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"Voti gonfiati al referendum veneto", di Davide Lessi

Per citare Dostoevskij si potrebbe dire che la famiglia degli indipendentisti veneti è infelice a modo suo. «Il referendum è stato una truffa», tuona dal suo blog il venetista Loris Palmerini. E giù statistiche e diagrammi per spiegare che al voto i partecipanti non sono stati «più di 100 mila». Un numero infinitamente più basso rispetto a quello riecheggiato venerdì sera a Treviso. «Con oltre 2 milioni di voti è rinata la repubblica veneta», aveva annunciato con toni trionfali Gianluca Busato, leader del comitato Plebiscito.eu. La consultazione, sull’onda di quella in Crimea, è rimbalzata sui media internazionali pur non avendo alcun valore legale. Le preferenze correvano sul web, è proprio partendo da internet che le cifre non tornano.

Nessuna «secessione da clic», insomma. Secondo i dati di quattro contatori (Trafficestimate, Calcusta, Semrush e Alexa), che monitorano il traffico in entrata e in uscita in un sito, la media degli accessi quotidiana a Plebiscito.eu è stata di 22,5 mila. Moltiplicando il dato per i sei giorni di voto online si arriva a 135 mila. Cifra che si discosta dagli oltre 2 milioni di voti «ufficiali», il 63 per cento degli aventi diritto in regione. C’è di più. Dall’analisi dei flussi si è scoperto, come riportato ieri dal Corriere del Veneto, che un elettore su 10 si sarebbe collegato dal Cile. Numerosi sarebbero anche gli accessi anche da Germania, Spagna e Serbia. Che il sistema possa avere avuto delle falle lo conferma Davide Pozzi, esperto di web-marketing: «Generare finte mail, compilare dei dati anagrafici o trovare un numero di carta d’identità, tutte cose utili alle votazione, è più facile di quanto si pensi». E così c’è il sospetto che sia stato usato un software per moltiplicare le utenze. «Senza tutti i dati non possiamo esprimerci. Si possono fare stime, come quelle fatte dai contatori come Alexa e pensare che le cifre siano gonfiate. Ma se manca trasparenza sulla comunicazione è difficile».

Busato, tra un’intervista in tv e l’altra in radio, fa spallucce. «Sono tutte congetture, sabato pomeriggio a Sappada (Comune del Bellunese, ndr) smentirò i critici con dei numeri certificati», dice. E cita una commissione di «osservatori internazionali» con a capo un «ex ambasciatore della Georgia». Robe da far impallidire Putin. Ma il leader tira dritto: «Abbiamo già decretato l’obiezione fiscale. Il passo successivo sarà l’adozione di una fiscalità veneta e poi la creazione di un’assemblea costituente». Tutto questo nel radioso domani.

Ieri, intanto, è arrivata l’annunciata analisi del referendum da parte di tre riviste tecnologiche americane (PcWorld, Network World, Computer World). Le uniche, secondo Busato, ad avere i dati. Eppure nell’indipendente stampa estera non c’è una parola sull’attesa «certificazione» del voto. Solo i numeri del comitato e vaghi riferimenti alla storia dell’indipendentismo veneto. C’è una nota di colore: a realizzare i tre articoli – identici in tutte le testate – è stata la stessa persona, tale Philip Willian, dal suo ufficio in centro a Roma.

La Stampa 28.03.14