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“Senza soldi per le ricerche, a rischio l’astrofisica italiana”, di Cristina Pulcinelli

La prestigiosa rivista scientifica “Science”ha messo al secondo posto tra le dieci scoperte più importanti dell’anno quelle arrivate dal satellite Fermi, un satellite della Nasa alla cui costruzione e al cui funzionamento partecipa in modo significativo il nostro Paese. Il 2009è stato un anno ricco di risultati importanti per l’astronomia e per l’astrofisica italiane. Ma il futuro potrebbe non essere così roseo. Anzi, si profilano nubi nere all’orizzonte. SENZA SOLDI Il problema? La mancanza di fondi per portare avanti le ricerche. «Stiamo completando in questi giorni il bilancio di previsione e forse dovremo chiudere – o per lo meno ibernare – alcuni grandi progetti», ha avvertito il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Tommaso Maccacaro, durante un incontro con i giornalisti sull’attività dell’Ente. Nel bilancio di previsione 2010, sui 90 milioni di euro di dotazione ministeriale, circa il 5% è destinato ai progetti di ricerca e solo un’altra esigua frazione è destinata alla ricerca di base. Il resto va in spese fisse. Ci sono gli stipendi delle 1300 persone che lavorano nell’Istituto, ma anche la messa a norma dell’impianto elettrico dei laboratori, i normali lavori di manutenzione, le bollette. «Sono le conseguenze della riforma di qualche anno fa – ha spiegato Maccacaro – una riforma dichiarata a costo zero e i cui costi sono stati pagati dal nostro ente». Che rischia di dover rinunciare ad importanti attività. Quest’anno ha raccontato Maccari, «abbiamo scoperto l’ammasso di galassie più lontano dalla Terra: 10,2 miliardi di anni luce. Con il telescopio nazionale Galileo, nelle Canarie, siamo riusciti a registrare il più distante lampo gamma. Abbiamo poi partecipato al lancio dei telescopi Herschel e Planck». Planck studia l’origine dell’universo ed è coordinato da un ricercatore di Bologna. Herschel è il più grande telescopio spaziale mai lanciato e l’Italia è responsabile del controllo di tutti gli strumenti di bordo. «Nel 2010 completeremo il Sardinia Radio Telescope – ha proseguito il presidente dell’Inaf – Si tratta del più sensibile radiotelescopio europeo, è costato circa 70 milioni di euro ma non abbiamo a bilancio le risorse necessarie per renderlo operativo. Per farlo, dovremmo, ad esempio, comunicare ai nostri partner americani e tedeschi che non saremo in grado di onorare la nostra quota di partecipazione a LBT, il Large Binocular Telescope, il più grande e avanzato telescopio ottico del mondo attualmente attivo. E’ costato 250 milioni di dollari e noi partecipiamo al 25%. Oppure dovremo informare ESO, l’European Southern Observatory – organismo internazionale di cui l’Italia è membro – che non siamo nelle condizioni di portare a termine e consegnare il VST, un telescopio di nuova generazione, con grave danno scientifico per la comunità astronomica internazionale e italiana e con danno d’immagine per il nostro Paese. O forse dovremo temporaneamente chiudere il nostro Telescopio Nazionale Galileo situato nelle Isole Canarie in violazione dell’accordo stipulato con i colleghi spagnoli». Naturalmente, chiudere la collaborazione ai progetti internazionali significa pagare delle penali che possono essere anche salate.
L’Unità 20.12.09