Giorno: 18 Novembre 2010

"L'audace taglio del solito Tremonti", di Pietro Greco

Fondi e burocrazia. Così muore l’università. I ricercatori italiani sono scesi di nuovo in piazza ieri aRoma per protestare contro il nuovo attacco del governo Berlusconi all’autonomia della scienza. Il ministro Gelmini ha infatti ha sottratto la gestione degli Enti pubblici di ricerca ai presidenti o ai direttori – in genere scienziati di chiara fama – per affidarla a direttori amministrativi, nominati senza vincolo dal ministro, che avranno l’ultima parola persino nella formulazione degli indirizzi scientifici degli Enti. Il rischio è che la ricerca italiana, già priva di risorse, sia gestita con un approccio burocratico e, insieme, politico. Sarebbe la sua fine. A proposito di risorse. Da qualche giorno il ministro Giulio Tremonti va sostenendo che, con i provvedimenti contenuti nella legge di stabilità in votazione al Parlamento, aumenterà gli investimenti per l’università nel 2011 di un miliardo di euro. Si tratta, né più e né meno, di una grossa bufala. Propinata con destrezza. Come infatti ha prontamente rilevato Walter Tocci, deputato del Pd ed esperto di politica della ricerca e dell’alta formazione, la verità …

"L´Ulivo sorpassa il Pdl e Fini raggiunge l´8%", di Ilvo Diamanti

Silvio Berlusconi non ha mai pensato di aprire la crisi, in queste condizioni. Venire “sfiduciato” dalla Camera, per chi è stato eletto con una larghissima maggioranza, appena due anni fa. Come spiegarlo agli elettori? Ma c´è un problema ulteriore e forse maggiore. Aggiungere alla sfiducia della Camera quella dei cittadini. Anche se Berlusconi continua a dire che il 60% degli italiani “è con lui”, a noi – e non solo a noi – risulta un dato assai diverso: 32%. Meno di un terzo degli italiani. È ciò che emerge dal sondaggio dell´Atlante Politico di Demos, condotto negli ultimi giorni. Un grado di fiducia inferiore a quello di Bersani, ma anche di Tremonti, Casini, Fini. Solo Bossi è meno “amato” di lui. Ma il leader della Lega è, da sempre, uomo di “fazione” e di “frazione”. Più che unire, divide. Si tratta, per Berlusconi, del livello più basso negli ultimi due anni. Dalle elezioni politiche che lo hanno visto trionfatore, a capo del centrodestra. Per questo la prospettiva della crisi lo preoccupa. Teme la trappola dei …

"La generazione 2.0 vive anche in piazza", di Fabrizia Bagozzi

Non era il davvero troppo facile Bunga Bunga (presente ma tutto sommato in modica quantità), ma futuro il termine più citato ieri dai 200mila studenti medi e universitari che hanno manifestato ieri in tutta Italia. E che il ministro dell’istruzione Gelmini ha liquidato come mantenitori dello status quo che «ripropongono vecchi slogan». Il variegato plotone in età scolare che ha popolato per un giorno le piazze italiane (e, al netto degli estremismi dei soliti quattro gatti che cercano di monopolizzare l’attenzione, in modo pacifico) chiedeva non già investimento nella scuola pubblica – parolaccia – ma almeno non disinvestimento, un minimo di garanzie di formazione, opportunità e merito. Tromboni immobilisti. E per di più (il copyright è del ministro della gioventù Meloni) manipolati da «sindacati, baroni e partiti». Se tutto questo è un déjà vu – mai comunque più del grembiulino e del cinque in condotta – forse è solo perché roba che risale al paleozoico è ancora lì, irrisolta. A dispetto delle famose “tre i” berlusconiane (ricordate? Quella sì sembra un’altra era geologica), inglese internet, …

"Un´identità da ristudiare", di Francesco Merlo

E se dovessimo ancora farlo, il Risorgimento? Contro Bossi, che lavora per dividere l´Italia imputando al Sud lo Stato che dal Nord è nato. Contro i “neoterroni”, che gli forniscono alimento immaginando un´altra Cassa del Mezzogiorno, un partito del Sud. Contro la riforma della Gelmini, che concentra nella scuola a cui si deve l´unità d´Italia i più vieti e rancorosi luoghi comuni antiunitari. A partire da Gramsci, tutti gli storici hanno raccontato il Risorgimento come il piccolo movimento militare di un grande gioco internazionale, alla fine del quale i contadini del sud diventarono briganti, periferia senza storia e senza patria e dunque illegale e mafiosa; la Lombardia, che era europea, fu annessa al Piemonte; le altre realtà statali furono unificate con un artifizio da un gruppo di notabili che parlavano francese. L´Italia che ne nacque fu, per tre quarti di secolo, malata: a Nord infestata da pellagrosi e cretinici per via della dieta a base di mais, al sud da contadini devastati da quella malaria che uccise anche Cavour. Nel 1882 il senatore Luigi Torelli …

"I clan stanno con chi comanda", di Francesca La Licata

Una nota stonata, il rumore di fondo delle polemiche Saviano-Maroni. Specialmente nel giorno della cattura di Antonio Iovine. Il successo delle forze dell’ordine, frutto di lavoro e sacrifici di tanti poliziotti e magistrati, in sostanza dello Stato, avrebbe dovuto placare il clamore provocato dal monologo dell’autore di Gomorra. Colpevole», a giudizio del ministro dell’Interno, di aver «ideologizzato» la lotta alla mafia screditando la Lega Nord, cioè il partito di appartenenza del titolare del Viminale. Diceva Giovanni Falcone che la lotta alla mafia non è, non dovrebbe essere, né di destra né di sinistra. E i successi dello Stato sono successi di tutti, perché ogni sconfitta delle cosche è una vittoria del bene comune. Così dovrebbe essere, ma così non è e non è mai stato, sin dagli albori della «questione mafiosa» che è antecedente all’Unità d’Italia. Un’autolesionistica vocazione alla rissa ha portato spesso il Paese a dividersi puntualmente, proprio quando – invece – sarebbe stata utile coesione e superamento delle diversità per combattere le mafie. Cos’è accaduto nelle ultime ore? Un intellettuale tra i più …

Il Pd con gli studenti in piazza in 100 città italiane. Firma la nostra proposta

Giornata di mobilitazione contro i tagli della manovra economica, per una scuola pubblica libera, partecipata e di qualità. In piazza anche Fausto Raciti, segretario dei giovani democratici. Agli studenti italiani la riforma Gelmini non piace, così hanno manifestato in 100 piazze del Paese, uniti dal pacifico grido: “Il futuro è adesso, riconquistiamolo!”, sull’onda di un movimento mondiale per il diritto allo studio. Un movimento che si sta diffondendo a macchia d’olio in varie capitali europee. Fra le principali piazze italiane: Venezia, Padova, Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Ancona, Napoli, Lecce, Palermo, Catania, Bari, Reggio Calabria, colmedi giovani studenti, circa 200000, con l’obiettivo di collaborare tutti insieme per formulare proposte atte a riformare l’istruzione pubblica e rilanciare la ricerca, ottenere fondi per l’Università e la Scuola pubblica da investire nell’edilizia scolastica e sulle borse di studio. Le manifestazioni di oggi sono scaturite da mesi di proteste, assemblee, sit-in, cortei ma soprattutto occupazioni e autogestioni di scuole ed università, contro i tagli del ministro Gelmini, contenuti nella Manovra economica di Tremonti. L’esasperazione ha raggiunto il culmine dopo …