attualità, politica italiana

"Il percorso difficile delle riforme", di Federico Geremicca

Due via libera preoccupati. Il primo sancito con la controfirma al decreto che, ora si può dirlo ufficialmente, aggiungerà 80 euro al mese al reddito di 10 milioni di italiani; il secondo confermato in un colloquio con Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama dov’è confusamente in discussione il testo di radicale riforma del Senato. Due questioni spinose sulle quali, ieri, Giorgio Napolitano ha voluto vederci più chiaro, dispensando consigli e avvertimenti. Alla fine, in fondo, due buone notizie per il governo: anche se lassù al Colle la preoccupazione permane.

Il lungo colloquio col ministro Padoan e la successiva controfirma al cosiddetto decreto-Irpef chiudono – almeno temporaneamente – una vicenda rapidissimamente trasformata da provvedimento a sostegno delle famiglie e dei consumi in oggetto di violente dispute pre-elettorali.

I chiarimenti forniti dal ministro dell’Economia sul senso dell’operazione, e soprattutto sulle sue coperture (Napolitano ha voluto risposte anche sugli anni a venire) sono stati giudicati convincenti e dunque accolti dal Presidente della Repubblica: si tratta, comunque la si veda, di un punto fermo ad una discussione fino a ieri assai confusa e caratterizzata da numeri ballerini (quelli delle coperture), bozze sostituite da altre bozze e propaganda e contro-propaganda elettorale.

La vicenda, comunque, adesso è chiusa: e saranno l’autunno-inverno prossimi a dire dell’efficacia e della sensatezza del provvedimento così fortemente voluto da Matteo Renzi.

Non lo stesso, purtroppo, si può affermare a proposito della seconda questione: e cioè il contrastato percorso del progetto di riforma del Senato della Repubblica. L’attenzione di Giorgio Napolitano verso il processo riformatore così faticosamente avviato non è di oggi, e non ha bisogno di esser qui nuovamente sottolineata.

È dunque comprensibile la preoccupazione del Capo dello Stato di fronte all’evolversi del confronto iniziato in Commissione al Senato. Dire che la situazione sia confusa (e condizionata dall’ormai prossima scadenza elettorale) è davvero poco: il Pd diviso, la Lega contraria, il Movimento di Grillo impegnato quasi esclusivamente ad accentuare le divisioni e le continue oscillazioni di Silvio Berlusconi – che smentisce e riconferma ormai due volte al giorno l’intesa stipulata con Renzi – non sono certo dati rassicuranti…

Ce n’era a sufficienza, insomma, affinché Napolitano chiamasse a sé Anna Finocchiaro, presidente-regista dei lavori in corso a Palazzo Madama ed esponente stimata dal Presidente della Repubblica. Situazione confusa, in divenire ma non compromessa, è stato spiegato al Capo dello Stato. Anna Finocchiaro non si è detta pessimista circa l’approdo finale della discussione: ma ha confermato al Presidente che certe rigidità del governo (sui tempi e sul contenuto della riforma) e il clima sempre più dichiaratamente pre-elettorale certo non aiutano il confronto.

La posizione del Presidente della Repubblica sulla questione è sufficientemente nota: cogliere l’occasione, cercare il consenso più ampio possibile, andare avanti a partire dai “quattro paletti” fissati da Renzi ma – per il resto – massima attenzione ai contenuti della riforma. Per contenuti, naturalmente, si intendono composizione, ruolo e funzioni del Senato della Repubblica, che Napolitano (come aveva già spiegato al premier nel loro ultimo incontro) considera mal definiti e largamente migliorabili, per usare un eufemismo…

Ma, appunto, il via libera ad andare avanti c’è, anche se è un via libera – come detto in avvio – accompagnato da più d’una preoccupazione. C’è il timore che il clima elettorale condizioni e faccia arenare la riforma; e c’è la sensazione che Silvio Berlusconi – fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo – non sappia più bene cosa fare. I sondaggi orientano (non da ora…) ogni sua scelta: ed i sondaggi oggi vedono il Pd di Renzi veleggiare verso il 35% dei consensi. Comprensibile, in fondo, che tiri il freno per non regalare un altro risultato al premier prima del voto di maggio. Perché è vero, «Renzi è un simpatico rottamatore»: ma a tutto, anche alla simpatia, alla fine c’è un limite…

La Stampa 25.04.14