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Lite al Tg1, la Busi resiste «C'è libertà di espressione»

Scontro aperto al Tg1. Da una parte Augusto Minzolini, direttore dal 20 maggio 2009 (voto contrario dei tre consiglieri di opposizione su nove). Dall’altro alcuni conduttori storici (Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, sostituiti da Minzolini a partire da lunedì con Francesco Giorgino, Laura Chimenti e Francesca Grimaldi) e soprattutto Maria Luisa Busi, per ora non rimossa ma «richiamata» da Minzolini con una lettera dopo un’intervista rilasciata dalla conduttrice a la Repubblica in cui contestava duramente le «epurazioni» del direttore. La Busi ha risposto a Minzolini con un’altra lettera rivendicando «la libertà di espressione sancita dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori e come membro del Consiglio nazionale della Federazione nazionale della Stampa». Il dissidio tra i due è aperto da tempo, soprattutto da quando Maria Luisa Busi, inviata all’Aquila il 21 febbraio (nelle ore della protesta delle carriole) e contestata sul posto al grido di « Tg1 scodinzolini» commentò: «Non posso rispondere dell’informazione in generale che il Tg1 ha dato in questi dieci mesi di terremoto».

Le replicò Minzolini: «Giudizi inaccettabili, perché ingenerosi nei confronti dei colleghi inviati che l’hanno preceduta. E presuntuosi». Tg1 In onda La giornalista Maria Luisa Busi, 46 anni, ieri sera durante l’edizione delle 20 del Il clima in redazione è tesissimo, soprattutto dopo il caso Mills (il 26 febbraio il Tg1 parlò nei titoli di «assoluzione», non di prescrizione, Minzolini fu attaccato, soprattutto dal sindacato Usigrai, in redazione circolò una lettera di solidarietà al direttore, firmata da 95 redattori su 162). Ovvero: il direttore sostituisce chi non si è schierato con lui. Minzolini insiste: «Non sono mica un Epurator, abbiamo assunto 18 precari che ho trovato e non mi sono scelto, dopo questo sforzo devo mostrare all’azienda un rinnovamento. Non ci sono motivazioni pseudopolitiche, non mi interessano, c’è solo bisogno di un ricambio. La lettera? Ma che c’entra?». E a chi gli è vicino, mostra un appunto: 28 anni di conduzione per Tiziana Ferrario, 18 per Maria Luisa Busi contro i 10 di Paolo Frajese o i 6 di Bruno Vespa… Altro appunto. Il «suo» Tg1 ha guadagnato due punti di ascolto nella fascia di età 30-40. Molto preziosi, dicono al marketing, per una testata troppo amata dal pubblico anziano, considerato un «basso spenditore» che attira scarsa pubblicità.

Opposta la lettura del sindacato Usigrai. Carlo Verna, segretario del sindacato: «Sa fare solo rimozioni, è accecato dalle note vicende che lo riguardano, il suo è un delirio di onnipotenza, l’unica strada è un confronto con l’azienda che porti a un avvicendamento». Cioè le dimissioni di Minzolini. Il quale gli ha fatto sapere che quanto Verna continuerà a chiedere le dimissioni, tanto lui resterà al suo posto. Circa le rimozioni, il direttore ribatte citando la nomina di Leonardo Sgura al posto del caporedattore storico Massimo de Strobel o con la promozione di Barbara Carfagna alla conduzione delle 17 («Sono forse di centrodestra?») Dice Alessandro Gaeta, 48 anni, inviato speciale dal 1987, membro del Comitato di redazione: «La redazione è scioccata, in parte ancora divisa. Ha superato con intelligenza la raccolta di firme a favore di Minzolini dopo le polemiche sul caso Mills, ribaltandola. Nell’elezione per i delegati al congresso Usigrai hanno votato in 147, otto delegati eletti su dieci del Tg1 non solo non hanno firmato quella lettera ma sono profondamente critici sulla linea del direttore. Uno dei più votati è stato Alessio Rocchi neoassunto al Tg1 che pochi giorni prima di firmare il contratto ha rifiutato di sottoscrivere l’appello pro-Minzolini». E cosa pensa del direttore? «Un buon giornalista, dotato di fiuto e di senso della notizia al quale va però stretto l’abito del direttore di una testata del servizio pubblico Rai. Non ha compreso a fondo quanto sia importante che il Tg1 resti patrimonio di tutti. Con una redazione preoccupata e con questa continua esposizione alle polemiche, aprire la porta al dialogo non è solo doveroso ma saggio».
Il Corriere della Sera 03.04.10