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Bersani: «Breve governo Poi voto a primavera», di Andrea Carugati

«Berlusconi è un osso duro, quando abbiamo detto che era una macchietta lo abbiamo sottovalutato». Pierluigi Bersani sceglie il salotto di Fabio Fazio su Raitre per una “confessione” inedita sul rapporto tra il suo partito e il Cavaliere. E tuttavia, accanto a questa autocritica, infila un moto d’orgoglio: «Io sono per guardare tutti i nostri limiti e correggerli, ma non sono per l’autolesionismo. La destra in tutta Europa vince perché è riuscita a gestire meglio i temi della globalizzazione. Ma noi non siamo stati delle meteore inutili, se siamo nell’Unione europea è per noi…». Bersani parla anche del futuro, a partire da una previsione sul voto: «C’è una buona probabilità che si vada votare in primavera, il deterioramento di questa maggioranza è evidente», spiega. «Andranno avanti a pajata e polenta, finché uno di loro non staccherà la spina…». Per questo il leader Pd continua a ragionare su «un breve governo di transizione, che faccia una nuova legge elettorale». «Tutti dimenticano che due anni fa fu proprio Berlusconi a dire in Parlamento che bisognava cambiare la legge elettorale. Se la maggioranza dei parlamentari vuole attuare la riforma, allora si può fare. Ancora non è in vigore la costituzione di Arcore…».

PROPOSTA ALL’UDC
Su come andare al voto, Bersani ha ribadito la sua ricetta dei “due cerchi”: un «nuovo Ulivo» con Vendola e Di Pietro, e una proposta di alleanza anche all’Udc. Sulla base di accordi chiari, «perché stavolta dobbiamo fare una cosa come si deve, altrimenti meglio che ci riposiamo…». Bersani difende il metodo delle primarie per scegliere il candidato premier, «sono una cosa bellissima». Massima disponibilità dunque al dialogo ma il segretario avverte: «Il Pd non è salmeria di nessuno, discute con tutti ma non ci sta a tutti i prezzi. Noi stiamo costruendo un progetto, ne discutiamo con tutti ma abbiamo bisogno di rispetto». «Se restiamo a pettinare le bambole, veniamo meno a un compito storico», avverte Bersani, ribadendo i rischi del secondo tempo del berlusconismo che rischia «lesionare i pilastri fondativi della Costituzione più bella del mondo». «Le regole vengono prima del consenso, non si può dire che siccome ho il consenso io forzo le regole. Chi direbbe in una democrazia “ghe pensi mi”? Berlusconi favorisce una deriva populista e plebiscitaria che rischia di portare l’Italia fuori dalle democrazie occidentali». «Il Cavaliere è arrivato in una fase di discredito della politica e il suo istinto porta verso una fase di grande discredito della politica. Oggi c’è un distacco tra società e politica paragonabile al ‘94. Bisogna sfondare il numero di gomma che si è creato…». Di qui la risposta alla “dolorosa” domanda: «Perché la crisi di Berlusconi non porta voti al Pd?». «Quando piove piove per tutti», dice Bersani.

E il “papa straniero” che dovrebbe salvare il centrosinistra? «Speriamo che non si liberi Obama – risponde sorridendo – lo spero per Stati Uniti…». Fazio cita Montezemolo, Draghi, Profumo, «nessuno di questi ha fatto il volontario alle feste del Pd…». «Per adesso divertiamoci leggendo i giornali. Poi quando sarà il momento vedremo», la risposta.

CHIARIMENTO SULL’AFGHANISTAN
Si parla anche del dramma afghano. «L’Italia chiarisca il proprio ruolo», spiega Bersani uscendo dagli studi Rai. Nessun commento sulle bombe proposte da La Russa. «Servirebbe un chiarimento sul futuro della missione italiana. Perché siamo andati li? Cosa succede? Quali sono le prospettive?». Una tappa fondamentale per mettere a fuoco la questione «è quella che coincide con l’inizio del ritiro delle truppe, a metà del prossimo anno». «I talebani non possono vincere questa partita, né l’Italia può venire meno ai patti e alle alleanze. Mi piacerebbe che l’Italia giocasse un ruolo decisivo per ottenere chiarezza su quello che sta succedendo, che facesse sentire la sua voce».

L’Unità 11.10.10