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“La crisi erode anche la libera scelta”, di Alessandra Ricciardi

È una semplice legge di assestamento di bilancio. Ma quest’anno più che mai -visto il dispiegarsi degli effetti della riforma della scuola e dei tagli a risorse e personale decisi con il decreto legge 112/2008 dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti- ha tutto il sapore di una mini manovra. Spulciando le tabelle della legge n. 121/2009 sull’assestamento del bilancio dello stato per l’anno finanziario 2009, quelle riferite al ministero dell’istruzione, università e ricerca, si scopre infatti che non c’è solo un taglio -di 577 milioni di euro- ai fondi regionali per i contratti a tempo determinato (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di giovedì scorso e gli approfondimenti nelle pagine a seguire di AziendaScuola), ma anche alla religione cattolica e alle materie ad essa alternative. Per altri 145 milioni di euro circa. In verità più alle materie alternative che non alla Irc, giacché per questa disciplina è previsto un ruolo di docenti ad hoc assunti a tempo indeterminato.

Nel mirino sono finiti i capitoli di spesa delle scuole superiori, che vedono ridotte le risorse a disposizione in media del 40%, con punte del 50%, rispetto al bilancio di previsione. Dal ministero di Mariastella Gelmini, alle prese con l’emergenza della gestione ordinaria delle scuole (a giorni una nota dovrebbe essere inviata alle istituzioni per dire quali sono i finanziamenti disponibili a breve), non giunge una spiegazione ufficiale della scelta fatta.

Ma i rumors di viale Trastevere raccontano che in tempi di magra, in cui è d’obbligo stringere i cordoni della borsa, sarebbero stati gli stessi direttori regionali ad avere indicato la strada: meglio utilizzare le risorse in questione su altri fronti, quelli sui quali maggiore è l’indebitamento, che non per le materie alternative alla religione cattolica. Anche perché alle superiori è più facile che i ragazzi che decidono di non fare l’ora di religione possano badare da soli a loro stessi. Più difficile alle elementari e alle medie. E così si è avuto un taglio di oltre 145 milioni di euro, con vette del 51% in Lombardia, seguita da Liguria, Veneto e Marche, oltre quota 44%. La libertà di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica si articola, almeno sulla carta, in quattro chance: attività didattiche e formative alternative, studio individuale, nessuna attività, non presenza nei locali scolastici. Le prime due hanno sempre scontato la mancanza di adeguati mezzi finanziari per sostenerle, anche se non ci sono rilevazioni sistematiche al riguardo. Secondo Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura, ora con la riforma della scuola sarà anche peggio. Perché – ragiona in una recente interrogazione parlamentare- se in passato ad occuparsi delle materie alternative c’erano i docenti con cattedra di sole 15 ore, con l’obbligo di tutte le cattedre a 18 ore ci sarà un buco grosso quanto una casa. Nessun problema, invece, per il sottosegretario all’istruzione, Giuseppe Pizza. Nella risposta alla Ghizzoni, il numero due di viale Trastevere si è detto certo che «ciascuna istituzione scolastica, secondo le proprie specificità e la realtà in cui opera, come per il passato, saprà individuare le soluzioni che consentano di corrispondere adeguatamente alle richieste degli allievi che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica».

ItaliaOggi, 6 ottobre 2009

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“E negli istituti vince l’arte di arrangiarsi”, di Carlo Forte

Scuole senza soldi per pagare i supplenti e classi scoperte. È quello che sta succedendo in molte province a causa dei ritardi con i quali l’amministrazione centrale ha riversato le spettanze agli istituti. E non sono pochi i casi in cui i passivi da pagare risalgono ad anni precedenti. Con il risultato che molte scuole per onorare i debiti hanno utilizzato fondi di altri capitoli. E quindi ognuno si arrangia come può. Negli anni trascorsi, peraltro, il problema delle classi scoperte era meno evidente perchè, quando i docenti avevano le cosiddette ore a disposizione, era più facile trovare dei sostituti. Per lo meno per tamponare le emergenze. E quindi anche se mancavano i titolari nelle classi poteva comunque essere assicurata la vigilanza. Adesso invece la situazione sta precipitando. E si sta acutizzando una vecchia prassi deteriore, che è quella di suddividere gli alunni un po’ per parte, classe per classe. Anche se, mai come quest’anno, le classi sono piene fino all’inverosimile. È il caso di una scuola in provincia di Vercelli dove è stata addirittura costituita una classe con 38 alunni. Nelle scuole dove ci sono spezzoni disponibili fino al termine delle attività didattiche i presidi stanno già assumendo i supplenti. Ma si tratta di nomine a forte rischio di caducazione. Non appena saranno varate le disposizioni di attuazione del decreto salva-precari, infatti, i supplenti che sono attualmente in cattedra con nomina del dirigente scolastico, dovranno cedere il posto ai colleghi che saranno individuati con il nuovo meccanismo delle precedenze. Vale a dire, i docenti che rientreranno nella disciplina dei contratti di solidarietà. Che prevede la precedenza nelle supplenze termporanee (comprese quelle brevi) per tutti coloro che avranno diritto a questa nuova tipologia di contratto. Insomma il balletto dei supplenti quast’anno si preannuncia ancora più pesante del solito. E ciò aggiunge incertezza in un comparto che soffre già per i tagli e le migliaia di trasferimenti d’ufficio che hanno praticamente azzerato la continuità didattica in moltissime scuole. Sì, perchè ai docenti che ogni anno si spostano volontariamente per avvicinarsi alla famiglia, quest’anno si sono aggiunte altre migliaia di docenti che hanno perso il posto e sono stati mandati lontano da casa. Si tratta dunque di insegnanti che sarebbero rimasti ben volentieri a casa loro, continuando a garantire la continuità didattica. Ma che hanno dovuto farsi le valige perchè le loro cattedre sono state cancellate con un tratto di penna per effetto dei tagli previsti dalla Finanziaria: 42.100 cattedre in meno rispetto all’anno scorso.

ItaliaOggi, 6 ottobre 2009

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Falcidiati i fondi per le supplenze Gli stipendi ora sono a rischio, di Pagiane a cura di Nicola Colajanni

Con la legge 3 agosto 2009, n. 121 che reca le «Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2009», si è aggiunto un altro importante tassello alla politica di risparmi per la scuola inaugurata dal governo con la legge 133 del 6 agosto 2008. Un tassello che andrà a incidere sulle spese per il personale a tempo determinato che nei primi quattro mesi dell’anno scolastico 2009/2010 avranno un taglio di 577 milioni di euro (si veda ItaliaOggi di giovedì scorso). Fondi che il ministero dell’istruzione ha deciso di destinare ad altri capitoli di spesa su cui sono stati riscontrati pesanti debiti pregressi. A tal fine é opportuno raffrontare l’assestamento di bilancio con la legge di previsione per il 2009 (n. 2008 n. 204).

La previsione

Con tale provvedimento la spesa complessiva di competenza, a legislazione vigente, dei due ministeri unificati, che nel 2008, ammontava a 57,142 miliardi di euro, si è attestata a 55,472 miliardi con una diminuzione di 1,670 miliardi. Ciò ha comportato una riduzione dello 0,3% della percentuale sulla spesa di competenza totale dello stato che per il Miur è passata dal 10,6 al 10,3%.*

Tale taglio, stabilito nella legge di previsione per il 2009, si può ricondurre a tre distinti interventi:

il primo, per una somma di 324 milioni, riguardava la manovra dovuta all’art.60 co. 10 della legge 133/08 che ha trasformato in tagli definitivi gli accantonamenti di cui ai commi 507 e 508 della legge finanziaria 200(legge n.296/06);
il secondo per una somma pari a 447 milioni per effetto del taglio lineare sulle dotazioni a legislazione vigente operato dall’art.60 co. 1 della legge 133/08;
il terzo pari a 899 milioni di euro,comprendente il taglio di 456 milioni, dovuto alla riduzione degli organici di cui all’art.64 della legge 133/08 nei primi quattro mesi del prossimo anno scolastico, e al taglio delle spese operate direttamente sullo stato di previsione per il 2009;
il saldo negativo indicato (1,673 mld) comprende il reinserimento in bilancio dei 120 milioni di euro successivamente destinati ai contributi a favore delle scuole paritarie.
L’assestamento
La legge di assestamento ha determinato le seguenti variazioni: la competenza è passata a 55.661.458.000 con un incremento di 188.553.000 euro; la cassa è passata a 57.164.841.000 con un incremento di 1.527.566.000.
È evidente la tendenza a garantire gli impegni di spesa già effettuati in precedenza.
Il sostanziale mantenimento della spesa previsionale di competenza 2009 non deve ingannare perché esso si realizza con compensazioni tra riduzioni e aumenti. Infatti all’interno della Missione 22 (Istruzione scolastica) succede che:
il programma Istruzione prescolastica decresce di competenza di 63.690.000 e di cassa di 57.478.000 euro;
il programma Istruzione primaria cresce di 1.143.600.000 di competenza e di 1.200.674 di cassa;
quello per l’Istruzione secondaria di primo grado cresce di 108.017.000 euro di competenza e di 117.732.000 euro di cassa;
il programma per l’Istruzione secondaria di secondo grado decresce di 1.187.928.000 euro di competenza e di 1.152.838.000 euro di cassa.
La scelta fondamentale dell’assestamento è quella di compensare gli incrementi alle spese ordinarie per il personale di ruolo e per i Capitoloni, ovvero i finanziamenti diretti che arrivano alle scuole, sottostimate in sede di preventivo, con un ulteriore salasso ai capitoli di spesa, collocati a livello regionale, per gli incarichi a tempo determinato.
I capitoli regionali per la spesa riguardante gli incarichi a tempo determinato subiscono i seguenti adeguamenti:
– diminuiscono di altri 139.879.460 quelli della scuola per l’infanzia;
diminuiscono di 73.209.768 quelli della scuola secondaria di primo grado;
– diminuiscono di 1.011.709.527 quelli della scuola secondaria di secondo grado,
– in aumento invece di 647.688.704 quelli della scuola primaria.
La spesa per gli incarichi a tempo determinato del personale docente e Ata si riduce così complessivamente di 577.064.995 euro.
Tagli, chi perde
Con tale riduzione, che risulta aggiuntiva rispetto alla riduzione di 456 milioni operata nella legge di previsione in attuazione dell’art. 64, non solo si colpiscono le spese per i precari che vengono licenziati a settembre, ma di fatto sarà difficile garantire, per i primi quattro mesi del nuovo anno scolastico, la regolare retribuzione di quanti comunque riceveranno un incarico annuale. Le medie nazionali delle riduzioni di spesa per gli incarichi annuali potranno avere effetti assai seri nella scuola per l’infanzia dove si realizza rispetto all’Assestamento 2008 una riduzione pari al 38,61%.
Anche nella secondaria di I e di II sono state realizzate riduzioni di spesa per gli incarichi annuali. Più contenute nella prima (-3%) più accentuate nella seconda (-29,7%).
A chi vanno le risorse
Con tali risorse si compensano alcune voci di bilancio carenti, ancche se in misura assolutamente inadeguata. È il caso dei cosidetti capitoloni. Infatti le spese per i capitoli di spesa a carico degli istituti scolastici riguardanti il Fondo per il funzionamento delle scuole vengono incrementate di 104.265.652 e quelle per il Fondo per il personale di 150 milioni di euro. Si tratta di misure che in ogni caso non risolvono la grave condizione finanziaria in cui si trova il funzionamento delle scuole anche rispetto alla situazione debitoria esistente e più volte denunciata dai dirigenti scolastici. Il debito, infatti, arriverebbe a un miliardo di euro.

ItaliaOggi, 6 ottobre 2009