Giorno: 25 Aprile 2014

"Se riparte l'economia ma il credito resta fermo", di Carlo Bastasin

Con zelo e buona sorte, quasi tutti gli indicatori dell’eurozona sembrano muoversi nella direzione giusta a un mese esatto dalle temute elezioni europee. Così, sfidando il diffuso euroscetticismo, entra nel dibattito elettorale l’interrogativo se la crisi stia addirittura finendo. In fondo l’economia tedesca sta dando segni di grande vigore e i Paesi confinanti ne ricevono impulso. La Spagna ha chiuso il primo trimestre 2014 con la crescita più alta da sei anni. La Grecia ha un surplus di bilancio maggiore del previsto. Inoltre il Portogallo, come già aveva fatto l’Irlanda, è tornato a finanziarsi sui mercati e vuole uscire dal programma di assistenza grazie a risultati di bilancio migliori di quelli richiesti dalla troika. Quanto ai “mercati” sembrano piuttosto contenti di se stessi. In effetti i dati sono più controversi e l’ottimismo andrebbe quanto meno temperato. La disoccupazione nei Paesi critici è esorbitante, il livello degli investimenti lontano da quello del 2008. L’ipotesi che le riforme approvate nei Paesi più fragili abbiano modificato il clima di business è da verificare. I debiti pubblici continuano ad …

"Ore una: insurrezione", di Bruno Gravagnuolo

“Aldo dice 26×1”. All’alba del 25 aprile 1945 al nord risuona dalle radio italiane questa strana formula, metà sciarada, metà misura di mobilità. Invece è la parola d’ordine dell’insurrezione che allerta tutte le grandi città ancora occupate dai nazifascisti, e invita i partigiani di pianura e di montagna a sferrare l’attacco. Con i resistenti armati già operanti in territorio urbano. È Milano la prima ad insorgere e a liberarsi prima dell’arrivo degli alleati. Ma l’invito è rivolto a Genova, Torino, Venezia, Novara, Alessandria, Reggio Emilia, Parma, Modena, città queste ultime dove la Resistenza aveva già preso il controllo dei luoghi strategici importanti. La formula dice «26», come data massima entro cui insorgere e «1» a indicare l’ora d’avvio. Milano è in anticipo. È il luogo simbolico più importante, sede del Clnai con lo stato maggiore operativo della lotta. E lì è il cuore del Nord. Dove il 16 dicembre del 1944 era tornato Mussolini, per annunciare al Lirico che il nemico sarebbe stato inchiodato nella Valle Padana. Invece Alleati e Partigiani sfondano in primavera la …

La crisi di Piombino è un caso europeo", di Patrizio Bianchi

Tutto il mondo dell’acciaio è entrato da tempo nell’altoforno della crisi e sembra inevitabilmente costretto ad una lenta cremazione. A Piombino, nel giorno in cui è annunciata la chiusura delle lavorazioni a caldo, arriva però l’accordo tra governo e Re-ione per un ridisegno dell’intera area industriale, per porre in sicurezza il territorio, bonificare i terreni, risistemare la viabilità, rendere più funzionale il porto. Le risorse poste in campo dal governo e dalla Regione permetteranno ai lavoratori di mantenere aperto lo stabilimento, sostenere i redditi e quindi mantenere viva una città che ormai nei decenni ha visto a più riprese crisi aziendali che anche qui diventano crisi personali, umane, civili. Dobbiamo tuttavia ricordare che il tema di una politica industriale per l’intero comparto dell’acciaio resta del tutto aperto e per sua dimensione non può essere affidato alla sola azione della Regione e del governo nazionale. Il 13 giugno dello scorso anno la Commissione Europea presentò al Parlamento lo schema di un Piano d’azione per portare fuori dalla crisi la siderurgia. Questo piano si basava sul principio …

"Il percorso difficile delle riforme", di Federico Geremicca

Due via libera preoccupati. Il primo sancito con la controfirma al decreto che, ora si può dirlo ufficialmente, aggiungerà 80 euro al mese al reddito di 10 milioni di italiani; il secondo confermato in un colloquio con Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama dov’è confusamente in discussione il testo di radicale riforma del Senato. Due questioni spinose sulle quali, ieri, Giorgio Napolitano ha voluto vederci più chiaro, dispensando consigli e avvertimenti. Alla fine, in fondo, due buone notizie per il governo: anche se lassù al Colle la preoccupazione permane. Il lungo colloquio col ministro Padoan e la successiva controfirma al cosiddetto decreto-Irpef chiudono – almeno temporaneamente – una vicenda rapidissimamente trasformata da provvedimento a sostegno delle famiglie e dei consumi in oggetto di violente dispute pre-elettorali. I chiarimenti forniti dal ministro dell’Economia sul senso dell’operazione, e soprattutto sulle sue coperture (Napolitano ha voluto risposte anche sugli anni a venire) sono stati giudicati convincenti e dunque accolti dal Presidente della Repubblica: si tratta, comunque la si veda, di un punto fermo ad …

"Il negoziatore inaffidabile", di Sebastiano Messina

Berlusconi torna da Vespa e per dimostrare che è sempre quello di prima — il patteggiatore più inaffidabile che si sia mai visto — fa saltare subito il patto del Nazareno: la riforma del Senato «così non è votabile», annuncia, e l’Italicum «forse è incostituzionale». Non è cambiato nulla, insomma. Altro che padre della Patria. Alla vigilia delle europee il leader di Forza Italia — nel suo nuovo status di condannato con agibilità politica — rovescia il tavolo delle riforme, sostiene che «le regole della democrazia sono state obliterate », come se la Costituzione fosse un biglietto del tram, e attacca frontalmente l’uomo del gran rifiuto, il presidente che non gli ha voluto concedere la grazia: Giorgio Napolitano. L’accusa, durissima, è quella di aver tramato contro di lui. Non è nuova, ma stavolta è presentata con l’annuncio inedito di prove clamorose. Il presidente della Repubblica — sostiene Berlusconi tornando dopo 14 mesi di astinenza nello studio amico di “Porta a porta” — nel 2010 tentò di far cadere il mio governo, spingendo il mio principale …

"Le radici dell’ottimismo", di Matteo Renzi

Ci sono ancora occhi che, oggi, possono testimoniare ciò che accadde ieri. Alcuni sono stati rintracciati e fotografati settant’anni dopo: sono occhi, volti, rughe e ombre di chi scampò alla strage di Sant’Anna di Stazzema. Occhi che hanno visto razzie, morte, devastazioni. Ma non si sono arresi alla violenza e hanno vissuto per costruire un futuro di libertà, non di vendetta. L’Italia che oggi ha lo sguardo fiero è quella uscita settant’anni fa da tragedie, lutti e indicibili sacrifici. Ed è a quanto è costato a tutti il per- corso per arrivare sin qui che penso quando penso al 25 aprile. E penso, ancora, al fatto che un Paese in grado di rialzarsi da quelle macerie e ricostruirsi così è un Paese in grado di affrontare e superare tutto. Tutto. Il volto di oggi è stato pagato a caro prezzo ieri. E forse è arrivato anche il momento di capitalizzare quei sacrifici: l’Italia del 25 aprile non è quella di una parte ma quella di tutti («Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: …