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“I tagli in Abruzzo? Si faranno”, di Alessandra Ricciardi

Nessuna retromarcia. I tagli agli organici della regione Abruzzo per il 2009/2010 si faranno. Dopo averlo scritto il governo nel decreto legge per l’emergenza Abruzzo, in discussione al senato, lo conferma anche il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini. Che invece in un primo momento, anche in polemica con i sindacati della Cgil e della Cisl scuola, aveva ribadito che sugli organici abruzzesi l’esecutivo avrebbe rivisto il piano di riduzione. Ma non è così.
«La riorganizzazione, impostata con la manovra estiva 2008, andrà avanti», spiegava a IO il ministro la scorsa settimana, «grazie ai fondi aggiuntivi stanziati nel decreto legge potremo però fare assunzioni a tempo determinato in più per i prossimi tre anni. In questo modo accompagneremo la riduzione di organico con interventi mirati che evitino sul territorio ripercussioni negative dal punto di vista occupazionale. Almeno per la scuola». A seguito dell’appello a ripensarci che giunge unitario dai sindacati della scuola dell’Abruzzo (Cgil, Cisl, Uil e Snals), si attendono tra oggi e domani emendamenti correttivi al dl, a firma di esponenti di maggioranza. Su cui però, al momento, manca l’appoggio del governo. La conferma della Gelmini sull’ineluttabilità dei tagli pianificati dal ministero dell’economia (circa 1400 posti in meno dal prossimo settembre per le scuole abruzzesi) è giunta nel corso di un convegno organizzato da Anp, Apef e Diesse -le tre organizzazioni di categoria, rispettivamente dei presidi la prima e dei docente le altre due- sulla carriera degli insegnanti.
«Il governo è intenzionato ad andare sino in fondo sulla riforma dello status giuridico dei docenti», ha detto la Gelmini, «partendo dal ddl Aprea. E percorreremo questa strada anche contro i sindacati».
La riforma, che declina un nuovo reclutamento assegnato ai presidi e avanzamenti di carriera slegati dall’anzianità di servizio ma collegati a valutazioni periodiche e funzioni aggiuntive, dovrebbe essere, con qualche aggiustamento, quella delineata dal ddl messo a punto da Valentina Aprea, presidente della commissione cultura della camera. L’Aprea ha ricordato che sarà possibile introdurre nella scuola elementi «più liberali, favorendo, perché no, l’introduzione di Fondazioni ed il superamento del valore legale del titolo di studio». L’Aprea ha annunciato la retromarcia sui Cda, i consigli di amministrazione nelle scuole: «A introdurre questa provocazione», ha chiarito l’esponente Pdl, «a dire il vero era stato per la prima volta l’ex ministro Beppe Fioroni alla vigilia del rilancio del governo Prodi. Ora, rivedendo il tutto, noi abbiamo deciso che non punteremo su dei Cda ma su dei Consigli di indirizzo». Nessun ripensamento, invece, sull’esigenza di aprire maggiormente la scuola all’esterno, in generale agli enti locali. Confermati anche gli organi di valutazione interni.
In appoggio alla riforma, il presidente dell’associazione presidi, Giorgio Rembado. Che auspica «un nuovo sistema di governo della scuola, che attribuisca in modo funzionale le responsabilità e l’autorità di decidere; l’introduzione di meccanismi di carriera che riconoscano il merito professionale; la valutazione per tutti gli attori del sistema (dirigenti, docenti, scuole, alunni)».
Tutte proposte su cui giunge la benedizione della Gelmini. Che si dice per niente spaventata dal clamoroso insuccesso che toccò a Luigi Belinguer quando, nel 2000, provò a introdurre la carriera dei docenti attraverso il cosiddetto concorsone, e, dopo feroci contestazioni sindacali e rivolte di piazza, fu costretto a dimettersi. «Cercheremo il confronto costruttivo con tutti, ma andremo avanti comunque, anche contro i no», scandisce il ministro. Il riferimento è all’opposizione ma anche alle organizzazioni sindacali: «Vorrei ricordare che il 30% dei tagli», ha sottolineato il ministro, «andrà ai docenti migliori e su questo punto terremo duro malgrado ci siano forti spinte contrarie anche di carattere sindacale. Ed io ho il massimo rispetto per i sindacati ma la scuola, occorre ricordarlo, appartiene al paese».

ItaliaOggi, 12 maggio 2009