Giorno: 11 Aprile 2014

"È una stangata uscire dall’euro", di Nicola Cacace

In queste elezioni europee si fronteggiano due linee, «Si euro ma con più Europa» e «No euro e quindi No Europa». Mentre per i primi l’euro doveva essere il viatico per l’unione politica, come testimonia il motto «money first» lanciato da Jenkins e Delors a sostegno del progetto euro, per i secondi si invoca sovranità monetaria e quindi l’uscita dall’euro e dall’Europa. Sono due linee legittime ma devono essere declinate correttamente. Cosa che non avviene quando gli antieuropeisti utilizzano le critiche all’euro senza Europa politica, fatte da premi Nobel come Krug- man, Stiglitz, Amartya Sen, o da illustri italiani come il professor Savona, a sostegno delle loro tesi. O come i fautori dell’uscita tendono ad ignorare i costi, enormi, che graverebbero sui cittadini. Il professor Savona è quello più citato a sproposito dai fautori dell’uscita dall’euro, Lega in testa, che ha messo la scritta «no euro», nel simbolo per le elezioni europee. Vediamo cosa scrive Savona in merito (Milano finanza, 28.12.2013): «Uscire dall’euro? Mai detto, ma ciò non può significare che non si debba essere …

"Muro di gomma", di Massimo Gramellini

Sulla prima pagina di lunedì scorso Luca Ricolfi ci ha raccontato la sua ultima peripezia burocratica: aveva chiesto all’Inps alcuni dati storici sulla cassa integrazione in Italia e l’ente pensionistico, affabile come sempre, gli aveva risposto in ritardo, con un preventivo di 732 euro per un servizio che a un impiegato fornito di computer avrebbe richiesto pochi secondi di lavoro. Gli ingenui lettori di Ricolfi si aspettavano dall’Inps una lettera di smentita oppure di scuse. Invece, dai bastioni del palazzo presidiato a lungo dal prode Mastrapasqua, esemplare raro di corpo umano con più incarichi che cellule, non si è levato alcun grido di dolore. Anzi, a precisa domanda, ci si è sentiti opporre un silenzio orgoglioso. Saranno i giornali che non fanno più paura, direte voi. Ma un trattamento analogo viene riservato ogni settimana ai mammasantissima della tivù, da Report alle Iene. Le loro denunce spietate e circostanziate tolgono il sonno a noi telespettatori, ma non ai diretti interessati, che ormai non si prendono più nemmeno la briga di querelare. Le accuse ai burocrati di …

"Dopo summit e trionfi l’assistenza sociale: l’onnipotenza perduta dell’unto del Signore", di Filippo Ceccarelli

Nessun italiano dal 1945 a oggi ha conosciuto e vissuto più e meglio di Silvio Berlusconi cosa significa essere onnipotente. La faccenda mette in causa un concetto quasi teologico e infatti infinite volte egli ha dispensato quella barzelletta in cui Dio finiva ridotto al rango del vicepresidente. Ma l’ultima platea, alla riunione dei club di «Forza Silvio», ha riso molto meno del solito perché era ormai chiaro a tutti, anche a lui, che tutto stava finendo – e anche male. A nessun altro italiano è stato concesso di raccontare per un intero ventennio che lui era, o meglio aveva «il sole», in tasca. E per quanto suonasse impegnativo identificarlo quale fonte di vita, di calore e di luce, ancora a gennaio sul Mattinale si è potuto leggere: «Berlusconi illumina tutti». Ma l’interruttore non era quasi più nelle sue mani. È avvenuto piano piano. Non si ha idea di quanta gente ha accontentato Berlusconi. Molti e molte presi anche dalla strada, non necessariamente in quel senso lì, e fatti ricchi e influenti: per bontà, per volontà, …