Giorno: 13 Aprile 2014

"Abilitazione scientifica serve subito chiarezza", di Manuela Ghizzoni

L’abilitazione scientifica nazionale (ASN) è un requisitio indispensabile per partecipare ai concorsi banditi dalle singole università per reclutare/promuovere i docenti. Mira a contemperare due diverse, legittime esigenze: quella delle comunità disciplinari nazionali di valutare i candidati per escludere dai concorsi coloro che non raggiungano uno standard accettabile per la fascia accademica richiesta; quella degli atenei di reclutare i professori in base alle proprie necessità didattiche e scientifiche. L’Asn era stata inizialmente apprezzata da coloro, come i ricercatori precari, che speravano in valutazioni di maggiore obiettività per la presenza di commissioni nazionali sorteggiate e di parametri quantitativi da rispettare. Si è però ingenerato l’equivoco che l’Asn sia una sorta di mega-concorso di reclutamento e non una verifica ad personam della maturità scientifica raggiunta. Non v’è intervento, anche in Parlamento, che non utilizzi la parola «concorso» parlando dell’abilitazione! L’equivoco abilitazione=concorso ha portato addirittura a scandalizzarsi per l’indicazione preventiva dei futuri abilitati quando è evidente che la qualificazione di ciascun ricercatore è già ben nota a tutti i membri di comunità disciplinari relativamente piccole. Non si tratta di …

"Volti giovani e voglia di vincere: a Torino il nuovo Pd", di Maria Zegarelli

Ci sono tanti ragazzi e tante ragazze. E questa è la prima cosa che si nota arrivando nel grande catino che è il Palaolimpico di Torino, loca- tion scelta per aprire la campagna elettorale delle elezioni di maggio. Giovani che spingono e avanzano per il selfie con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e poi lo rilanciano velocissimi su twitter e facebook, mentre arrivano alla spicciolata le donne candidate, alle comunali, alle regionali, all’europarlamento. Tante e per la prima volta. Il parterre vede schierati il sindaco di Torino, Piero Fassino, il capogruppo della Camera, Roberto Speranza, i ministri Maria Elena Boschi e Andrea Orlando, la nuova classe dirigente renziana, ma anche l’ex ministro Cesare Damiano, che qui è di casa, i bersaniani Nico Stumpo e Davide Zoggia, arrivati a Tori- no mentre a Roma Gianni Cuperlo riunisce la minoranza e Massimo D’Alema invita a lavorare sodo per tornare a esse- re maggioranza. A Torino vanno in scena il volto nuovo del Pd, i suoi slogan e le sue nuove liturgie, la svolta buona e il …

"Il ritorno a casa del made in Italy", di Maurizio Ricci

A volte ritornano. Dalla Cina, dal Bangladesh, dalla Romania, eccoli di nuovo sulla Riviera del Brenta, sull’Appennino tosco-emiliano, intorno a Firenze, come se il vento della globalizzazione fosse girato di colpo. Soprattutto dopo la crisi del 2008, un numero crescente di imprese italiane sta rinunciando alle strategie di delocalizzazione e rimpatriando intere linee produttive. IL FENOMENO è mondiale, dall’America all’Europa. Negli Stati Uniti, fa addirittura parlare di rinascita dell’industria manifatturiera nazionale. Forse, gli americani esagerano. I numeri, però, cominciano ad essere indicativi, dice Luciano Frattocchi, dell’università dell’Aquila. Insieme a colleghi di Catania, Udine, Bologna, Modena e Reggio, Frattocchi ha costruito un gruppo di ricerca — UniCLUB MoRe — che tiene il conto. Negli Usa, sono ormai 175 le decisioni di rimpatrio, totale e parziale, di produzione. Ma dopo gli Usa, la classifica mondiale dei ripensamenti vede le aziende italiane, con un’impennata a partire dal 2009. Sono 79 unità produttive, che coinvolgono una sessantina di aziende. Circa il doppio di quanto si registra in Germania, in Gran Bretagna o in Francia. In un momento di diffusa …

"Il codice della mezza mafia", di Francesco Merlo

Il mezzo mafioso si sente un mafioso e mezzo, e dunque Dell’Utri è patacca pure nella fuga proprio perché è un uomo di mezza mafia, uno dei tanti rovinati dal film il Padrino dove il vecchio satrapo (Hyman Roth) se la gode in Florida e nella Cuba di Battista. Dell’Utri voleva godersela nella Beirut a 5 stelle, con carte di credito e telefonino, e non infilarsi nella botola dei mafiosi veri come il Malpassoto e Provenzano, e neppure in un’altra vita comeBuscetta e forse Matteo Messina Denaro. La mezza mafia, nel codice penale, si chiama concorso esterno. Prima che un reato è un’antropologia fatta di mafiosità (che è diversa dalla mafia) e di narcisismo. Dell’Utri è di quelli che si mettono in posa con i libri al posto delle pupe, e ora la sua fuga è sgangherata come i diari finti di Mussolini che storici autorevoli accreditarono mentre il mezzamafia li definiva «presunti veri» con il sigaro della sbruffoneria al posto della cicoria di Provenzano. E fu presunzione da mezza mafia ridurre il boss Mangano …