Giorno: 27 Ottobre 2009

“Le aziende in rosa sfidano la crisi. In Emilia sono duemila in più”, di Marco Bettazzi

L´impresa è femmina. Sempre più femmina. La crisi economica non spaventa le imprenditrici. Nonostante l´anno critico le aziende guidate da donne o con forte presenza femminile continuano a crescere. E a Bologna e in regione lo fanno a ritmi più sostenuti che nel resto d´Italia. Secondo l´ultimo rapporto di Unioncamere sono le donne a «salvare» l´impresa. A fronte di un calo generale dello 0,81 per cento delle aziende registrate tra giugno 2008 e giugno 2009 in Emilia-Romagna (circa 3.800 in meno in un anno) le società in rosa sono aumentate del 2% lungo la via Emilia. La crescita è addirittura del 3,35% nella sola Bologna che a dispetto di una sostanziale stabilità sul totale uomini-donne (meno 0,37%), con un balzo di 672 imprese al femminile fa segnare la nona migliore performance per aumento percentuale tra le province italiane. Un tendenza generalizzata lungo la via Emilia. Sono infatti 1.956 le imprenditrici in più che alla faccia della crisi globale hanno aperto un´attività in Emilia-Romagna, regione che da sola contribuisce per il 54% al trend positivo dell´intero …

“In Italia ci muoviamo solo in auto. Smog e traffico soffocano le città”, di Giuliano Rosciarelli

Nonostante una maggiore propensione all’uso del trasporto pubblico nei grandi centri, gli spostamenti su due e quattro ruote rimangono la scelta preferita: nel 2008, 50 milioni di veicoli hanno affollato le strade del nostro Paese. Avanza il trasporto pubblico nelle grandi città, mentre diminuisce nei piccoli centri. Negli agglomerati urbani, infatti, le auto assorbono ormai meno del 60 per cento degli spostamenti motorizzati, mentre in quelli con meno di 100mila abitanti il tasso di penetrazione supera anche il 90 per cento. E questo nonostante il ridimensionamento complessivo del peso delle quattro ruote nella mobilità urbana. A rilevarlo è l’Associazione italiana delle aziende di trasporto pubblico locale (Asstra) che traccia così la fotografia dell’uso dell’auto in città: «Un uso – avverte – che minaccia la sostenibilità della vita in questi centri soffocati dal traffico». Secondo il rapporto di Asstra del 2009 sulla mobilità urbana, il settore del trasporto pubblico nei centri abitati è quindi, nel suo insieme, trainato soprattutto dalle aree metropolitane, mentre nei centri minori della provincia il trasporto pubblico è ridotto ai minimi termini, …

“Il disinteresse del conflitto”, di Massimo Gramellini

Che il capo del governo sia venuto in possesso di un video contro Marrazzo non in quanto capo del governo ma nelle vesti di proprietario di un’impresa di comunicazione è qualcosa di cui sembra non essersi accorto nessuno. Nemmeno i suoi oppositori. Avete forse letto una sola dichiarazione indignata o almeno stupita? Commentavo con tre amici di sinistra la telefonata in cui Berlusconi avverte il governatore del Lazio di un filmato che lo riguarda, dopo averne avuto notizia dai dirigenti della Mondadori ai quali era stato proposto. Il primo amico, tendenza D’Alema, ha detto: stavolta Silvio si è comportato da signore, poteva rovinarlo e invece lo ha risparmiato. Il secondo, tendenza Veltroni: è il presidente del Consiglio, avrebbe dovuto avvertire la polizia. Tesi discutibile, perché presuppone che Berlusconi fosse a conoscenza non solo del video, ma anche del ricatto. Era naturalmente questa l’opinione del terzo amico, tendenza Di Pietro: per lui il premier è all’origine di tutti i mali dell’umanità dai tempi del Diluvio Universale «perché non poteva non sapere». Ma neppure il più ossessivo …

“Quel patrimonio di tre milioni”, di Ilvo Diamanti

A primarie concluse, la prima reazione è di sollievo. E’ finita. Questa lunga, estenuante, complessa maratona congressuale. E al di là di valutazioni di merito, è finita bene. Senza contraddizioni sostanziali fra il voto degli iscritti e quello degli elettori, alle (cosiddette) primarie. Senza bisogno di ricorrere al ballottaggio. Oggi, finalmente, il Pd ha un segretario, Pierluigi Bersani. Ma soprattutto ha scoperto che può ancora contare su una base enorme. Quasi tre milioni di elettori e simpatizzanti. Che domenica hanno partecipato alle primarie. Nonostante tutto. Molti, rientrati dall’esilio, per una volta ancora. Bersani, con il 54% dei voti validi, ha distanziato gli altri due candidati. Che, pure, hanno riscosso un buon risultato. Franceschini ha raccolto un terzo dei voti. Marino ha ottenuto il 12%, il 4% in più rispetto al voto degli iscritti. Il dibattito congressuale non ha prodotto grandi emozioni. Identità chiare. Parole-chiave. Spendibili sul mercato politico, come slogan, dall’intero Pd. Tuttavia, alla fine, resta l’immagine di questa grande partecipazione. Un investimento sulla fiducia. Che sarebbe irresponsabile dissipare (ancora). Sugli elettori delle primarie vorremmo …

“Pier Luigi rivoluzione dolce”, di Fabio Martini

La storia di Pier Luigi Bersani è iniziata con un odore, l’odore insistente dei macchinari tessili, dell’olio di lavorazione e del cotone grezzo. Sono le 15,28 quando il nuovo segretario del Pd entra dentro il capannone della Fornitura tessile Villanti alle porte di Prato. Faticosamente Bersani si fa strada tra operai, artigiani, ingegneri, cassintegrati che vorrebbero stringergli la mano. Ha voluto iniziare da qui, da Prato, uno degli epicentri della crisi italiana, piuttosto che da qualche cimitero, dove far simbolico omaggio a qualche padre spirituale del centrosinistra. E dalle prime mosse si è capito che la musica è cambiata. I cameraman e i giornalisti spingono, chiedono, pressano, lui è disponibile con tutti, poi ad un certo punto tra sé e sé mormora: «Dio bono, ma mi lasciano parlare con la gente?». Altri dieci minuti di spintoni e sudore fra telai e orditoi e finalmente spunta un microfono. Bersani inizia, molti non lo vedono e allora lui afferra una sedia, ci sale sopra e – come Lenin alle acciaierie – fa da lì il suo saluto: …

“Italia 2009, così abbiamo inabissato la cultura”, di Giordano Montecchi

Perché, si chiede il mondo, la maggioranza degli italiani subisce con tanta noncuranza un disegno autoritario che giorno dopo giorno ne avvelena la democrazia? Si possono chiamare in causa antichi vizi nostrani come l’ignavia o la sfiducia, ma l’alleato forse più prezioso di questa deriva sciagurata è un altro. È la nostra incultura di popolo, mentre di contro, il più grande ostacolo a questo disegno è tutto ciò che alimenta la cultu-ra: fame di conoscenza, autonomia di giudizio, spirito critico, dirittura morale. Etica e cultura: questi sono i veri nemici contro cui Berlusconi e i suoi con un sapiente gioco di squadra combattono quotidianamente, sabotando (o quando gli conviene comprando) tutto ciò che alla cultura dà sostanza e forza: l’educazione, la stampa e l’editoria, il ruolo degli artisti, degli intellettuali, delle stesse istituzioni culturali. L’idea che scuola, università, teatri, orchestre siano soldi buttati; che cineasti, musicisti e artisti in genere siano parassiti; che giornali e giornalisti formino una delinquenza organizzata più pericolosa delle tante mafie presunte e non meglio identificate: tutto ciò ha il suo …