Stavolta il popolo che scende in piazza, a Roma e in tutta Italia, indosserà semplicemente il tricolore. «Verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni», come recita l’articolo 12 della Costituzione. Sarà lei, che già campeggiava nei cortei viola del No-B Day, la protagonista, solenne e popolare, del 12 marzo, proclamato «C-Day», giornata della Costituzione. Da leggere, da portare in piazza, da regalare, da declamare. Da difendere dalle «randellate» del presidente del Consiglio. Perché a sessantaquattro anni dalla sua promulgazione è ancora lei la difesa più forte di tutto ciò che, essenziale per la democrazia, finisce sotto attacco. A cominciare dalla scuola pubblica. E per questo sarà una ventenne, Sofia Sabatino, della Rete degli studenti, a salire per prima sul palco di piazza del Popolo. In nome dei milioni di studenti, insegnanti, assistenti scolastici, offesi, in una sola battuta, dal premier. Quale migliore riparo anche per loro della Costituzione? «Difendere la scuola pubblica e difendere la Carta costituzionale è una sola battaglia», spiega Sofia, rilanciando a tutto il popolo del 12 marzo l’appello de l’Unità. Una battaglia che parla a tutti, universale, senza colori. Ci vorrebbero Benigni o Saviano a darle voce, suggerisce a nome dei promotori Beppe Giulietti di Articolo 21. Un invito, più che un semplice auspicio. Lo sforzo è fare di quel palco, il poet’s corner della «Repubblica democratica fondata sul lavoro». Largo al “cantante-professore” Roberto Vecchioni, reduce da Sanremo, invitato a intervenire. E all’attore Neri Marcorè, volto popolarissimo del cinema e del piccolo schermo, che alla Costituzione ha già prestato voce e talento, con uno spettacolo teatrale a lei dedicato. Ci saranno Ottavia Piccolo e Monica Guerritore. E poi, silenzio. per ascoltare le parole del padre costituente Piero Calamandrei. Gli organizzatori sperano che possa essere sua nipote a introdurle alla piazza. Resteranno giù dal palco i politici che hanno aderito alla manifestazione. Tanti, tantissimi. Escluso Pdl e Lega, ci sarà tutto l’arco parlamentare e non nel corteo che, a partire dalle 14, si snoderà da piazza della Repubblica a piazza del Popolo. Dai democratici del Pd, guidati da Bersani, Bindi e Franceschini, ai finiani di Fli, con Fabio Granata e Filippo Rossi (l’adesione alla manifestazione gli è costata la chiusura di Farefuturo webmagazine). Fianco a fianco con Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, il Prc Paolo Ferrero, il verde Bonelli. Prove di allenaza costituzionale. Non mancherà l’Api, assicura Tabacci. E anche i centristi di Casini ci stanno riflettendo. «La difesa della Costituzione è nel nostro dna, ma decideremo domani (oggi ndr)», fa sapere Lorenzo Cesa. «Tutti sono benvenuti », dice Giulietti a nome di un comitato promotore che va da Articolo 21 al Popolo Viola, daa Se non ora quando alla Cgil, dall’Usigrai all’Anpi alle Chiese Evangeliche. E nonc’è solo Roma. A Brescia, al popolo tricolore è stata negata piazza della Loggia, denuncia Sandra Bonsanti di Giustizia e Libertà: «Ce ne prenderemo un’altra”.
L’Unità 03.03.11
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“Scuola pubblica verso la protesta. E dopo gli sms, le lettere aperte”, di Paolo Gallori
Docenti, precari, studenti e genitori il 12 marzo in piazza a Roma e in tutta Italia per la scuola pubblica assieme ai movimenti in difesa della Costituzione. Intanto, dopo il minuto di silenzio nato via sms, ecco, da Nord a Sud, le missive indirizzate a Berlusconi da prof, presidi e giovani. E un invito da Napoli: “Presidente, venga a Scampia”. Mentre sul web l’iniziativa di Repubblica 1 a difesa della scuola pubblica ha superato le 60mila firme e si moltiplicano le iniziative, organizzate o del tutto spontanee, per esprimere il dissenso rispetto alla liquidazione della scuola pubblica da parte del premier Silvio Berlusconi, cresce il coordinamento per una protesta ormai pronta a tornare protagonista nelle piazze di tutta Italia. L’epicentro è individuato, nello spazio e nel tempo: Roma, 12 marzo.
E’ infatti sancita la fusione tra l’indignazione dei protagonisti della scuola pubblica con la manifestazione già prevista in quella data a difesa della Costituzione e dei suoi valori. Il 12 marzo, dunque, dietro il tricolore, si troveranno “uniti nella differenza” esponenti di partito, insegnanti e studenti, società civile, mondo sindacale e associazioni. La manifestazione è stata presentata alla Camera da Beppe Giulietti per Articolo 21, Sandra Bonsanti per Libertà e Giustizia, Silvia Bartolini del Popolo Viola e Sofia Sabbatini della Rete degli Studenti.
Si spera, spiega Giulietti, di poter contare sul sostegno e la partecipazione di artisti che dal palco raccontino a modo loro perché difendere la Costituzione e con essa il valore e la dignità della scuola pubblica. Giulietti cita Ottavia Piccolo, Monica Guerritore, Neri Marcorè e Roberto Vecchioni, proprio uno dei primi firmatari dell’appello di Repubblica. Il sogno è avere anche Roberto Benigni e Roberto Saviano.
Un grande attore di teatro, Paolo Poli, nel frattempo si è già attivato prestando la sua voce a una lettura di Pinocchio per la scuola pubblica. Un vero e proprio spot, visibile su YouTube 2 e nato per iniziativa di un gruppo di genitori di Roppolo, in provincia di Biella.
Nel dibattito intervengono anche gli studenti del Msac (movimento studenti di Azione cattolica), esprimendo pieno accordo con le parole del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. Il Msac respinge la “pretesa rivalità tra scuola statale e paritaria”, difende la professionalità di insegnanti, dirigenti e personale scolastico, e invita ad avere fiducia negli studenti. Perché “c’è ancora speranza se alla fina della giostra studenti e professori, uniti, insieme come solo sanno fare per le cose che contano, a dispetto di tutti i clichè che li vedono in eterno antagonismo, ricorderanno, ancora una volta e sempre con la stessa passione, che la scuola, la scuola di tutti, serve”.
Attorno alla data-fulcro del 12 marzo, il mondo della scuola pubblica muove verso una costellazione di ulteriori iniziative. Se ieri è stato il “giorno del silenzio”, un minuto di mutismo inscenato in tantissimi istituti da Nord a Sud dopo il tam tam via sms organizzato dai docenti, oggi è il giorno delle lettere aperte. Se ne contano diverse, il destinatario lo stesso: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
A Roma 3, i giovani del Surf (Scuole e Università in Rete per la Formazione) scrivono: “Nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio ritroviamo non solo l’ennesimo attacco alla scuola pubblica ma anche e soprattutto una concezione di essa che ci sconforta e offende gli insegnanti. Ciò che ci preoccupa è il termine utilizzato dal Presidente, “inculcare”: il compito della scuola, come quello della famiglia, non è quello di imporre un’idea, ma di formare i ragazzi in modo che elaborino un loro pensiero in autonomia e indipendenza”.
Missiva per il premier anche dalla Rete degli studenti medi del Veneto, sottoscritta già da oltre 50 rappresentanti di istituto, raccolta di firme ancora in corso. “Se la riformassimo davvero questa scuola pubblica – si legge -, pensandola come una risorsa che possa far crescere il nostro Paese, come un bene da tutelare, non come un’azienda che comporta solo dei costi, se la sostenessimo come merita, se non insultassimo di continuo i suoi insegnanti e chi ogni mattina si impegna per farla funzionare, allora la libertà delle famiglie di mandare i propri figli in una Scuola di qualità, che dia loro la possibilità di formarsi liberamente e crearsi un proprio percorso, solo allora tale libertà sarebbe realizzata”.
Da Bologna la reazione passa attraverso una lettera aperta, dal titolo “Stavolta noi ci esponiamo”, sottoscritta da ventidue presidenti dei consigli di istituto delle scuole del capoluogo e della provincia a difesa della scuola dei figli. Nel frattempo, l’assemblea delle scuole si sta mobilitando per la manifestazione del 12 marzo, anche se la protesta avrà con ogni probabilità anche un’altra data, il 17 aprile, con lo slogan “Se non ora quando: per una nuova primavera della scuola”. “Ci stiamo organizzando”, spiega Giancarlo Ambrogio Vitali, voce dell’Assemblea. “Le parole di Berlusconi vengono dopo altre migliaia di parole contro la scuola pubblica e dopo i tagli”.
Anche i presidi del bolognese si indignano. “Quello della scuola pubblica come luogo della propaganda è un argomento vecchio, arrugginito e sgangherato – dice Lamberto Montanari, dell’associazione presidi (Anp) dell’Emilia Romagna -. Ricordo che la scuola pubblica è laica, vuol dire che accoglie la pluralità di opinioni”. Al passaggio di Berlusconi sulla scuola che “inculca” Montanari reagisce: “Mi fa orrore questa parola. Noi educhiamo. Chi cerca una scuola che inculca si rivolga alle private”. Intanto, a Reggio Emilia è il Pd a lavorare a una iniziativa nazionale per il 15 marzo, per ribadire con forza la centralità della scuola, libera e aperta a tutti, nel difendere e promuovere il principio di uguaglianza, da nord a sud, nel nostro paese”, come spiega Francesca Puglisi, responsabile nazionale scuola del partito.
Un episodio viene alla luce attraverso la denuncia da Luigi Giuseppe Villani, capogruppo del Pdl in Emilia Romagna. “Il 28 febbraio, nella scuola elementare Giuseppe Verdi di Collecchio (Parma) una insegnante di sostegno ha fatto suonare la campanella affinché tutti i presenti, insegnanti, ausiliari e anche scolari, rispettassero un minuto di silenzio per protestare contro le parole del Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi”. Villani chiede alla Giunta regionale “se intenda stigmatizzare con risolutezza presso l’Ufficio scolastico regionale quanto avvenuto”.
Da Bari 5, la lettera aperta a Berlusconi reca le firme degli insegnanti del liceo classico “Flacco”. Che, oltre a definire “schematico e manicheo” l’inquadramento in blocchi di genitori e insegnanti, gli chiedono se sarà possibile in Italia avere un futuro che non sia fatto da privilegi e precarietà. E ricordano come siano state le leggi e gli indirizzi di politica scolastica del Governo a demolire la “scuola della Repubblica”, con incalcolabili danni per il tessuto sociale e la coesione civile.
E se a Firenze sono tantissimi gli insegnanti pronti a scendere in piazza il 12 marzo, si registra la singolare manifestazione di dissenso inscenata al liceo scientifico Castelnuovo. All’esterno e all’interno dell’istituto alcuni professori hanno cartelloni di protesta contro le frasi del premier. Sulla facciata la scritta “Qui si educa non si inculca”, sulle scale interne una frase tradotta da Plutarco: “Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”. I cartelloni sono stati esposti all’apertura della scuola, ma presto, su ordine dei dirigenti scolastici, sono stati fatti togliere. Soprattutto per una goliardata degli studenti, che hanno cancellato una ‘c’ dalla parola “inculcare”.
Non una lettera aperta, ma un semplicissimo invito viene rivolto a Berlusconi dai dirigenti scolastici di Napoli : “Venga a vivere un giorno con i professori di Scampia per vedere la passione con cui lavorano per salvare i ragazzi”. Oggi il minuto di silenzio è stato osservato dai docenti del Mazzini, nei prossimi giorni dovrebbe essere la volta del Genovesi, del Mercalli e dell’Umberto. Ma fervono i preparativi per portare la protesta in piazza. Il Coordinamento dei precari sta organizzando con i colleghi romani un sit-in nella Capitale per il 17 marzo. Gli universitari sono pronti a partecipare alla manifestazione romana del 12 marzo, mentre l’Unione degli Studenti medi pensa di organizzare a Napoli un’assemblea pubblica. Anche la Cgil è in fermento: da quando il premier ha parlato di istruzione, arrivano 150 mail di protesta al giorno. Spiega Alessandro Aienzo, segretario regionale Scuola, università e ricerca della Flc Cgil: “Manifesteremo in strada e ne parleremo alla città il 15 marzo con Susanna Camusso e Domenico Pantaleo, durante un’assemblea pubblica sulla difesa del sistema pubblico”. C’è di più. Tra il 9 e il 10 l’associazione onlus “Tutti a scuola” sfilerà nelle strade di Napoli per ricordare alla politica “che la Costituzione esiste e che la scuola pubblica aiuta anche e soprattutto le persone svantaggiate come i diversamente abili”.
Il tema è molto sentito anche a Torino , dove Tommaso De Luca, preside dell’Avogadro e presidente dell’Asapi, l’associazione delle scuole autonome piemontesi parla di “rammarico diffuso e indignazione”. De Luca spiega che alcune scuole si stanno mobilitando per approvare mozioni nei consigli di istituto in difesa della scuola pubblica, mentre si stanno muovendo anche le associazioni dei genitori. “Come presidi – aggiunge – stiamo raccogliendo manifestazioni sparse e ci stiamo mobilitando per scrivere e approvare un documento unico che sia portavoce dei motivi per i quali crediamo che i valori che abbiamo insegnato e non inculcato vengano difesi”.
La Repubblica 03.03.11