"Responsabilità istituzionale", di Massimo Giannini
Illudiamoci pure. Sforziamoci di credere che il vertice straordinario di questa mattina a Bruxelles tra le più alte cariche di Eurolandia (Von Rompuy, Barroso, Trichet e Juncker) non sia stato convocato per discutere del “caso Italia”. Ma da venerdì sappiamo che l´allarme tricolore, in Europa, è ormai suonato. Sul piano internazionale, si tratta di capire se e come sarà possibile disinnescarlo. Sul piano nazionale, si tratta di evitare che il fallimento politico di un governo ormai impresentabile si trasformi nella bancarotta di un intero Paese. Non siamo alla soglia di un altro 1992, quando un´Italia schiantata dal peso del suo debito pubblico fu distrutta dalla speculazione. Allora la lira uscì dallo Sme e fu pesantemente svalutata, e il governo Amato impose alla nazione una cura da quasi 100 mila miliardi di allora, con tanto di “scippo” notturno sui depositi bancari. Ma da allora ad oggi la differenza più rilevante riguarda solo l´esistenza dell´euro, che finora ci ha salvato da un collasso sistemico. Per il resto, il debito ha ricominciato a salire, Berlusconi è il premier …