"Le sette regole degli appalti puliti", di Gianluigi Pellegrino
Le infrastrutture sono vitali per l’Italia. Risanamento ambientale, ferrovie, acquedotti. La corruzione avvelena l’aria che respiriamo. Ci presenta un ricatto inaccettabile: rinunciare allo sviluppo o sopportare il cancro. Correggere ciò che non va è ovviamente possibile. Ma mentre si discute dei poteri di Raffaele Cantone bisognerebbe prima evidenziare alcuni aspetti dell’”anomalia italiana”. UNO . La parolina magica. In Europa, “discrezionalità amministrativa” vuol dire procedure adeguate per opere moderne e complesse. Da noi invece è la parola magica che apre la porta dell’arbitrio. Quando per una grande opera c’è già un progetto esecutivo non modificabile, la discrezionalità non dovrebbe applicarsi. Invece l’aggiudicazione avviene spesso con criteri impalpabili, inutili per l’opera e buoni solo per avere mani libere per scegliere l’aggiudicatario. 2. La nebbia sull’esecuzione. Peraltro sono noti anche i rischi delle offerte con il 50% di sconto. Si punta su varianti e riserve esecutive, con relativi ritardi e lievitazione dei costi. Qui, del resto, si agisce all’ombra di un rapporto negoziale senza più concorrenti tra i piedi, dove ogni intesa corruttiva è possibile. Ma allora è …