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Libia, l'Aula di Montecitorio vota la risoluzione del Pd

Il documento presentato da Pd, Idv e Terzo polo è stato approvato dalla Camera con 547 sì, 10 voti contrari
e 29 astenuti. A favore anche la maggioranza.

Dopo il dibattito di ieri al Senato, oggi il tema dell’intervento in Libia è stato discusso dalla Camera dei Deputati. Massimo D’Alema è intervenuto a spiegare le ragioni del Partito democratico nel sostenere la propria linea e le differenze tra la risoluzione del Pd, in linea con le decisioni dell’ONU, e la risoluzione della maggioranza, che invece comprende anche indicazioni imposte dalla Lega e che nulla hanno a che vedere con la risoluzione 1973 dell’ONU. Alla fine del dibattito la Camera ha approvato sia la risoluzione della maggioranza sia quella dell’opposizione, in particolare con 547 sì, 10 voti contrari e 29 astenuti.

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aprendo i lavori del Forum sulla Pubblica amministrazione del Pd ha così commentato il voto dell’Aula: “Nelle votazioni alla Camera sulle risoluzioni sulla crisi libica è avvenuto un fatto singolare, unico: il documento delle opposizioni unite ha avuto 200 voti in piú del documento di maggioranza”. “Mi è stato chiesto perchè non abbiamo sostenuto il documento di maggioranza – ha proseguito – perchè in una situazione del genere bisogna che quel che diciamo lo si possa capire ovunque, all’Onu, in Europa, a Bengasi. Non possiamo presentarci con una documentessa di 5 pagine aggiustata per i problemi o le miserie della maggioranza”. Bersani, che ha rivendicato la “linea chiara” dell’opposizione, ha anche criticato l’assenza del presidente del Consiglio in aula oggi alla Camera: “Un’umiliazione. Nel mondo viene interpretato come un messaggio ambiguo. Un nuovo elemento di debolezza, e l’Italia ha perso posizioni. Noi, invece -ha sottolineato Bersani- lavoriamo perchè l’Italia abbia la sua voce con dignitá. Non siamo bellicisti, andiamo lì per evitare il massacro. Tutto il resto si risolve con la democrazia”. “Lunedì in direzione dirò che l’Italia nella sostanza non ha un governo, quindi aumentano le responsabilitá del Pd. Questo è l’asse su cui ci attrezzeremo nella battaglia politica e nella proposta”.

Ieri il Partito democratico non ha votato in Senato la risoluzione sulla Libia che copriva le divisioni del centrodestra. Sebbene il testo abbia incluso quello presentato dal PD i senatori sono usciti dall’Aula confermando la decisione presa al termine della riunione del Coordinamento del PD , annunciata dal segretario Pier Luigi Bersani: “Non siamo interessati ad argomentazioni e correzioni di documenti che servano a coprire le miserie di una maggioranza e di un governo non sono in grado di esprimere una posizione univoca e hanno mostrato al mondo di essere in stato confusionale”.
Prima il Senato ha approvato la risoluzione del PD sulla missione in Libia, con la maggioranza che non ha partecipato alle votazioni.
La risoluzione ha ha ottenuto 127 voti favorevoli, cinque astenuti e nessun voto contrario. Pdl e e Lega non hanno preso parte al voto.
Il documento ripropone il testo approvato in modo bipartisan (con l’assenza di Lega e Idv) venerdì scorso dalle commissioni Esteri di Camera e Senato:
«Il Senato della Repubblica valutata positivamente la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1973 del 17 marzo 2011; impegna il Governo: ad adottare ogni iniziativa per assicurare la protezione delle popolazioni della regione, nello scrupoloso rispetto della risoluzione 1973 e delle relative prescrizioni; ad adottare ogni iniziativa necessaria per assicurare che l’Italia partecipi attivamente con gli altri Paesi disponibili, ovvero nell’ambito delle organizzazioni internazionali di cui il paese è parte, alla piena attuazione della risoluzione n. 1973 ai fini della protezione dei civili e delle aree popolate sotto pericolo di attacco, ivi compresa la concessione in uso di basi sul territorio nazionale; a tenere costantemente informato il Parlamento.»
Un testo firmato da Finocchiaro, Zanda, Latorre, Casson, Legnini, Pegorer, Gasbarri, Ceccanti, Giaretta, Incostante,Tonini, Cabras, Scanu, Pinotti, Livi Bacci, Marcenaro, Marinaro, Marini, Micheloni, Amati, Crisafulli, Del Vecchio, Negri.

Il voto è stato motivato così da Anna Finocchiaro: “L’intervento dell’Italia in Libia è necessario ed è legale. Necessario per ottenere la cessazione delle violenze, degli attacchi e degli abusi ai danni dei civili e degli oppositori politici. Oppositori politici e non fazioni ribelli come è scritto nella risoluzione della Pdl – Lega. L’intervento è legale perché assistito dalle due risoluzioni Onu. La nostra posizione è stata fin dall’inizio chiara, coerente e lineare. Da ieri abbiamo insistito, senza successo, affinché ci fosse Berlusconi in Parlamento. Ma Berlusconi rifugge l’Aula e ogni contatto e fa gaffe come quella di oggi pomeriggio quando, mentre io chiedevo di votare a favore delle dichiarazioni del Ministro Frattini, lui tuonava contro opposizione. E’ veramente grottesco. Noi abbiamo presentato la nostra risoluzione che ripropone il testo della risoluzione dell’Onu. Siamo obbligati a ripresentare questa risoluzione. Perchè, purtroppo, non è contenuta nella risoluzione del Pdl e della Lega. Siamo costretti a proporre quel testo per rafforzare il ruolo dell’Italia nelle istituzioni internazionali e anche nelle relazioni col futuro governo libico. La risoluzione della maggioranza indebolisce la posizione dell’Italia e quindi il Pd non la voterà. Non la voteremo perchè è ambigua sulle motivazioni dell’intervento. Perchè è mistificatoria del testo dell’accordo preso nel consiglio dei ministri esteri, che non prevedeva, come scrive la risoluzione della maggioranza, il blocco navale per fermare clandestini. Tant’è che il Ministro Frattini, in Aula, ha dovuto smentirla e ha chiesto si integrasse con la risoluzione del gruppo del Pd. Pdl e Lega, con questa risoluzione, rimpannucciano la maggioranza ma indeboliscono l’ l’Italia, senza assumersi la responsabilità della complessità delle questioni di oggi e del futuro. Non consentiremo che la grande questione degli asilanti e dei profughi venga trattata con i metodi con cui la Lega usa trattare le questioni dell’immigrazione. Per tutti questi motivi non votiamo la mozione della maggioranza”.

“Pier Luigi Bersani ha duramente criticato l’assenza del premier Silvio Berlusconi in Aula in Senato: “Vergognoso se il presidente del Consiglio non si presentasse in Parlamento. Chiediamo se Berlusconi intende invocare il legittimo impedimento anche in questo caso”.
Sarebbe il caso che “Berlusconi ci metta la faccia su quello che l’Italia ha da dire in una situazione così delicata”. La posizione politica del PD sulla Libia non cambia di una virgola. “La nostra linea è semplice – ha spiegato Bersani – chiara e unanimemente condivisa. Noi siamo pronti a sostenere un ruolo dell’Italia nella crisi libica entro i limiti della risoluzione Onu che prevede un intervento per bloccare i massacri e impedire a Gheddafi di bombardare il suo popolo”. “Di lì in poi – ha concluso il leader democratico – dovrà esserci spazio per un’iniziativa politica diplomatica che incoraggi una transizione rispetto alla quale Gheddafi non può essere l’interlocutore della comunità internazionale. Chiediamo che questa posizione venga approvata dal Parlamento”.Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del PD lasciando la riunione del Coordinamento spiegava: “Sosteniamo convinti la risoluzione delle Nazioni Unite ma non la gestione che la Francia ne sta facendo. E poi occorre assolutamente un’azione umanitaria”.

Dichiarazione di voto finale del gruppo PD pronunciata da Massimo D’Alema sulla Comunicazioni del Governo sulla crisi libica.

Signor Presidente, signori del Governo, colleghi deputati,
il Partito Democratico sostiene, e ha sostenuto fin dal primo momento, l’iniziativa internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che hanno garantito, forse in modo tardivo ma necessario ed inevitabile, un intervento della comunità internazionale nella crisi libica.
D’altro canto, siamo stati noi, le forze di opposizione, che di fronte alla polemica assenza da parte di settori della maggioranza, che è stata qui rivendicata dall’onorevole Reguzzoni, abbiamo provveduto nelle prime ore dell’intervento ad assicurare al Governo il sostegno parlamentare nelle Commissioni Affari esteri e Difesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Siamo noi a sostenere qui la risoluzione che, in modo più ampio e meno condizionato, sostiene l’azione del Governo e conferisce al Governo quell’ampio mandato che un Governo deve avere in una crisi di questo genere. Strano paradosso, mentre la maggioranza vuole imporre vincoli, alcuni dei quali sono cervellotici all’azione di Governo, è l’opposizione che chiede che l’Italia si impegni in modo pieno e senza riserve nell’azione internazionale. Lo dico perché, signor Ministro, in un intervento di cui condivido molti aspetti, il suo, ella ha rivolto un appello giusto a non dividersi, a non indebolire il Paese, salvo che, probabilmente, il suo sguardo doveva essere rivolto altrove, e non ai banchi dell’opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La scelta dell’uso della forza è una scelta difficile, una scelta drammatica, una scelta che suscita turbamento ben comprensibile in tanta parte dell’opinione pubblica, ma è una scelta questa volta necessaria. Bene ha detto il Capo dello Stato, che ha saputo rappresentare anche in questa drammatica vicenda i sentimenti e i valori che uniscono gli italiani, che noi non siamo in guerra ma aderiamo alla necessità di quell’uso legale della forza che è previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. D’altro canto anche chi abbia a cuore le ragioni più profonde del pacifismo e della non violenza non può non pensare a che cosa sarebbe accaduto se la coalizione internazionale non avesse fermato i carri armati di Gheddafi alle soglie di Bengasi o non avesse messo a tacere l’artiglieria che martellava Misurata uccidendo i civili; dunque la forza, in questo caso, anche se comporta un prezzo, ha dall’altra parte il numero delle vite salvate che bisogna pure considerare nel bilancio doloroso di questi giorni.
Certo, noi sappiamo che fermare il massacro, fermare l’offensiva dell’esercito, dell’aviazione e dei carri armati contro un popolo in rivolta non è la soluzione della crisi, né la risoluzione autorizza ad occupare la Libia, a liberarla e a cambiare il regime, e noi siamo fermamente convinti che si debba agire nell’ambito della legalità e dei limiti della risoluzione n. 1973.
Quella che si apre, dunque, è una vicenda complessa, una crisi dall’esito incerto, nel corso della quale occorrerà misurare insieme l’uso della forza e la capacità di iniziativa politica. Si tratta di una crisi nella quale sarà fondamentale la coesione politica di una coalizione che, purtroppo – ed è qui motivo di preoccupazione – sin dal primo momento, è apparsa divisa, non unita nelle finalità né nei mezzi. Diciamoci la verità, in questa vicenda emerge una debolezza dell’Europa.
Onorevole Reguzzoni, sono d’accordo quando lei dice che l’Europa non dovrebbe lasciare l’Italia sola di fronte all’emergenza dei profughi. Nel vertice dei leader progressisti europei, qualche giorno fa, abbiamo approvato un documento di solidarietà verso l’Italia, dove si chiede agli altri Paesi europei di fare la loro parte. Purtroppo, oggi prevale l’Europa conservatrice, l’Europa degli egoismi, l’Europa delle leghe, e quando vince l’Europa delle leghe, ce n’è sempre una che è più a nord di noi, c’è poco da fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Credo sia assai preoccupante l’irrisolto nodo del comando e controllo della missione, irrisolto della NATO, e credo, caro Ministro Frattini, che purtroppo anche l’Italia abbia contribuito alla confusione che è in corso, e non mi riferisco soltanto – come hanno fatto altri esponenti dell’esposizione, giustamente – alla ridda delle dichiarazioni contraddittorie: i nostri ragazzi sono pronti a colpire, ci ha annunciato il Ministro della difesa, ma il Presidente del Consiglio ha assicurato che non lo faranno mai; tra gli immigrati vi sono infiltrati terroristi, ha detto il Ministro dell’interno, ma il Ministro degli esteri non ritiene che sia così.
Sinceramente, credo che, oltre questo, vi sia qualche interrogativo ancora più di fondo. La NATO: cosa ha fatto o detto il Presidente del Consiglio al vertice di Parigi? Prima che cominciassero le operazioni militari, avevamo il diritto e il dovere, in quanto siamo il Paese più esposto, di chiedere chiarezza, prima di cominciare. Che cosa ha fatto lì il Presidente del Consiglio? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Guardando alle prospettive: la prospettiva è quella di una transizione democratica, oltre Gheddafi, come lei ha giustamente detto, o è quella di una mediazione con Gheddafi, a cui accenna oggi il Presidente del Consiglio? Vi è grande confusione, che sconcerta i nostri alleati e che indebolisce il ruolo dell’Italia.
Credo che l’assenza qui del Presidente del Consiglio non sia solo l’ennesima scortesia verso il Parlamento, ma è l’espressione simbolica di una assenza di guida politica, dell’assenza di una guida politica autorevole, credibile sul piano internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quanto paghiamo questa assenza in un momento in cui cambia epoca, un moto democratico sconvolgere il Mediterraneo, mette in crisi politiche tradizionali e spinge tutti noi ad una riflessione critica ed autocritica, perché l’Europa, tutti noi, abbiamo, forse per troppo tempo, pensato che i regimi autoritari fossero la migliore garanzia per il petrolio, per contenere l’immigrazione e per contenere l’islamismo.
Direi che questa impostazione pesa ancora moltissimo sulla politica attuale del Governo italiano. Ma tutto ciò è sbagliato. L’unica vera garanzia di libertà economica e di contenimento dell’estremismo è la democrazia. Bisognerebbe cambiare tutti. Ci può addolorare la disinvoltura della Francia, ma la Francia si è messa su questa lunghezza d’onda. E l’Italia dove è? Ciò che accade è una grande opportunità per il nostro Paese, ma bisogna avere il coraggio di mettersi con la propria forza, con la propria politica, con la propria intelligenza dalla parte della democrazia e dei popoli che lottano per cambiare.
L’Italia di oggi purtroppo non riesce a farlo. Troppe paure la condizionano, troppi vincoli con il passato ne indeboliscono l’immagine. Ecco perché noi temiamo che si perda una grande opportunità. Ecco perché oggi non solo ci facciamo carico di una responsabilità per il Paese ma dall’opposizione cerchiamo di lanciare un messaggio nel Mediterraneo: c’è un’altra Italia che ha capito che bisogna cambiare e che è dalla parte della speranza e della libertà.

da www.partitodemocratico.it