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"A Mirandola il tecnopolo al servizio del biomedicale", di Ilaria Vesentini

Dalla ricostruzione all’innovazione hi-tech. Potrebbe essere il sottotitolo del nuovo Parco scientifico e tecnologico presentato oggi a Mirandola, comune del Modenese culla del secondo distretto biomedicale d’Europa – 94 aziende, 3.500 occupati oltre 900 milioni di fatturato – e simbolo del sisma che qui due anni fa ha paralizzato il 95% delle attività. Un investimento da oltre 4,5 milioni tra edifici (800 mq) e attrezzature dei tre laboratori (biologia, tossicologia e bio-misurazioni) e 20 nuovi posti di lavoro per ricercatori. All’interno di un campus, targato sempre dalla Fondazione Democenter, che offrirà corsi di alta formazione post diploma e post laurea (il primo master partirà il 10 aprile) e un incubatore di start-up da 1.100 mq.
Quello che diventerà prima dell’estate l’undicesimo tecnopolo della rete Alta tecnologia regionale è oggi il testimonial di un distretto «che ha ormai digerito la fase del terremoto, perché sono tutti ripartiti, ma è costretto a fare i conti con un mercato domestico falcidiato dalla spending review che ci rende meno ottimisti di quanto fossimo sei mesi fa», afferma Giuliana Gavioli, caposezione Biomedicale di Confindustria Modena.
Eppure sei mesi fa non si sapeva ancora che il big tedesco dell’healthcare Fresenius avrebbe investito 15 milioni nel polo mirandolese per farne il centro di produzione mondiale dei filtri per trasfusione. E che pure il colosso Sorin avrebbe puntato sul distretto 20 milioni per ampliare la produzione e creare nuovi laboratori R&S nel cardiovascolare. Sei mesi fa non si aveva certezza che Gambro, alle prese con il passaggio nell’orbita americana di Baxter, avrebbe avviato i 40 milioni di euro di lavori per restare a Medolla: invece il distribution center è finito e ora in fase di test, mentre il prossimo autunno saranno pronti i due siti produttivi per monitor e blood line e potranno rientrare macchinari e addetti (360) finora delocalizzati tra Poggio Rusco e Crevalcore. Così come sei mesi fa non si sapeva che Haemotronic, sotto le cui macerie morirono quattro persone, non avrebbe solo ricostruito il magazzino di Mirandola (costato 5 milioni e inaugurato 15 giorni fa), ma avrebbe colto la chance del sisma per potenziare la fabbrica distrutta di Medolla, trasferendola a Mirandola, per creare un unico polo produttivo-logistico più efficiente. Un progetto da 35 milioni da mettere in cantiere entro l’anno.
Sono tutti tornati al 100% delle attività pre-sisma i grandi nomi del biomedicale, dai primi a ripartire come Bbraun, Bellco, Covidien agli altri ancora alle prese con le impalcature. Lo confermano i dati inediti sull’export distrettuale del Monitor Intesa Sanpaolo, che raccontano di vendite oltrefrontiera cresciute del 6,3% l’anno scorso con un exploit del 51,6% tra luglio e settembre, quando l’ottimismo a Mirandola era alle stelle. «Il nuovo tecnopolo che lavorerà in stretto collegamento con atenei, centri di ricerca e Ssn – sottolinea Gavioli – è sicuramente un input in più per le multinazionali a restare nel distretto ma è soprattutto la risposta a un gap competitivo di cui soffrono le Pmi». In ottobre partirà a Mirandola anche l’Istituto tecnico superiore biomedicale per formare tecnici qualificati. La ricostruzione è stato solo il punto di partenza.

Il Sole 24 Ore 08.04.14

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Parco biomedicale, il futuro inizia da qui

Le istituzioni, nel corso dell’incontro, hanno più volte minimizzato i sospetti e tentato di fugare i dubbi sul fatto che strutture come queste, oltre all’importante aspetto dell’innovazione, rappresentino lo “scotto” da pagare alle multinazionali dopo averle convinte a restare sul territorio in seguito al sisma del 2012. Un discorso dunque per certi versi collegabile a quello della Cispadana, la cui nascita sulla carta dovrebbe permettere una più veloce circolazione di materiali e risorse umane. «Non credo che le multinazionali abbiano posto questa struttura come paletto per la loro permanenza sul territorio – ribadisce Gian Carlo Muzzarelli, seguito a ruota da Giuliana Gavioli – Piuttosto ritengo che il Parco scientifico sia di aiuto a tutte le imprese, soprattutto a quelle più piccole». Sul fatto che all’estero i centri di ricerca ottengano molte più risorse, e che quindi Mirandola si troverà di fronte a competitors agguerriti e con solidi finanziamenti alle spalle, la risposta è univoca: «Fare paragoni con gli altri Paesi non aiuta, soprattutto se si considera la realtà italiana al momento attuale e la ridotta estensione del territorio». (g.v.)di Giovanni Vassallo wMIRANDOLA Tre laboratori, iniziative di alta formazione, un incubatore per start-up. Sono queste le principali caratteristiche del nuovo Parco scientifico e tecnologico che sorgerà nei pressi del polo scolastico, ideato da Democenter in collaborazione con l’Università di Modena e realizzato con finanziamenti regionali (4,25 milioni), mentre Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola ha investito 300mila euro nell’acquisto delle attrezzature. Alla presentazione hanno partecipato l’assessore regionale Muzzarelli, il rettore di Modena Angelo Oreste Andrisano, il sindaco Benatti e Giuliana Gavioli, responsabile sezione biomedicale di Confindustria. Un progetto che parte da un contesto locale per ambire ad un ruolo ed un accreditamento internazionale, tramite una governance e un’impostazione di tipo industriale ma allo stesso tempo fortemente relazionata al mondo della ricerca: realizzato grazie al supporto di svariate imprese del distretto, infatti, il Parco tecnologico potrà anche usufruire delle competenze e del supporto di diverse università e centri di ricerca esteri. Entrando più nel dettaglio, i tre laboratori (biologia, tossicologia e bio-misurazioni) si occuperanno di materiali innovativi, uno dei punti di partenza per lo sviluppo di nuove tecnologie di interesse biomedicale. Il primo lavorerà sulla biocompatibilità e sulle reazioni tra il materiale e le cellule; il secondo valuterà i processi di invecchiamento, la caratterizzazione della degradazione in condizioni d’uso e realizzerà estratti e campioni per test di materiali; il terzo, infine, funzionalizzerà i materiali attraverso le nanotecnologie e svilupperà sensoristica e tecniche di misura per grandezze di interesse medico. A questo primo aspetto si affiancano le iniziative di alta formazione, fondamentali per indirizzare i giovani. Importante in tal senso è l’istituzione del master di primo livello in “Materiali, prodotti, processi e sistemi per la filiera biomedicale”, tenuto da docenti specializzati che dovrebbe arrivare a fine 2014. A fianco del Parco scientifico, infine, sorgerà un incubatore con 1100 metri quadrati destinati alle start-up. Per le tre che vi troveranno spazio (provenienti da Mirandola, Modena e Bologna, da gennaio ospitate in un container) ci sarà la possibilità di accedere ai laboratori e di usufruire di un programma comprendente formazione, consulenze specialistiche, accesso a reti per l’internazionalizzazione e fundraising. I lavori di costruzione della struttura, che ospiterà 20 competenze tecniche tra ricercatori, docenti e tecnici, sono già a buon punto: l’obiettivo è quello di procedere con l’inaugurazione a luglio.

La Gazzetta di Modena 08.04.14