Giorno: 10 Ottobre 2009

«Per non piangere altri morti. Messina, errori da non rifare», di Marco Laudonio

28 morti, 7 dispersi, 564 sfollati. Siamo arrivati al giorno dei funerali di Stato per i morti dell’alluvione di Messina ma dietro al dolore è sul crinale che divide il governo dall’opposizione che dobbiamo constatare come chi ha la maggioranza non stia arretrando minimamente da quell’impostazione di abbandono del territorio che ci ha portato a piangere i morti per colpa dell’incuria, del taglio dei fondi dalla difesa del suolo, dell’indifferenza per le norme applicate in tutta Europa, per l’incoraggiamento dell’abusivismo, per la pervicacia con cui si ostina a destinare tutti i fondi al ponte sullo stretto, per il disarmante scaricabarile tra Ministero dell’Ambiente, Regione Sicilia ed enti locali su ciò che si poteva o si doveva fare per evitare questa tragedia annunciata. A volte per salvare delle vite basta la memoria, come quella che dovrebbe far ricordare le alluvioni negli anni passati, come quella avvenuta a Scaletta Zanclea addirittura nel 1957 con dinamiche simili e segnalataci da Giancarlo Ba o quella di soli due anni fa. A volte per salvare delle vite basta applicare le …

«Graduatorie dei precari: il Tar commissaria la Gelmini», di Salvo Intravaia

Provvedimento inedito in seguito ai ricorsi dei supplenti penalizzati. Il Tribunale del Lazio dà 30 giorni di tempo al ministero per eseguire le ordinanze Il Tar Lazio commissaria il ministro Gelmini sulle graduatorie dei precari. E’ la prima volta che accade, ne dà notizia l’Anief che ha patrocinato i ricorsi dei supplenti inseriti “in coda”, anziché “a pettine”, nell’ultimo aggiornamento delle liste dei supplenti. Se entro 30 giorni il ministero non darà esecuzione alle ordinanze del tribunale amministrativo a viale Trastevere arriverà un commissario che si dovrà occupare della questione. Intanto, sulla vicenda il ministro Mariastella Gelmini ha annunciato l’emanazione di un provvedimento ad hoc che “sana” l’intera questione. Ma il Tar ricorda che eludendo le ordinanze cautelari il ministero ha aggirato la Costituzione e lo ha condannato al pagamento delle spese a favore degli insegnanti danneggiati. Il braccio di ferro sulle graduatorie dei precari della scuola, che interessano 500 mila insegnanti, rischia di fare scoppiare l’ennesimo caso politico sulla scuola. E di fare precipitare nel caos l’avvio dell’anno scolastico. Alla luce dei provvedimenti del …

«Pagelle e mobilità obbligatoria. Statali, via alla riforma Brunetta», di Felicia Masocco

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libero definitivo alla manovra Brunetta, ultimo di una serie di provvedimenti che insegue l’obiettivo di una maggiore efficienza e qualità nella pubblica amministrazione anche attraverso la lotta ai fannulloni che, va da sé, non può che essere condivisa. Per il premier Berlusconi e per il ministro Brunetta che l’hanno presentata, «è una rivoluzione » (l’ennesima) che renderà il paese più «moderno». Mobilità territoriale obbligatoria per i dipendenti, sanzioni anche penali per i fannulloni, licenziamento per gli assenteisti. Per i critici, la Cgil in primis, è però un’occasione persa visto che riconsegna gli uffici pubblici ai politici di ogni ordine e grado, cui si concede ampia discrezionalità nel fare e disfare, mentre alcune misure riguardano una platea ristretta di dipendenti. RESTAURAZIONE Un esempio: il merito. È un perno della “rivoluzione”, incentivarlo significa più produttività individuale. Il meccanismo che si introduce è questo: non più di un quarto dei dipendenti di ogni amministrazione potrà beneficiare del trattamento accessorio nella misura del 50%. Ovviamente chi non viene giudicato meritevole, non …

«Mafia, si cerca un colpevole. Uno qualunque», di Francesco La Licata

Sollecitato dal detonatore mediatico di Annozero, il tema delle stragi mafiose del ’92 e del ’93, ma soprattutto quello della trattativa intavolata dallo Stato con la mafia per farle cessare, è tornato prepotentemente alla ribalta. La miccia, si sa, l’ha innescata l’ex Guardasigilli – Claudio Martelli – riferendo (tardivamente, visto che sono trascorsi 17 anni) un episodio riferitogli a suo tempo da Liliana Ferraro, la più stretta collaboratrice di Giovanni Falcone fino a quel tragico 23 maggio 1992. Ha detto Martelli alle telecamere di Annozero che l’allora capitano dei Ros Giuseppe De Donno era andato a riferire alla Ferraro dell’esistenza di una possibilità di collaborazione di Vito Ciancimino, nel tentativo di fermare le stragi di Cosa nostra. Di tutto ciò, quindi, fra il 21 e il 23 giugno del ’92, Paolo Borsellino sarebbe stato informato dalla stessa Ferraro. Come spesso accade quando la cronaca, per sua natura tutt’altro che certa e definitiva persino nei tribunali, approda alla ribalta mediatica, si è liberata un’incontrollata ridda di voci, ipotesi e reazioni che, piuttosto che semplificare la già …

«Le due ottime ragioni della Consulta», di Alessandro Pace*

Sul Lodo Schifani la Corte aveva indicato che la costituzionalità era ancora da valutare. Era chiaro che lo scudo per le alte cariche non poteva essere istituito con legge ordinaria Caro direttore, da più parti, e non solo dal centro-destra, si muovono alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l´incostituzionalità del cosiddetto Lodo Alfano due rilievi critici: il primo, di aver rinnegato ciò che nel 2004 aveva affermato, e cioè che l´«assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono» alle alte cariche dello Stato costituirebbe «un interesse apprezzabile»; il secondo, di non aver esplicitato che il Lodo Schifani violava l´articolo 138 oltre agli articoli 3 e 24 della Costituzione. Il primo rilievo è inesatto, perché se è vero che tali parole figurano nel paragrafo 4 della sentenza, è anche vero che esse vanno lette alla luce della frase conclusiva dello stesso paragrafo, che suona così: «Occorre ora accertare e valutare come la norma incida sui principi del processo e sulle posizioni e sui diritti in esso coinvolti» Una frase, quest´ultima, che rende chiaro, …

«Una cartolina contro Silvio. Le donne rompono il silenzio», di Federica Fantozzi

Un ceffone virtuale da Debora Serracchiani «per la maleducazione», la tranciante definitività di Emma Bonino a proposito delle «patetiche ingiurie di stampo misogino», l’invito a chiarire in Parlamento da Livia Turco. A tre giorni di distanza non si affievoliscono le reazioni alle parole sprezzanti rivolte da Berlusconi a Rosy Bindi nello studio di «Porta a Porta»: «Come al solito, lei è più bella che intelligente». Di sicuro, presidente, lei non è a sua disposizione, come gli ha risposto dopo venti lunghissimi secondi nel silenzio sbigottito o pavido dei signori in trasmissione. E, come rilancia adesso la campagna dell’Unità – che vedete nell’illustrazione di Beatrice Alemagna qui a fianco – speranzosa se non di “rieducare” almeno di provocare un istante di resipiscenza nel Misogino Finale. Di questa sgradevole manciata di parole piombate via etere sulla tarda serata di migliaia di telespettatori, infatti, si continua a discutere. Vuoi perché il premier non si è scusato, vuoi perché la linea di difesa del portavoce Bonaiuti è stata incolpare i «momenti di concitazione» (come a dire: lo pensa, certo …

Bocciata l’Italia: deficit eccessivo

L’Unione europea avvia una procedura d’infrazione. Gozi: “Dal governo la solita superficialità sui problemi dei conti pubblici”. La Commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione sui debiti pubblici dell’Italia. Il nostro paese ha un deficit che non soddisfa i criteri del Trattato dell’ Unione Europea. Lo stesso destino è spettato ad altri otto paesi europei: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Slovenia, Slovacchia, Olanda e Portogallo. La Commissione ha affermato che i livelli di deficit necessitano un intervento “sebbene siano di natura eccezionale , in quanto siano principalmente conseguenza della grave recessione economica e delle sue dimensioni imprevedibili”. Ma si ricorda come il debito pubblico in Italia derivi in parte dagli effetti della crisi ed in parte da fattori strutturali, tra cui una spesa pubblica che rimane troppo elevata. Il debito pubblico italiano è stato costantemente oltre il valore di riferimento del 60% previsto da Maastricht. Si prevede che quest’anno permanga sui valori del 115,1% del Pil: “non si può dire che siamo di fronte ad una diminuzione sufficiente ai sensi del Trattato e del patto …