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Ricerca, Pd a Gelmini: ministro vuole commissariare Cnr

Ghizzoni: da Miur ancora ingerenza su libertà e autonomia degli enti di ricerca. Il partito democratico ha presentato una interrogazione parlamentare per chiedere al ministro Gelmini di correggere la “sua politica centralista sugli enti pubblici di ricerca”. Lo rende noto la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni dopo che il ministro dell’Istruzione ha inviato al Cnr e agli altri enti le osservazioni sulle bozze dei loro nuovi statuti. “Ad esempio – sottolinea Ghizzoni – introdurre la nomina politica del direttore generale del Cnr è una lesione dell’autonomia dell’istituto e dimostra la volontà di commissariarlo attraverso l’imposizione di un vero e proprio fiduciario del ministro che dovrebbe addirittura esercitare un controllo sulla gestione dell’attività scientifica: è l’ennesima ingerenza della politica di questo governo sulla libertà e sull’autonomia degli enti di ricerca”.

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Enti di ricerca: Gelmini getta la maschera
Enti di ricerca ultimo round. I presidenti degli enti di ricerca sono stati convocati dal ministro giovedì scorso per essere informati di una sostanziale riduzione del fondo ordinario per il 2011. Si parla di taglio del 15-20% in meno rispetto al 2010, un valore insostenibile per la maggior parte degli enti di ricerca che non hanno un margine di investimento oltre ai costi fissi del personale e del funzionamento, e fortemente penalizzanti per gli enti come l’ INFN e l’ ASI che hanno una frazione significativa del bilancio destinata all’ investimento esperimenti e infrastrutture di ricerca.
Un anno fa il governo approvava il decreto legge 198-2009 relativo al riordino degli enti di ricerca. Questa legge prevedeva tra l’altro che a partire dal 2011 il 7 % del fondo ordinario fosse trattenuto dal Ministero per favorire la realizzazione di grandi progetti proposti dagli enti, ad esempio i progetti bandiera del PNR, che comunque avrebbero dovuto essere realizzati con risorse addizionali, per esempio provenienti dal CIPE, in quanto il valore complessivo dei progetti bandiera è pari a 1600 M€, assolutamente irrealizzabile con il fondo ordinario che è sostanzialmente dedicato alla copertura dei costi fissi di funzionamento (salari,costi strutturali). Questo ha obbligato gli enti di ricerca a pianificare nel corso del 2010 il bilancio del 2011 riducendo in maniera sostanziale le risorse destinate alla ricerche approvate attraverso le normali procedure interne. Nel frattempo le risorse addizionali CIPE non si sono viste: si corre quindi il rischio che si mettano in cantiere progetti che non hanno copertura economica per gli anni a venire e rimangano incompleti o vengano realizzati assorbendo tutte le risorse dedicate ai progetti ordinari gettando gli enti nel caos.
Ora il Ministro vuole controllare una frazione ben maggiore del 7 % mandando all’ aria la programmazione scientifica degli enti nel 2011, in barba ad ogni forma di autonomia. A proposito di autonomia: sempre nel decreto di riordino, in nome dell’ autonomia statutaria è stato richiesto agli enti di ricerca di proporre dei nuovi statuti che ne regolassero il funzionamento attraverso una procedura che affiancava ai consigli di amministrazione 5 saggi nominati dal ministero. Durante questo processo gli organismi dirigenti degli enti sono rimasti “congelati” non potendo procedere al normale ricambio secondo le procedure vigenti. I dodici enti vigilati dal MIUR hanno sottomesso le loro proposte di statuto entro la scadenza prevista in agosto, ma, a distanza di tre mesi, nessuno statuto ha ricevuto l’approvazione del ministero.
Viceversa il ministero sta intervenendo pesantemente nella versione degli statuti proposta dagli enti di ricerca. Ad esempio ha imposto al CNR che il Direttore Generale sia di nomina ministeriale almeno in fase di prima applicazione, e ha imposto all’ INFN l’introduzione di un direttore generale, non previsto nello statuto esistente, e l’introduzione di un membro della giunta esecutiva di nomina ministeriale (in barba alla legge delega che confermava le procedure di nomina esistenti nell’ INFN). Anche sugli statuti dell’ ASI, dell’ INGV e dell’ INAF esiste una forte divergenza di vedute tra ministero e enti di ricerca.
In tutti i casi, inoltre, la comunità scientifica di riferimento non è stata assolutamente coinvolta nella stesura dei nuovi statuti. I rapporti tra ministero ed enti di ricerca hanno coinvolto solo le presidenze degli enti di ricerca con evidenti distorsioni procedurali e conflitti di interessi, in quanto l’approvazione dei nuovi statuti, alla luce della 198-2009, prevvederebbe l’automatica decadenza dei presidenti in carica e l’istituzione di search committees per la loro sostituzione.
Per cui il ministro Gelmini ha gettato la maschera: niente nuovi investimenti nella ricerca, anzi sostanziale riduzione effettiva di risorse, accompagnati da un interventismo ministeriale nel controllo delle attività in corso o di quelle future, a partire dalla struttura statutaria.
Per quanto riguarda gli statuti, infatti, la teorizzazione della gestione duale degli enti, altro non è che la dichiarazione della volontà di controllo da parte del ministero del funzionamento degli enti di ricerca. Il direttore generale gioca il ruolo principale e risponde direttamente al ministero, mentre il presidente ha solo un ruolo di rappresentanza della comunità scientifica, con responsabilità di indirizzo.
L’autonomia degli enti di ricerca, sia finanziaria che gestionale risulta così fortemente ridotta. La burocrazia lenta e farraginosa del MIUR influirà in modo negativo sul funzionamento degli enti di ricerca. Tutto questo senza che sia pervenuti a nessuna azione di valutazione. E’ fermo il CIVR, è fermo l’ANVUR, ma questo non impedisce pesanti interventi sul bilancio degli enti.
Ministro Gelmini, che fine ha fatto il suo appello al merito, alla selezione, alla trasparenza? Il mondo della ricerca è in crisi, così come il mondo dell’ università per politiche inefficienti, macchinose, lente, che non premiano in nessun modo il merito, ma che risultano molto sensibili a esigenze di tipo elettorale.

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