la prima reazione del vice premier Angelino Alfano lascia ben sperare. «Per noi la famiglia non si tocca, è fatta da un uomo e una donna che si sposano per la procreazione, e dai figli. Ma siccome abbiamo grande rispetto per l’affettività siamo pronti, per delle garanzie patrimoniali, a intervenire sul codice civile». Ma altri come Sacconi e Giovanardi da subito appaiono più intransigenti, come tutta l’area cattolica che fece saltare la battaglia sui Dico di Rosy Bindi (febbraio 2007, governo Prodi).
RITOCCO AL CODICE
Ma proprio per citare Alfano, qui si ritocca solo il codice. Si legge nella proposta: «Questo ddl cerca, in modo del tutto asettico, di disciplinare la figura giuridica dell’unione civile senza alcuna distinzione di sesso». Con quale strumento? Il
nuovo titolo VI-bis, con gli articoli dal 230-ter al 230- septies, inseriti nel primo libro del codice civile. Basta scorrerlo per capire di che si tratta. «Presso gli uffici del registro di ogni Comune è istituito quello delle unioni civili». Alla presenza di due testimoni vi si possono iscrivere «due persone maggiorenni, unite da un vincolo affettivo, liberi da altri vincoli da matrimonio o da altra unione civile». Niente matrimonio, né in Chiesa, né in Comune, ma una civil partnership, per dirla all’inglese. Giusto un avvocato inglese ha fatto da consulente al Pd per riproporre in Italia una legge analoga a quella anglosassone.
DIRITTI IN COMUNE
Per chi non si sposa, ma ugualmente si unisce e convive, le stesse regole che valgono per chi è regolarmente sposato. Non dovrà più accadere, com’è successo per la strage di Viareggio, che chi resta solo perché il proprio partner è morto, si veda negata perfino l’assicurazione. Il ddl Marcucci-Cantini-De Monte elenca le regole previdenziali e pensionistiche, «ivi compresa la reversibilità della pensione», e ugualmente i «diritti successori» in caso di morte, con la possibilità di «succedere nel contratto di affitto». Ovviamente, così come è stata stipulata, l’unione civile si può sciogliere in quell’ufficio del registro del Comune laddove è stata sottoscritta.
ANCHE GAY, MA NON SOLO
È dunque evidente che il ddl riguarda sia le unioni tra un uomo
e una donna, che «per scelta o per ragioni economiche» decidono di non sposarsi ma semplicemente di unirsi e convivere, sia quelle tra due uomini o due donne. Avranno gli stessi diritti civili di una coppia regolarmente sposata. Dice Marcucci, presidente della commissione Cultura del Senato, renziano doc: «La questione è antica, ma l’Italia è rimasta indietro. Invece dobbiamo andare in Europa anche per i diritti civili».
LE ALLEANZE POSSIBILI
Marcucci ne ipotizza una «ampia », proprio perché vede, anche dentro Forza Italia, «parlamentari di impronta liberale che già si sono espressi a favore di queste norme». Fa l’esempio di Giancarlo Galan «che, da mesi, ha sollecitato una soluzione». Ad agevolare un’intesa che, in altre stagioni si è rivelata impossibile, potrebbe proprio essere quello che Laura Cantini, ex sindaco di Castel Fiorentino, definisce «il mancato passo in avanti». «Ci fermiamo dove il Paese è maturo per arrivare, prima del matrimonio tra persone dello stesso sesso e prima della delicatissima questione dei figli e delle adozioni». Non è una rinuncia da poco. Di certo sarà criticata. Ma, dice Cantini, «non si deve fare lo stesso errore della sinistra di individuare l’ottimale, senza poi ottenere nulla». Per dirla come la dicono Marcucci e Cantini «intanto questo è un grosso passo in avanti».

La Repubblica 16.12.13