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"Pd: «Stop ai vitalizi per i parlamentari» La contromanovra taglia la politica", di Andrea Carugati

Un taglio drastico ai costi della politica. A partire dagli stipendi e dalle pensioni dei parlamentari, i cosiddetti vitalizi. E un immediato aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie dal 12,5 al 20%. È questo il cuore delle proposte del Pd sulla manovra economica, che saranno presentate oggi al Senato. Di fronte alla crisi dei titoli italiani sui mercati, e all’urgenza di varare in tempi rapidi una manovra che rassicuri gli investitori internazionali, i democratici hanno scelto di lanciare un messaggio forte, senza rinunciare alle proposte per modificare significativamente il testo del governo, giudicato «non equo e non in grado di sostenere crescita e sviluppo», come ha spiegato Massimo D’Alema, ribadendo che «la situazione è grave e ognuno deve contribuire ad evitare danni ancora maggiori». «Noi siamo quelli che hanno affrontato il peggio. C’è un’Italia solida anche dal lato delle opposizioni, di questo si abbia certezza», ha detto Bersani. «In Parlamento abbiamo sempre collaborato, ma il governo la smetta di fare delle chiacchiere». «Il nuovo record dello spread tra Btp e Bund tedeschi non ammette incertezze», rincara Francesco Boccia. «Non è più tempo di diagnosi ma di fatti». Di qui la scelta del Pd, puntare su pochi emendamenti «di qualità» da concordare con Udc e Idv (ieri Enrico Letta ha sentito Casini e Di Pietro) per dare plasticamente l’idea di una manovra «diversa»
LA RICETTA PD
In attesa della “quadra” con Di Pietro e Casini, stamane il Pd presenterà un proprio pacchetto di modifiche che prevede innanzitutto il taglio dei vitalizi per i parlamentari a partire dalla prossima legislatura. I contributi accumulati dagli onorevoli durante il mandato andrebbero dunque a un normale fondo pensione, cumulabili con quelli versati per le altre attività professionali. Equiparata anche l’età cui beneficiare delle pensione a 65 anni, e non prima come è accaduto finora per gli ex parlamentari. «Il modello è pensioni come tutti gli altri cittadini», spiega Davide Zoggia. Forbice anche sugli stipendi. Secondo la proposta Pd, già dal gennaio 2012 «è possibile equiparare le indennità alla media di quelle europee». Tradotto: dagli attuali 15mila euro (compresi i rimborsi) a circa 7-8mila euro netti mensili. Allo studio anche una proposta sulle Province che, a regime, spiegano i tecnici Pd, «porterebbe a un risparmio annuo di 500 milioni di euro». Il meccanismo è questo: abolire consigli e giunte provinciali e sostituirli con le assemblee dei sindaci del territorio. Restano dunque l’ente provincia e le deleghe su scuola, ambiente e viabilità ( sul modello catalano rilanciato dal deputato Salvatore Vassallo) e viene decapitata la struttura politica, ma solo al termine naturale di vita degli attuali consigli.
MENO TAGLI PER PENSIONI E COMUNI
I democratici propongono anche un intervento sui Comuni, con l’accorpamento dei servizi per quelli sotto i 5000 abitanti e altri incentivi per una fusione degli stessi enti. Altra stretta sui cda delle aziende comunali al 100%, che saranno sostituiti da un amministratore unico, mentre sarà prevista una sola partecipata per ogni municipio. Altri interventi riguardano l’eleminazione di agenzie come quella sul nucleare, la riduzione delle circoscrizioni giudiziarie, e lo snellimento degli uffici territoriali del governo. In tutto, dalla stretta sui costi della politica, il Pd stima circa 1,5 miliardi di risparmi, da destinare a una robusta riduzione ai tagli per Regioni ed enti locali previsti dalla manovra in 9,6 miliardi nel triennio. L’altra voce è la l’anticipazione della tassazione al 20% delle rendite finanziarie, che porterebbe nelle casse statali oltre un miliardo che servirebbe per abolire la patrimoniale sui depositi sui titoli e per allentare la stretta sulle pensioni. Secondo il Pd, infatti, l’indicizzazione va confermata per tutte le pensioni fino a 8 volte la minima. Altro capitolo riguarda le politiche per la crescita, a partire dalla proposta di una fusione tra Snam rete gas e Terna.
Una nuova manovra, dunque, quella proposta dal Pd. Consapevole della necessità di dare un segnale forte sui costi politica in una fase di così acuta difficoltà e di disagio dell’opinione pubblica. Come hanno segnalato anche ieri le parti sociali nelle audizioni sulla manovra a palazzo madama. E consapevole anche, come dimostra la lettera congiunta di Anna Finocchiaro e dei capigruppo Udc e Idv al presidente del Senato Schifani che la manovra «deve essere approvata rapidamente». «In queste ore siamo sull’orlo della bancarotta», dice Antonio Di Pietro. «È in questi momenti che si vede chi vuole bene all’Italia e chi gioca allo sfascio». Per questo, «si impone di non fare ostruzionismo in aula, e di non dare la scusa al governo di mettere la fiducia a una manovra iniqua e inappropriata».

L’Unità 12.07.11