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Errani: «No a tagli lineari, così si compromette il futuro», di Laura Matteucci

«Questa non è spending review. Siamo di fronte, ancora una volta, a tagli lineari che vanno ad aggravare ulteriormente la situazione già drammatica in cui versa la sanità. Quelle del governo sono ipotesi insostenibili e del tutto sbagliate. Adesso attendiamo di capire come risponderà alle nostre proposte». Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni oltre che dell’Emilia-Romagna, parla a nome di tutti i governatori, usciti dall’incontro con il ministro della Salute Renato Balduzzi determinati a contrastare quella che definiscono una «manovra subdola» perché «viola i precedenti accordi sottoscritti con le Regioni». L’ipotesi di tagli, ancora in via di definizione, punta a risparmiare 5 miliardi di euro nei prossimi due anni e mezzo in sanità (3 tra 2012 e 2013, altri 2 nel 2014). Nel caso in cui il documento della spending review venisse approvato come annunciato, i presidenti delle Regioni minacciano la rottura istituzionale e il ricorso al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, come garante della Costituzione. E, mentre si rincorrono le voci sulla chiusura dei «piccoli» ospedali, annunciata, ritirata, riproposta, e sull’entità dei tagli, hanno messo a punto la loro contromossa.
Errani, al governo avete presentato una controproposta: di che si tratta?
«La premessa è che intendiamo farci carico del problema. Ci chiedono di tagliare un miliardo nel 2012? Per noi è troppo, ma siamo comunque disposti nelle prossime settimane ad individuare un meccanismo per ridurre ancora la spesa, diciamo di un po’ meno di un miliardo, senza però intaccare i servizi. Un’operazione che dev’essere fatta in modo equo e non lineare. Per il 2013 e 2014, poi, nessuna spending review: mettiamoci intorno ad un tavolo, costruiamo col governo un patto per la salute in grado di garantire il sistema sanitario nazionale. Bisogna capire che oltre alle pure questioni economiche occorre avere in testa la qualità del sistema, perché se ragioniamo solo in termini ragionieristici perdiamo di vista la sostanza delle cose».

Reazioni da parte del ministro?

«Attendiamo una risposta. All’incontro di oggi (ieri, ndr) abbiamo avanzato queste ipotesi al ministro della Salute, ora vediamo come verranno accolte. Auspico davvero che il governo colga questa opportunità, e questa disponibilità da parte delle Regioni, anche perché se decidesse di andare avanti con le proprie idee si aprirebbe un conflitto che finirebbe per compromettere l’intero sistema. La nostra posizione è molto determinata. È una questione di sostenibilità: con il piano prospettato tutte le Regioni rischierebbero il default».
Meno tagli e più concertati, insomma? «Il governo non può e non deve intervenire unilateralmente, questo è certo. Semmai, se dobbiamo discutere di come ridurre la spesa, facciamolo sulla base di un patto per la salute. Gli interventi unilaterali non sono costituzionali, e comunque non tengono conto di una drammatica realtà oggettiva: la Sanità è il comparto di spesa pubblica che negli ultimi anni ha subìto più riduzioni. Solo con le manovre degli ultimi due anni, e comprendendo anche i tagli già programmati anche per il 2013 e 2014, stiamo parlando di una riduzione reale di qualcosa come 20 miliardi. Non c’è più alcuna sostenibilità».
Siete disposti a recuperare quasi un miliardo nel 2012: da quali capitoli di spesa? Li avete già individuati?
«È un percorso da fare con il governo. Il nostro obiettivo è che si possa decidere noi, insieme con il ministro della Salute, a partire però da un confronto serio. Finora si sono sprecate tante parole, tirate fuori un sacco di tabelle senza alcun reale fondamento, e avanzate proposte assurde: quella della chiusura degli ospedali, per esempio, è profondamente sbagliata. Un’operazione di questo genere non può essere gestita centralmente, in modo burocratico, senza contare che finirebbe per comportare anche costi più alti per la mobilità sanitaria. Così non può funzionare. Se il governo ritiene di coinvolgerci in un ragionamento serio di riduzione della spesa noi siamo pronti. Ma le proposte presentate finora non le condividiamo, di tagli lineari non vogliamo più discutere. E, ripeto: per quanto riguarda i prossimi due anni, già le manovre fatte in precedenza pesano in modo drammatico e insostenibile».

l’Unità 06.07.12

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“Le Regioni non ci stanno, Napolitano aiutaci tu”, di Gianni del Vecchio

I presidenti delle Regioni non ci stanno e si appellano direttamente al presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, in quanto garante del rispetto della Costituzione: con i tagli derivanti dallaspending review – secondo loro – è a serio rischio il sistema sanitario nazionale. E a pagare, come al solito, saranno i cittadini che utilizzano gli ospedali e la sanità pubblica, che vedranno un ulteriore scadimento della qualità dei servizi.
Vito De Filippo, presidente della Basilicata, ha sottolineato come sia la prima volta nella storia che il governo agisca in modo così unilaterale. «Siamo disponibili a un incontro anche ad agosto per parlare del nuovo patto sulla salute ma certamente i tagli prospettati metterebbero in gravissima difficoltà tutti i sistemi sanitari regionali». La riduzione di un miliardo nel 2012, due miliardi nel 2013 e due miliardi nel 2014 e per gli anni a seguire, «si aggiungerebbe ai tagli delle precedenti manovre e quindi si arriverebbe a 22 miliardi in meno sul Fondo sanitario nazionale». «È inaccettabile che il governo proceda in maniera unilaterale», gli ha fatto eco il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.
«Per il 2012 si è rotto un patto sottoscritto con il premier Monti. Nella mia regione bisogna ancora assorbire i tagli del precedente governo Berlusconi, per il Lazio parliamo di 700 milioni. Non è sostenibile il taglio di un miliardo per quest’anno». Pur apprezzando l’impegno del ministro della salute, Renato Balduzzi, a un dialogo con le Regioni, i governatori ribadiscono la non chiarezza dell’esecutivo. «Se sommiamo tutti i tagli fatti compresi quelli del precedente ministro Tremonti – ha detto Enrico Rossi, presidente della Toscana – nel 2014 si arriverebbe a 10 miliardi e 500 milioni a cui bisogna aggiungere i tagli dell’Irpef, e cioè due miliardi. Siamo allo stremo. Chiediamo quindi di stralciare i risparmi previsti per il 2013-2014 e discutere ancora per il 2012 perché vogliamo chiarezza ». Catiuscia Marini, presidente dell’Umbria, ha infine sottolineato che la manovra proposta non è «economica o finanziaria ma finisce per effettuare un taglio lineare al fondo sanitario».
«I cittadini pagano l’Irpef e i ticket aggiuntivi ma contemporaneamente subiranno tagli ai servizi. Il governo inoltre non fa i conti con quanto le Regioni hanno già fatto sul riordino ospedaliero Questo è un vero smantellamento della rete degli ospedali». Parla «di azione di sabotaggio alle nostre competenze» anche il governatore pugliese, Nichi Vendola, che dice di «non poter sopportare questa controriforma perché si spianano autostrade alle assicurazioni private».

da Europa Quotidiano 06.07.12