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Manovra: dichiarazione di voto per il PD di Anna Finocchiaro al Senato della Repubblica

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, questa manovra non è la nostra. Ne contestiamo l’impostazione ed i contenuti e non la voteremo. È credo il 12° provvedimento economico di questo Governo in tre anni, l’ennesimo negli ultimi 10 anni in cui quasi ininterrottamente, salvo i 20 mesi del secondo Governo Prodi, avete governato questo Paese. Tralascio la querelle tra il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’economia che ha accompagnato la genesi di questa manovra finanziaria. Ricordo, però, che sin dall’inizio vi dicemmo che mancavano 15 miliardi. Avevamo ragione noi. E se oggi ci avviciniamo a quell’obiettivo di rafforzamento che l’Europa ci raccomanda e ci avviciniamo accorciando un po’ le distanze all’obiettivo del pareggio di bilancio è perché quella obiezione è stata fatta e con tanta determinazione sostenuta.

Vi abbiamo chiesto più equità, più regole e più crescita. Avete dato troppo poco. Avete accentuato l’iniquità di questa manovra con i tagli del 20 percento ai presidi essenziali dello welfare.

Vede, senatore Garavaglia, certo che ci sono – come dice il ministro Tremonti – 480 meccanismi di detrazione fiscale. Il fatto è che tagliare così significa tagliare anche quello che riguarda la famiglia, i figli che vanno a scuola… (Applausi dal Gruppo Pd)… le persone che hanno difficoltà, le agevolazioni sulla casa, sulle ristrutturazioni, insomma, tagliare tutto. E se si anticipa l’entrata in vigore del ticket sulla diagnostica ambulatoriale il risultato è che non si agevola il pubblico ma il privato, e questo ovviamente speculando sul diritto alla salute. Vi abbiamo proposto norme che mettessero ordine nel bilancio. E avete detto no. Vi abbiamo chiesto delle liberalizzazioni che potevano farsi subito. E ci avete detto no seppure questo delle liberalizzazioni è uno dei capitoli sui quali l’Europa ha attirato l’attenzione ed ha sottolineato l’importanza, anche negli ultimi recenti colloqui che lei ha avuto in quella sede.

Chiedete sacrifici agli italiani e non siete stati capaci di fare tre cose che vi avevamo chiesto: allineare le retribuzioni dei parlamentari al parametro europeo, ancorare vitalizi parlamentari al criterio contributivo, tassare le pensioni dei parlamentari allo stesso modo con cui vengono tassate le altre pensioni d’oro e riordinare il sistema delle Province.

Erano quattro cose che sono state oggetto dei nostri emendamenti e di cui non c’è traccia in questa manovra finanziaria. (Applausi dal Gruppo PD). Vi avevamo proposto un piano industriale della pubblica amministrazione che riorganizzasse gli uffici periferici, recuperando risorse ed efficienza. E ci avete detto no. Vi abbiamo chiesto più regole e ci avete detto no. Vi abbiamo chiesto alcune misure per la crescita. Ovviamente avete detto no. Vi avevamo proposto anche una società moderna sul capitolo internazionalizzazione delle imprese. Avete risposto con una burocratizzazione della questione. Eppure si parlava all’intero mondo imprenditoriale italiano. E lei ha ragione quando dice che la legge non fa la crescita. Può, però, impedirla e tutte le volte in cui in questi tre anni vi siete rifiutati di rimuovere con legge gli ostacoli strutturali alla crescita, voi avete mancato l’obiettivo.

Mentre in qualunque Paese in queste circostanze il Capo del Governo sarebbe stato in contatto diretto e continuo con il Parlamento, con i suoi Ministri, con la Banca d’Italia, con l’Europa e con i circoli finanziari, il vostro Presidente del Consiglio è rimasto chiuso nella sua cassaforte, come Paperon de’ Paperoni, abbracciato al sacco dei dobloni piangendo perché glieli stavano portando via. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Pardi).

Fuori infuriava la tempesta e voi eravate, ovviamente, paralizzati dalla paura e stavate paralizzando il Paese, preoccupati assai – e mi pare con ragione – dalle vostre divisioni perché ciascuna decisione recava fibrillazioni, litigi e rotture della maggioranza. Non c’è stata sintesi politica: non abbiamo visto governare la barca; non abbiamo visto nessuno remare. Non siete stati all’altezza e non avete avuto il coraggio. Mentre questo accadeva e sull’Italia si scatenava non solo il rischio, ma la realtà di una furiosa manovra speculativa – lasciatomelo dire, colleghi della maggioranza – voi annaspavate. Lì abbiamo capito che c’era una sola cosa da fare: opporre ai nemici dell’Italia semplicemente l’Italia, non un Governo in difficoltà, non una maggioranza divisa e frastornata (ragioni prime della debolezza dell’Italia sui mercati finanziari), non un’opposizione sociale oltre che politica, santamente inferocita, ma l’Italia intera e unita.

L’Italia di Giorgio Napolitano. (Applausi dal Gruppo PD). Abbiamo avuto il privilegio di poterlo fare perché apparteniamo all’Italia essendo, oggi, il più grande Partito italiano perché abbiamo l’onore e la responsabilità di rappresentarlo. È un Partito che è il caleidoscopio di tutto il Paese da ogni punto di vista (sociale, demografico, territoriale, economico e generazionale). Lo abbiamo potuto fare perché qui al Senato – lo dico perché sono il Presidente del Gruppo del Senato – abbiamo un Gruppo parlamentare di primo ordine. (Commenti del Gruppo PdL).

Lo dico perché mentre voi litigavate fra di voi, questo Gruppo parlamentare, conoscendo il costo politico di rinunciare a emendamenti e pretese, ha dato una prova di responsabilità che non siete capaci di sognarvi. (Applausi dai Gruppi PD e IdV e del senatore Marini). Ma non siamo stati soli. Questo è un fatto politico di primo rilievo: siamo stati insieme alle altre opposizioni con lo stesso coraggio, la stessa responsabilità e la stessa intelligenza politica. (Applausi dal Gruppo PD). Abbiamo mostrato che nel Paese c’è per davvero un’alternativa credibile, affidabile e praticabile.

La nostra scelta è stata autonoma perché non ce l’avete chiesto. Casomai, devo ringraziare il presidente Schifani di aver accolto con tempestività la nostra tempestiva scelta coraggiosa, anche rispetto ai nostri elettori, e responsabile. Lo abbiamo fatto per l’Italia e non per voi. Abbiamo dato un contributo serio a spegnere l’aggressione speculativa nei confronti del Paese. Non è un merito che ci attribuiamo da soli, ma che ci riconoscono commentatori italiani ed europei.

L’unico che non lo dice è il presidente Berlusconi, ma francamente ce ne infischiamo. (Applausi dal Gruppo IdV). Non a questo Governo dobbiamo rendere conto. Mentre le opposizioni presentavano solo 25 emendamenti, voi presentavate un maxiemendamento spegnendo solo perché dovevate spegnere le vostre risse interne della nottata, delle prime ore di questa giornata e anche della mattinata inoltrata di cui le cronache danno ampiamente notizia. Se l’Italia avrà entro la settimana la manovra approvata, sia pure con tutti i limiti e i difetti che vediamo e denunciamo, se l’Italia sarà più forte, io qui ne rivendico il merito all’opposizione. Non siete stati di capace di cogliere l’occasione.

Ancora una volta vi sono mancati il cuore e la generosità, che, secondo me che sono dirigente politica donna, sono categorie della politica. Vi resti almeno, lo dico ad un Presidente del Consiglio assente, anzi latitante (commenti dai banchi della maggioranza. Applausi dal Gruppo PD), la dignità e la responsabilità di fronte all’Italia di dimettervi.

Il vostro Governo è un danno per l’Italia. Un grande Paese può farcela assai meglio senza di voi. (Prolungati applausi dai Gruppi PD, IdV, UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-FLI e Per il Terzo Polo (ApI-FLI). Molte congratulazioni. Dai banchi dell’opposizione si levano cori di acclamazione).

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