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Abilitazione scientifica nazionale, Ghizzoni e Galli “Serve chiarezza”

I deputati modenesi Pd hanno depositato una risoluzione in Commissione Istruzione. Sta per prendere avvio la seconda tornata della procedura per ottenere l’abilitazione come docenti universitari. Si tratta non di un concorso, ma della verifica ad personam della raggiunta maturità scientifica del richiedente. La normativa per molti versi contraddittoria e gli esiti, in alcuni casi clamorosi, della prima tornata, impongono chiarezza. E’ per questo che i parlamentari modenesi del Pd Manuela Ghizzoni, vicepresidente della Commissione Istruzione e Università della Camera, e Carlo Galli, professore dell’Università di Bologna, hanno depositato una risoluzione con l’intento di indicare alcuni indirizzi di azione concreta per uscire dall’impasse.

Con il tempo è passata l’idea che si tratti di un concorso, alcuni nomi noti e stimati non sono riusciti a “passarlo”, e la prima tornata ha innescato una mole ingente di ricorsi al Tribunale amministrativo regionale. L’abilitazione scientifica nazionale, introdotta dalla cosiddetta “riforma Gelmini” dell’Università, è in realtà una verifica ad personam della raggiunta maturità scientifica per coloro che aspirano al ruolo di professore universitario o che sperano di progredire nella carriera di docente. Secondo l’idea originaria, la procedura si sarebbe dovuta attivare annualmente. In realtà, sta per prendere avvio solo ora, tra molte critiche e polemiche, la seconda tornata. I parlamentari modenesi del Pd Manuela Ghizzoni, vicepresidente della Commissione Istruzione e Università della Camera, e Carlo Galli, professore dell’Università di Bologna, hanno presentato una risoluzione in Commissione Istruzione e Università della Camera proprio per tentare di apportare basi stabili e certe all’intera normativa relativa all’ottenimento dell’abilitazione scientifica nazionale. “ La ministra Giannini – spiega l’on. Ghizzoni – ha dichiarato la propria disponibilità a semplificare il processo di abilitazione: un impegno apprezzabile. Nell’attesa di vederlo declinato in ipotesi di interventi, riteniamo utile indicare alcuni indirizzi di azione concreta”. Ad esempio, per chiarire l’equivoco abilitazione=concorso, la procedura andrebbe trasformata da “bando” a “sportello”, così che i curriculum dei candidati – che ritengono la propria produzione scientifica corrispondente ai previsti parametri di accesso – siano valutati singolarmente nell’ordine di presentazione. I criteri e i parametri di valutazione andrebbero poi definiti con il contributo degli organismi di rappresentanza e valutazione del sistema universitario – vale a dire il Consiglio universitario nazionale, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e il Comitato di esperti per la politica della ricerca – e tenendo anche conto del parere delle maggiori società scientifiche settoriali, in modo da ampliare l’analisi preventiva della loro significatività e il conseguente consenso su di essi. “Si tratta di un impegno che può essere assolto con un impegno di medio periodo – spiegano Manuela Ghizzoni e Carlo Galli – mentre nell’immediato occorrerebbe intervenire per consentire alle commissioni della seconda tornata di abilitazione di procedere sulla base di norme più chiare e certe e per prevedere, in considerazione del ritardo accumulato, che essa sia aperta anche a coloro che non hanno ottenuto l’abilitazione nella prima tornata”.

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