cultura

“Einaudi: no a Saramago, «Diffama Berlusconi»”, di Claudia Cucchiarato

José Saramago non accetta censure. È per questo che ha rifiutato la richiesta di Einaudi di modificare, con un’operazioni di editing, alcuni passi del suo ultimo libro, O caderno, uscito in aprile in Portogallo e ieri in Spagna. Nella copertina delle due edizioni l’autore appare assorto nella scrittura di un diario, carta e penna in mano. È così che scrive l’ottantasettenne Premio Nobel. Eppure, i testi che compongono questo libro sono tutti disponibili on-line. Dal 17 settembre scorso, infatti, Saramago ha un blog: caderno.josesaramago.org. Una raccolta di brani mordaci, intimi e polemici. Riflessioni in cui lo scrittore si permette di dire la sua sulle vicende di attualità politica, economica, culturale o sociale che più lo colpiscono. Ce n’è per tutti: da Bush a Blair, da Aznar al Papa e Fidel Castro, passando per Guantanamo, le colonie israeliane, Davos e Wall Street.

APPUNTI SULL’ITALIA
Ma ce n’è soprattutto per l’Italia: «terra della mafia e della camorra (…)governata da un delinquente». Ci va giù pesante il portoghese nelle considerazioni sul nostro presidente del Consiglio. Tanto che Einaudi, casa editrice del gruppo Mondadori, e quindi «proprietà di Berlusconi» (come ha fatto notare l’autore in uno dei suoi primi post), ha rinunciato ai diritti per la traduzione del tomo perché «pur ritenendosi libera nella critica, rifiuta di far sua un’accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe», spiegava in un comunicato stampa diffuso ieri. Un articolo dell’Espresso, in edicola da oggi, rivela che la casa torinese non se la sarebbe sentita di mantenere i «giudizi a dir poco trancianti su Silvio Berlusconi» che il Nobel pubblica ormai da nove mesi su internet. La palla rovente è passata quindi a un altro editore, Bollati Boringhieri, che pubblicherà il Quaderno prima di Natale. Nemmeno Feltrinelli, che per prima aveva tradotto in italiano i suoi romanzi, ha preso in considerazione l’eventuale edizione. A quanto riferivano ieri, in Feltrinelli non si accettano gli scarti di Einaudi e, comunque, si tratterebbe di un libro minore, non abbastanza importante da giustificare un ritorno dell’autore nelle loro collezioni. Il brano «incriminato», prende spunto dalla tendenza del premier a censurare la produzione culturale a lui non grata (come il film W. di Oliver Stone). La tentata censura di Einaudi quindi non ha preso in contropiede lo scrittore. Ma se gli editori italiani leggessero uno degli ultimi brani del blog (Fino a quando? del 15 maggio) e quindi non compreso nel libro della discordia, si metterebbero ancor di più le mani nei capelli.

LA LODE A SAVIANO
Il nostro premier viene infatti paragonato a Catilina: vuole sovvertire le regole della Repubblica, dice Saramago, che si chiede, citando il suo amato Cicerone: «Fino a quando, Silvio, abuserai della nostra pazienza?». La risposta potrebbe fornirla il lettore, quando potrà avere in mano una copia in italiano del Quaderno del Nobel sovversivo. Che, con umiltà, il 4 dicembre scriveva: «Mi sento insignificante di fronte alla dignità e al coraggio di Roberto Saviano, un maestro di vita, condannato a morte per aver scritto un libro di denuncia contro un’organizzazione criminale capace di sequestrare una città e i suoi cittadini. Penso a Saviano e mi chiedo se un giorno riusciremo a svegliarci da questo incubo: una società in cui molti vengono perseguitati solo per aver detto la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità».

L’Unità, 29 maggio 2009

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