Giorno: 24 Aprile 2014

"Intellettuali e contadini alla macchia per la libertà", di Dino Messina

Una scelta morale prima ancora che politica. È questo il senso dell’epopea della Resistenza che viene fuori dalle pagine di Cento ragazzi e un capitano , il saggio di Pier Giorgio Ardeni che racconta i venti mesi di guerra partigiana sulle montagne dell’alto Reno (Bologna) concentrandosi sui ragazzi delle brigate Giustizia e Libertà e della Matteotti. Alcuni di loro ebbero il privilegio di entrare a fianco delle truppe alleate nella Bologna liberata. Una storia non agiografica quella scritta da Ardeni (appena pubblicata dall’editore Pendragon, pp. 476, e 28) che ha avuto una motivazione biografica (il padre dell’autore, Sisto, era uno di quei giovani sbandati dell’esercito italiano che non volevano più combattere per il fascismo), ma soprattutto una spinta scientifica. Studiando i flussi migratori della comunità di Gaggio Montano e di Porretta Terme per una ricerca dell’Università di Bologna, dove insegna Economia dello sviluppo, Ardeni si è imbattuto nei pochi fuoriusciti antifascisti che furono i primi punti di riferimento delle spontanee aggregazioni partigiane dopo l’8 settembre 1943. Ne è nato un racconto corale, basato anche sulla …

"Quel paragone errato", di Gian Enrico Rusconi

Matteo Renzi è un dilettante, ma non uno sprovveduto. Ed è sbagliato associarlo sempre a Berlusconi. Nel nostro linguaggio il termine «dilettante» ha un sapore vagamente sprezzante, o quanto meno ironico, contrapposto a «professionista». Ma non è un caso che proprio nel nostro paese (non altrove) il termine di professionismo politico abbia acquistato un significato sempre più negativo. Facciamo un passo indietro. Il primo Berlusconi è entrato in politica e ha raccolto consensi proprio contrapponendosi ai professionisti della politica. In realtà il suo non era un «dilettantismo politico» ma un professionismo di stile aziendale, tentativamente trasposto in politica. Poco alla volta Berlusconi si è circondato di politicanti servizievoli e di mediocri uomini e donne la cui principale competenza consisteva nell’eseguire le sue direttive. Abbiamo visto come è finita. La lettera di Sandro Bondi ieri alla Stampa («FI ha fallito, sosteniamo Renzi») è una schietta, drammatica testimonianza anche se il riferimento a Renzi è problematico. E’ un difetto d’analisi, quasi una psicosi dei commentatori critici di sinistra, collocare Renzi accanto a Berlusconi. Oltretutto costoro dimenticano la …

"Una lezione per tutti", di Pietro Greco

La Procura di Torino ha chiuso l’inchiesta sul caso Stamina. I reati contestati sono gravi. Si va dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, alla somministrazione di medicinali guasti e pericolosi per la salute, fino all’esercizio abusivo della professione medica. Come ha dichiarato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: ce lo aspettavamo. Anche se la presunzione di innocenza vale per tutti e potranno essere solo i giudici a verificare la fondatezza di queste accuse, non certo lievi. Noi possiamo – anzi, dobbiamo – chiederci: com’è potuto accadere? Com’è potuto accadere che una presunta terapia senza alcuna base scientifica sia stata somministrata in un (prestigioso) ospedale pubblico e, a un certo punto, su ingiunzione della magistratura? Com’è potuto accadere che il «metodo Stamina» sia stato applicato nello scetticismo e, anzi, contro il parere della comunità scientifica internazionale? Le risposte possibili a queste domande sono molte. Alcune sono hanno una natura, per così dire, culturale. In fondo siamo il Paese del «siero Bonifacio» e del «metodo Di Bella». E già due secoli fa il giovane Giacomo Leopardi ammoniva …

"La falsa scienza di Stamina e quei malati usati come cavie", di Umberto Veronesi

La chiusura delle indagini sul caso Stamina con venti indagati, su cui pesano accuse gravissime, era inevitabilmente scritta nella storia perché la terapia proposta non ha mai dimostrato di avere alcuna base scientifica. Tuttavia io per primo — e tanti medici con me — non ci siamo scagliati contro Davide Vannoni, pur avendo sommessamente ma chiaramente espresso il nostro parere, perché era in gioco la speranza dei malati, un valore che la medicina dovrebbe tutelare sempre, anche nelle situazioni più drammatiche. Il dibattito profondo su Stamina è, per la medicina, come trovare il punto di equilibrio fra le ragioni della scienza e le ragioni della pietà, nel senso latino di pietas, che significa empatia e amore compassionevole nei confronti dei sofferenti. Riuscire a infondere fiducia e coraggio al paziente è una forma di amore che è parte integrante della cura e per questo credo che il medico non possa e non debba mai spegnere prima del tempo la fiammella della speranza, anche remota, di poter guarire. Le mie posizioni laiche sono note, ma se un …