La fiducia numero 40, la più inutile di tutta la legislatura, passa a ora di cena. I leghisti sventolano le bandiere dei “popoli del Nord”, Berlusconi si mette addirittura un fazzoletto verde al taschino per suggellare l’intesa con l’alleato. 314 i sì, 291 i no, la maggioranza conferma di essere ancora in vita, ma di concreto non c’è nulla. Si votava solo una risoluzione della maggioranza, che approva la relazione di Calderoli sul federalismo municipale.Unpassaggio dovuto ma senza alcun effetto concreto. Già oggi il Consiglio dei ministri potrà dare l’ok definitivo al decreto sui Comuni,maavrebbe potuto farlo anche senza la fiducia, e addirittura senza alcun voto dell’aula. Bastava solo che il governo relazionasse alle Camere, dopo che il decreto era stato bocciato dalla Bicamerale per il federalismo il 3 febbraio.
Tanto rumore per nulla, dunque. Ma la Lega ha imposto la prova di forza, ammaccata dal voto della Bicamerale, timorosa che la crisi di Berlusconi possa trascinare a fondo anche il federalismo. «Un giro di mattoni in più, siamo quasi al tetto», commenta soddisfatto Bossi, che però, sulla durata della legislatura, resta prudentissimo: «Vogliamo completare il federalismo, poi vediamo. Stiamo coi piedi per terra».
LA PROROGA DI CALDEROLI
E infatti Calderoli annuncia che, dopo l’ok al federalismo regionale (che dovrebbe arrivare entro fine marzo) proporrà al Consiglio dei ministri una proroga di 4 mesi della delega sul federalismo, una proposta che le opposizioni avevano avanzatoda mesi. Tradotto: invece che il 20 maggio, il pacchetto di decreti dovrà essere pronto entro il 20 settembre. Una scelta della Lega per riaprire un filo di dialogo con le opposizioni. «Quando le richieste sono fatte seriamente, noi rispondiamo seriamente», dice Calderoli. Berlusconi gongola: «Sono tranquillo. Sappiamo che ci sono diverse persone in missione e due malati, la maggioranza è di 322».Ma Bossi è assaimenoentusiasta: ribadisce che «Berlusconi è l’unico che ci ha dato i voti», ma non si sottrae al dialogo con Bersani. «Gli altri – dice citando il leader Pd – mi hanno detto “Fai saltare il miliardario e domani ti votiamo il federalismo”, ma Berlusconi i voti in Bicamerale me li dava subito. Non ci possono chiedere di mettere a repentaglio unrisultato acquisito. Se uno accetta di far pace vota a favore, poi puòessere che si aprono degli spazi…». Non a caso a domande su possibili intese con la sinistra, il Senatur dice: «Non precludo mai niente…».
La Lega aveva bisogno come l’aria diuna prova d’immagine sul federalismo, anche in vista della festa di Bergamo con Bossi e tutti i big prevista per sabato sera, cui parteciperanno migliaia di militanti. Quella base che, nelle ultime settimane, ha manifestato più di un malumore per l’asse con il premier. In vista anche il cambio alla guida del gruppo alla Camera: al posto di Marco Reguzzoni arriverà a breve Giacomo Stucchi, quarantenne bergamasco, considerato molto meno “berlusconiano”.
Bersani ha dedicato quasi tutto il suo intervento in aula a un dialogo “a distanza con la Lega”: «Possiamo fare un federalismo fatto bene per il Nord e per il Sud. Fermatevi, altrimenti la riforma deraglia. Questo decreto è una patrimoniale per la piccola impresa che pagherà il doppio di Ici, se volete scambiare il guscio vuoto della riforma con il sostegno a Berlusconi per i suoi processi noi lo andremo a dire in tutti i posti». «Ma non dite che lo fate per il federalismo, è una balla. Se volete reggere il moccolo al miliardario e mettere il Carroccio al servizio dell’Imperatore non trovate scuse». Davanti alle proteste dei deputati leghisti, Bersani non si è scomposto: «Io parlo dritto come la gente del popolo: se un artigiano del Nord viene accusato di prostituzione minorile al processo ci va».
L’Unità 03.03.11