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«Modificare la Legge 40? No, solo piccoli accorgimenti», di Mariagrazia Gerina

Renzi lo conosco piuttosto bene, è uno che sa sentire gli umori della gente, mentre era sindaco il consiglio comunale fiorentino approvò il testamento biologico, anche se quello della fecondazione assistita è per lui un terreno piuttosto scivoloso, saprà trovare il modo di intervenire an- dando incontro ai bisogni delle perso- ne e rispettando il dettato della Consulta», assicura o almeno si augura Claudia Livi, ginecologa fiorentina, responsabile del centro per la procreazione assistita Demetra di Firenze e consigliera comunale del Pd a Palazzo Vecchio per due consiliature.
Con l’ex sindaco si sono trovati spesso da parti opposte della barricata. Specie all’epoca dei referendum sulla legge 40, quando lei era in trincea per il sì e lui, da presidente della provincia, pro- muoveva il fronte per l’astensione. «Abbassare i toni», disse Renzi il giorno do- po la sconfitta dei referendari. «Tanto più ora davanti alla sentenza della Consulta, dovrebbe suggerirlo a chi è al governo con lui», osserva la ginecologa fiorentina, a proposito della “road map” sulla fecondazione assistita invocata dal ministro Lorenzin, che ipotizza anche un nuovo intervento del parlamento.
Di restare ancora appesi a dibattiti etici o a quello che farà il legislatore ginecologi, medici ed embriologi non ne hanno alcuna intenzione. «Attenderemo la pubblicazione della sentenza e ci organizzeremo», replicano, all’indomani del pronunciamento della Consulta. «Non si può sottoporre il rispetto della Costituzione a negoziazioni lega- te alla sopravvivenza di una maggioranza politica», avverte con loro anche il costituzionalista Stefano Rodotà, che concorda: «Non c’è bisogno di norme particolari per applicare la sentenza della Consulta». E ipotizza semmai «interventi modesti non particolarmente bisognosi di discussione» per garantire l’anonimato e insieme l’accesso ai dati genetici del donatore. Mentre alla classe politica preoccupata di legiferare su questi temi in linea con la Cei, che proprio ieri è tornata a manifestare «preoccupazione» per la sentenza della Consulta, suggerisce di seguire l’esempio di Bergoglio: «Su questi temi per anni c’è stato un dialogo ristretto tra due oligarchie. Quella vaticana Bergoglio l’ha messa radicalmente in discussione, non vorrei che la politica dimostrasse di non essere all’altezza dei tempi».
Legiferare ora rischia di essere legiferare contro. Chi sta in trincea semmai chiede cose molto più semplici e concrete all’esecutivo. Per esempio, il nuovo modello di consenso informato, da firmare per accedere alle tecniche di fecondazione assistita. E un aggiornamento delle linee guida sulla fecondazione assistita, rispettoso della sentenza della Consulta. E non solo: «È auspicabile che nell’aggiornare le linee guida, il legislatore non cerchi modalità per rendere farraginoso l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita, ma provveda invece ad ampliare il concetto di infertilità alle coppie portatrici di patologie genetiche, come fece il ministro Turco nel 2008 rispetto ai maschi fertili portatori di patologie virali», suggerisce Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e legale, insieme al collega Gianni Baldini, di molte coppie costrette in questi anni a difendersi dalla legge 40. «Con alcune di loro stiamo valutando la possibilità di azioni di risarcimento per la lesione dei diritti di cui sono state vittime in questi anni a causa della legge 40», spiega. Mentre, in attesa che i centri si organizzino per ripartire con l’eterologa, ricorda che «c’è una direttiva europea che consente il rimborso delle cure effettuate all’estero, l’Italia l’ha recepita da poco e dovrà essere applicata anche alle coppie che, appena pubblica la sentenza della Consulta, chiederanno di andare all’estero». Infine: «esisto- no embrioni abbandonati, non idonei per una gravidanza, prodotti prima del- la legge 40, il decreto ministeriale del 4 agosto 2004, mai applicato, ne prevedeva il trasferimento presso un centro di raccolta a Milano per incentivare la ricerca sulle tecniche di criconservazione». Se governo e Parlamento vogliono recuperare terreno, insomma, posso- no anticipare le prossime sentenze del- la Consulta, che entro ottobre si pronuncerà sia sul divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca e sul divieto di accesso per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. Una nuova legge sulla fecondazione assistita «hanno avuto dieci anni per farla ma il silenzio di Renzi, della sua maggioranza e delle maggioranze che l’hanno preceduto in questi anni di diritti calpestati è stato eloquente», osserva Gallo.
In attesa che il silenzio si interrompa, il sottosegretario Ivan Scalfarotto assicura che «questi temi non saranno demandati solo al ministro Lorenzin». A cui replica che «non ci vuole una legge, la sentenza della Consulta sarà immediatamente applicabile e poche norme regolamentari potrebbero farle anche le società scientifiche». Semmai, quello che auspica anche lui è un inter- vento del governo che anticipi le decisioni della Consulta.

L’Unità 11.04.14