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"Napolitano: no a tagli col machete sulla spesa pubblica", di Claudio Tucci

«Anche in questa fase di tagli della spesa pubblica, di rigore in seguito all’accumulo di un grande stock di debito pubblico, ritengo che i tagli della spesa pubblica non possano essere fatti con il machete. Non si possono mettere sullo stesso piano tutte le spese», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano al termine della visita ai laboratori del Cern di Ginevra dove ha sollecitato anche un maggiore contributo del settore privato alla ricerca. Questo deve valere anche in una fase di «restringimento della spesa pubblica dovuto a un debito che deve essere alleggerito in tempi non troppo lunghi».

Oltre ciò, ha aggiunto Napolitano, non deve «venire mai meno l’impegno del settore privato». E a ogni modo «non possono essere sacrificati alla leggera, in modo schematico, quelli che sono investimenti sul nostro futuro». «Non so se Galileo fosse in grado di garantire l’immediata ricaduta delle sue scoperte», ha aggiunto Napolitano, ma «pochi sono i giovani a essere così motivati come quelli che si dedicano alla ricerca scientifica», e non aiutarli «sarebbe un delitto».

Gheddafi fermi la violenza contro il suo popolo
In mattinata Napolitano è intervenuto al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. «La violenza contro il popolo libico non può essere tollerata. Il colonnello Gheddafi deve fermare ogni azione militare contro il suo stesso popolo», ha detto il capo dello Stato. «La nozione di rispetto e protezione delle popolazioni non può essere un optional», ha ammonito il capo dello Stato, che però ha subito aggiunto che l’Italia sosterrà «qualunque sforzo» perchè la Libia rispetti i diritti umani e sia riammessa al consiglio per i diritti umani dell’Onu da cui è stata sospesa: «Lo scontento popolare, ovunque si manifesti, deve essere affrontato attraverso gli strumenti del dialogo e della buona volontà politica».

Gheddafi ha sfidato apertamente il mondo
Napolitano ha parlato «di un atteggiamento di aperta sfida del colonnello Gheddafi alla comunità internazionale, una provocazione nei confronti dei protagonisti della vita internazionale che hanno detto basta con i bombardamenti, basta con la repressione». Il capo dello Stato ha apprezzato il forte monito lanciato ieri dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e ha sottolineato che gli «Usa in nessun caso sono disposti a usare la forza senza un mandato e un coinvolgimento internazionale». L’argomento Libia, ha aggiunto Napolitano, sarà il primo punto in discussione alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa che si riunirà mercoledì al Quirinale, una riunione convocata prima ancora che esplodesse la crisi in Nord Africa. Il timore però è che in Libia: «bisognerà fare i conti con sviluppi imprevedibili allo stato attuale». «In Libia – ha detto Napolitano – la situazione è molto diversa da quella egiziana dove le forze armate sono un’istituzione dotata di una propria autonomia. Lì, nel momento in cui l’esercito si è schierato con la popolazione, il potere della leadership politica è crollato».

L’immigrazione è un problema non solo italiano
Napolitano ha poi detto che la gestione della frontiera dell’Unione europea non può essere lasciata ai singoli paesi: «non è la frontiera di un paese, ma dell’Europa», ha detto, sollecitando Bruxelles a «definire regole migliori su diritto d’asilo e protezione dei rifugiati». «In un mondo interdipendente – ha spiegato – nessuno può più costruire muri, limitare il movimento delle persone e la circolazione delle idee. E questo vale anche per l’idea che si debbano rispettare e proteggere i diritti umani». Peraltro, ha aggiunto Napolitano «anche per i nuovi governi che nascono nei paesi interessati dalle attuali ribellioni» è indispensabile «cominciare con il piede giusto per quanto concerne i diritti umani e lo stato di diritto». «È anche nel loro interesse – ha detto – che ciò darebbe loro legittimità e credibilità internazionale».

Gli immigrati contribuiscono alla crescita dell’Italia
Il capo dello Stato ha ribadito pure l’importanza degli immigrati per l’economia italiana. «Nell’ultimo decennio gli immigrati residenti in Italia sono aumentati di circa il 250% e raggiungono il 7% della popolazione complessiva. Sono una forza positiva della nostra società, costituiscono una risorsa lavorativa essenziale per l’economia italiana, ampliano il respiro della nostra società e contribuiscono in proporzione rilevante alla crescita materiale e culturale del nostro paese». E l’opportunità di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale, «rispettando le regole del nostro stato di diritto – ha evidenziato Napolitano – rappresenta la chiave del successo della loro integrazione».

Speciale protezione per comunità cristiane
Napolitano ha infine difeso la libertà religiosa, definita: «un faro di speranza e potente rassicurazione per tutte le minoranze in quanto garantisce l’identità e la sicurezza di sè, la percezione dell’ostilità e delle minacce». Il presidente della Repubblica si è anche detto «profondamente scioccato e sgomento» per l’assassinio del ministro pachistano per le minoranze Shabbaz Bhatti e ha concluso il suo pensiero con questo appello: «gruppi vulnerabili, quali sono le comunità cristiane in alcuni paesi, richiedono speciale protezione».

Il Sole 24 Ore 05.03.11

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Napolitano avverte: rigore nei tagli, ma no al machete

Il presidente al Cern di Ginevra sprona sulla ricerca “Non sacrifichiamo investimenti sul nostro futuro”. Il messaggio non poteva essere più chiaro: basta con i tagli alla ricerca fatti con il machete. Giorgio Napolitano, da Ginevra, nel corso di un incontro con i ricercatori del Cern, il centro europeo dove si cerca di comprendere la materia e le forze che regolano l’Universo, è nettissimo. «Anche in questa fase di tagli della spesa pubblica, di rigore in seguito all’accumulo di un grande stock di debito pubblico – chiarisce il Capo dello Stato – ritengo che i tagli della spesa pubblica non possano essere fatti con il machete. Non si possono mettere sullo stesso piano tutte le spese».

Musica per le orecchie dei circa 1.500 ricercatori che rappresentano una bella fetta dei 6.000 scienziati che operano al Cern grazie alle intese tra l’Infn, l’Istituto nazionale di Fisica Nucleare. Non sono dunque «cervelli in fuga» della scienza, anzi: sono l’avanguardia di una scuola in cui l’Italia ha una grandissima tradizione, che nasce con Enrico Fermi ed Edoardo Amaldi. Il Cern è il più importante laboratorio di fisica del mondo, e l’Italia vi partecipa al 18% insieme ad altri 19 Paesi europei. Nel complesso c’è Lhc, l’acceleratore di particelle che con i suoi 27 chilometri di circonferenza è la più grande macchina mai costruita dall’uomo.

Il guaio è che in Finanziaria il governo ha tagliato ancora gli stanziamenti per la ricerca, compreso il contributo italiano al Cern. Napolitano non ci sta: «Come sapete – spiega a un certo punto ai ricercatori – io sono un presidente non esecutivo, ma credo che saranno condivise da altri alcune ragioni fondamentali di sviluppo della comunità italiana che si riflettono nell’investimento per la ricerca. C’è una nostra forte ragione di sostenere il Cern e sono convinto che questo impegno non verrà meno perché occorre uno sguardo un po’ più lungo e lungimirante».

Insomma, per il Capo dello Stato «non è retorico dire che cosa si può tagliare e che cosa non si può tagliare. Ci sono voci di spesa che non possono essere sacrificate in modo schematico e alla leggera, perché sono in un certo senso dei finanziamenti dati ai nostri giovani, alla scienza e al nostro futuro. Non so se sia più miope trascurare il valore in sé della scienza o sottovalutare le ricadute che le scoperte scientifiche hanno sulla nostra vita sociale». Anzi, le risorse vanno assicurate persino quando non è detto che ci siano ricadute economiche immediate. «Non so se Galileo Galilei – spiega Napolitano – era in grado di garantire le ricadute delle sue ricerche. Dobbiamo pensare che è in gioco il ruolo dell’Italia nel mondo in una fase in cui rischia di declinare anche il ruolo mondiale dell’Europa di fronte all’avanzata nel campo della ricerca di Paesi, come quelli asiatici, da secoli ai margini dello sviluppo. Se l’Europa non vuole essere condannata a giocare un ruolo minore, il nostro patrimonio scientifico va accresciuto e questo dipende da noi».

Parole che sono state ovviamente accolte con entusiasmo dagli scienziati presenti, che le hanno definite una «boccata d’aria fresca». «La commozione di questi giovani è stata il miglior complimento per il Presidente», commenta il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci. Per Guido Tonelli, responsabile dell’esperimento Cms (uno dei quattro più significativi condotti con Lhc) la visita di Napolitano è stata «un sostegno e uno stimolo nel proseguire nella nostra strada». Anche per Pierluigi Campana, che coordina l’esperimento Lhcb, le parole di Napolitano sono «motivo di soddisfazione per tutta la comunità scientifica italiana: vediamo riconosciuto il lavoro fatto in questi anni. Oggi – aggiunge – ho sentito una grande tensione e una grande soddisfazione: abbiamo sentito di avere un interlocutore». È stata una «grandissima emozione» anche per Fabiola Gianotti, a capo dell’esperimento Atlas, e Paolo Giubellino, alla guida dell’esperimento Alice. Il problema, ahimè, è che l’Italia spende in ricerca soltanto l’1% del prodotto interno lordo in ricerca. La media dell’Unione Europea è quasi il doppio.

La Stampa 05.03.11