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L'Aquila "invasa" da storici arte. Settis: «La vita torni qui»

Almeno 800 se non mille storici dell’arte in corteo nel centro storico dell’Aquila per vedere con i propri occhi l’abbandono pur se da un anno si sono aperti, grazie all’ex ministro Barca, oltre 20 cantieri. Il 5 maggio 2013 diventa una giornata particolare per il nostro patrimonio artistico. Lo storico dell’arte Tomaso Montanari e Italia Nostra hanno convocato gli specialisti della disciplina, sono venuti studenti, laureati, professori, funzionari pubblici, soprintendenti e – con un gesto molto apprezzato – il neo ministro per i beni culturali Massimo Bray. Senza scorte, senza bagagli formali all’infuori di se stesso.
“ Sarebbe facile dire fermo tutto – commenta a caldo il ministro – Il ministero ha tutte le competenze necessarie, appena capirò esattamente cosa bisogna fare agirò. Posso garantire questo: il massimo impegno”. E vedere i palazzi ancora vuoti, chiusi, il centro pieno di ponteggi? “MI ha turbato. Ovviamente le persone vorrebbero tornare nelle loro case, ai loro ricordi, a quella che era la loro vita. Abbiamo di fronte qualcosa che è stato come strappato dà proprio l’idea di una città invisibile ed è molto doloroso”.

E Nicoletta Barro, aquilana da 33 anni che lavora con i Solisti aquilani e non c’entra con l’organizzazione della giornata, commenta: “Siamo felici che siano venuti tanti a vedere con i propri occhi. Questa è la punta di un iceberg. E la presenza del ministro fa piacere: perché è venuto e soprattutto perché non ha affatto un profilo mediatico. Dà la sensazione di autenticità quando abbiamo visto troppe passerelle”.

Montanari, docente all’università di Napoli, fiorentino, è contento dell’esito. Al corteo segue un convegno in una chiesa restaurata e strapiena. “Vogliamo che l’Aquila diventi davvero un problema nazionale, che entri nella coscienza nazionale e intellettuale del paese. Il vero fine della città è far crescere i cittadini attraverso i monumenti: ci vuole una ricostruzione materiale che è cominciata grazie agli organismi di tutela ma ci vuole anche una ricostruzione civile, bisogna riportare i cittadini all’Aquila e il centro non deve diventare un luna park ma ridiventi una città”. E lancia una proposta: “Sarebbe bello che accanto all’Opificio delle pietre dure di Firenze e all’Istituto centrale del restauro di Roma, i due istituti nazionali, nascesse un nuovo centro di formazione per restauratori qui: questo sarà il più grande cantiere di restauro d’Europa per decenni, perché non fare qui un nuovo centro di formazione, Visto che formiamo ragazzi ai massimi livelli per poi condannarli a non lavorare o ad andar via dall’Italia?

A suggellare il senso della giornata è Salvatore Settis, lo storico dell’arte e archeologo che tanto si batte per la difesa del patrimonio artistico e paesaggistico e culturale inteso come bene comune e asse portante della nostra civiltà come attesta l’articolo 9 della Costituzione. A l’Unità dice: “Spero che oggi all’Aquila si verifichi una presa di coscienza. Gli storici dell’arte già essendo qui hanno dimostrato una grandissima attenzione al centro storico abbandonato. Spero ne ricavino la possibilità di dire a tutti gli italiani che le città non si abbandonano così, un centro storico così prezioso deve continuare a essere il luogo della vita civile. Gli aquilani devono tornare, mentre new town sono luoghi di disgregazione sociale”.

da unita.it