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"Mercato del lavoro, ora le modifiche", di Cesare Damiano e Teresa Bellanova

Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, non torna da Bruxelles a mani vuote. Noi abbiamo sperato in questo risultato e lo abbiamo voluto fortemente. La decisione europea di varare un piano per lo sviluppo e per l’occupazione, con uno stanziamento di 120 miliardi di euro, è un buon inizio. È quel segno di una inversione di marcia nelle politiche europee che auspicavamo e che abbiamo chiesto da tempo perché abbiamo sempre pensato che un rigore fine a se stesso non ci avrebbe fatti uscire dal baratro della recessione e della disoccupazione. Come Partito democratico, insieme agli altri gruppi che sostengono il governo, pensiamo di aver dato un importante contributo al raggiungimento di questo risultato, anche se la partita non è finita, come ha ricordato Bersani. L’obiettivo di avere la riforma del mercato del lavoro approvata prima del Consiglio europeo, come ci ha chiesto il premier per dare autorevolezza al ruolo dell’Italia, è andato in porto, nonostante le nostre riserve e le nostre critiche su una parte dei contenuti. Non a caso chiediamo importanti correzioni. Come previsto, si sono tenuti quattro voti di fiducia corrispondenti ai quattro articoli della proposta di legge. Va però notato il fatto che mentre il voto del Partito democratico non ha registrato defezioni, per quanto riguarda invece il centrodestra, Berlusconi insieme ad altri non ha partecipato alla fiducia e ci sono stati parecchi no ed astenuti: in totale 87 parlamentari. Adesso, visti i risultati, in modo opportunistico e contraddittorio il Pdl si proclama convinto sostenitore dell’esecutivo. Ex post sono tutti capaci. Il nostro consenso non è stato né facile né scontato. È stato il frutto di una lunga discu sione nel partito a cui si è accompagnata una intensa attivitá delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che hanno svolto una preziosa opera di discussione e di ascolto attraverso le audizioni delle parti sociali.

Tutto è cominciato, come abbiamo precedentemente ricordato, con la richiesta del premier di poter approdare al Consiglio europeo con la riforma approvata. Noi abbiamo ascoltato questo appello e abbiamo voluto, a nostra volta, essere ascoltati. Abbiamo formulato a Monti precise richieste sugli argomenti di carattere sociale. In particolare, ci siamo soffermati sul tema delle pensioni e degli ammortizzatori sociali, mentre il centrodestra ha sollevato quello delle flessibilità in entrata. Il comunicato di palazzo Chigi del 20 giugno scorso nel quale il presidente del Consiglio accoglieva le richieste dei partiti che sostengono il governo, è stato ulteriormente confermato da un suo autorevole intervento alla Camera nel corso della discussione sulla riforma del mercato del lavoro. In sintesi, viene evidenziata la disponibilità del governo ad affrontare tempestivamente tre temi: quello dei cosiddetti esodati (termine con il quale ormai si intende la composita platea dei lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione a causa della riforma previdenziale), degli ammortizzatori sociali e delle flessibilità in entrata. Sui primi due temi il Pd ha avanzato le sue proposte di merito. Sulla previdenza abbiamo un indiscutibile vantaggio costituito dal fatto che esiste, alla Commissione Lavoro della Camera, un testo di legge unificato, condiviso da tutti i partiti di maggioranza e opposizione. A questo approdo siamo arrivati grazie all’iniziativa del Pd che ha presentato una proposta di legge sottoscritta dagli altri gruppi e successivamente perfezionata grazie al confronto con le organizzazioni sindacali. Da questa piattaforma, che stiamo completando con una proposta di copertura finanziaria, vogliamo partire subito per confrontarci con il ministro del Lavoro. Non vogliamo più legarci ai numeri, data la difficoltà di determinare le platee, ma ai criteri in base ai quali le persone possono richiedere di andare in pensione con le vecchie regole previdenziali. Vogliamo ancora una volta ricordare che stiamo parlando di lavoratori con accordi di mobilità, che si sono licenziati individualmente dalle piccole imprese, che sono esodati (da Poste, Eni, Telecom, Ibm… ), che hanno usufruito dei fondi di solidarietà del settore del credito sottoposto a pesanti processi di ristrutturazione o che hanno la prosecuzione volontaria dei versamenti contributivi. Tutte persone che si sono viste allontanare, a causa della riforma previdenziale, anche di cinque o sei anni il momento della pensione.
Il secondo tema è quello degli ammortizzatori sociali. Noi abbiamo evidenziato fin dall’inizio come una pensione più lontana nel tempo ed ammortizzatori sociali con coperture più brevi, soprattutto in un momento di recessione dell’economia, avrebbero comportato la creazione di platee strutturali di persone senza reddito. Per questo chiediamo al governo di spostare avanti di un anno l’ingresso nella nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, soprattutto per mantenere la vecchia e più efficace indennità di mobilità anche per il prossimo anno. Del resto, i recenti dati di Confindustria hanno lanciato un vero allarme sociale ed evidenziato che recessione ed aumento della disoccupazione andranno ben oltre il 2012. In questo ambito, noi pensiamo che non vada abbandonata la nostra iniziativa a favore dei giovani. Vorremmo una mini Aspi rafforzata e di maggiore qualità; un più facile accesso al bonus precari; una revisione della contribuzione figurativa del lavoro stagionale; il non innalzamento al 33% del contributo previdenziale delle partite Iva autentiche, per non far pagare a questa parte del lavoro autonomo, in molti casi giovane, il costo della riforma. Sappiamo che per ottenere dei risultati dovremo trovare un accordo con gli altri partiti che sostengono il governo, anche sul tema della flessibilità in entrata, pur essendo noi dell’opinione che il compromesso raggiunto al Senato su questo tema sia più che soddisfacente. Cercheremo una sintesi positiva, come abbiamo sempre fatto nel passato. Il governo deve sapere che, riformato il mercato del lavoro, si tratta ora di onorare l’impegno politico sottoscritto dal presidente del Consiglio su questi temi sociali. Il Paese ci sta aspettando tutti alla prova dei fatti. Tempestivamente.

l’Unità 02.07.12