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"Il futuro bosone e la ricerca massacrati dai tagli", di Antonio Zoccoli*

A volte per il pubblico risulta difficile comprendere il significato delle scoperte della scienza quali quella del bosone di Higgs, annunciata la scorsa settimana. La difficoltà sembra riscontrarsi anche quando si parla delle peculiarità e dell’organizzazione degli enti di ricerca italiani che hanno dato un contributo fondamentale a queste scoperte, come l’Istituto nazionale di fisica Nucleare (Infn). È infatti della scorsa settimana l’annuncio dei tagli programmati nella spending-review che colpiscono pesantemente l’Infn, basti ricordare che l’importo del taglio Infn è pari a 24 milioni di euro a fronte dell’importo totale per tutti gli enti di ricerca pari a 50 milioni. Benché in questo caso il governo non abbia applicato tagli lineari, ma abbia seguito un metodo che cerca di tener conto delle diverse situazioni, questa manovra colpisce in modo devastante l’Infn a causa della sua organizzazione e delle sue attività che risultano uniche nel panorama nazionale. L’Infn è infatti un ente con due peculiarità, da una parte possiede una grande dimensione internazionale, svolgendo molte delle proprie attività di ricerca in laboratori esteri, come il Cern di Ginevra. Dall’altra gestisce importanti infrastrutture di ricerca sul territorio nazionale. Questo implica che le spese dell’Infn per Beni e Servizi, su cui si sono concentrati i tecnici ministeriali per predisporre i tagli della spending-review, contengano diverse voci di considerevole importo direttamente legate alle attività di ricerca dell’Ente e quindi non comprimibili a meno di non voler comprometterle pesantemente. Ad esempio, a differenza degli altri Enti, l’Infn spende molto in missioni, specialmente all’estero. Questo è del tutto naturale visto che il “nostro” più grande laboratorio è a Ginevra, il Cern. Potremmo dire che ne siamo proprietari per statuto al 11,5% (quota proporzionale al Pil). Lì nostri ricercatori, borsisti e dottorandi si recano frequentemente e per periodi anche lunghi per costruire e far funzionare le complesse apparecchiature di avanguardia dei diversi esperimenti, nell’ambito di collaborazioni i cui ricercatori provengono da tutte le parti del mondo. Dalla partecipazione a queste attività, oltre ai ritorni di immagine, ne ricaviamo anche commesse industriali, rendendo competitivo un intero settore di imprese italiane di alta tecnologia. Nel capitolo formazione spendiamo una cifra definita esorbitante (circa 8 milioni di euro), ma in essa sono incluse le borse di dottorato che l’Ente finanzia alle Università, con cui abbiamo una stretto legame di collaborazione, i Post-Doc finanziati su fondi interni e quelli co-finanziati, nonché le borse per stranieri che per essere competitive a livello europeo devono avere un adeguato importo. In questo modo formiamo giovani che dovrebbero formare la futura classe dirigente del nostro paese, con cultura e contatti internazionali e conoscente tecnologiche d’avanguardia, in sostanza stiamo finanziando il futuro del nostro paese. Inoltre, rispetto agli altri Enti, il consumo di energia elettrica dell’Infn, è molto elevato, questo è dovuto al fatto che tra le infrastrutture di ricerca che l’Ente gestisce sul territorio nazionale ci sono diversi acceleratori di particelle ed un centro di calcolo tra i più grandi ed efficienti al mondo. Tutti questi finanziamenti servono non solo alle ricerche dei ricercatori dell’Infn, ma anche a quelle di circa 3000 ricercatori e docenti universitari. Come ultimo punto bisogna anche sottolineare come anche il prolungamento del viincolo del turnover al 20% e le limitazioni sul personale abbiano un impatto molto negativo, infatti i nostri giovani migliori, non avendo una prospettiva di impiego in Italia se ne vanno a lavorare all’estero. Come dice il presidente dell’Infn, Fernando Ferroni: «Se l’Italia vuole uscire dalla crisi con una visione di lungo periodo, la scienza non può essere letta esclusivamente come un problema contabile. Anche perché le risorse tagliate sono, in termini assoluti, molto piccole, ma in termini di possibilità di operare, devastanti».

* Giunta Istituto nazionale di Fisica nucleare

L’Unità 14.07.12