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Manuela Ghizzoni commenta lo sciopero del 17 novembre e le proteste degli studenti

“Non ci possiamo rassegnare al declino a cui ci costringe questo Governo: dobbiamo ridare speranza e futuro al mondo della conoscenza e della scuola”
Ieri si è svolto lo sciopero generale per tutti i settori della conoscenza proclamato dalla FLC-CGIL e centinaia di studenti sono scesi in Piazza per protestare contro la Gelmini. Le proteste sono legittime e del tutto condivisibili. Non possiamo rassegnarci al declino a cui ci costringe questo Governo. Il mondo della conoscenza, della cultura e del sapere è stato utilizzato per fare cassa dal Governo, che ha impoverito il sistema educativo e della conoscenza. Dietro al bisogno di innovazione e di riforme del nostro sistema della conoscenza, è stata nascosta e giustificata una mera operazione di riduzione di risorse, che non fa fare al nostro Paese un passo in avanti nella competizione globale e toglie fiducia e speranza nel futuro ai nostri giovani.

C’è una domanda di fondo alla quale il Governo non ha mai voluto rispondere: i capitoli di spesa che riguardano la scuola, il sapere, la ricerca, la formazione e l’università devono essere considerati, da uno Stato che ha l’ambizione di posizionarsi nella fascia alta delle economie mondiali, come costi o benefici? Sono una spesa o un investimento? Perché se prescindiamo dalla consapevolezza che si tratta di un investimento essenziale per sostenere la crescita sociale ed economica a lungo termine del Paese e il futuro dei nostri giovani, allora la politica di tagli del centrodestra potrà essere spacciata come una scelta tutto sommato comprensibile, soprattutto in un momento di crisi dell’economia. Ma non è così. Il sapere è la leva della crescita e l’unico investimento che ci potrà fare riagganciare la ripresa. Mentre gli altri stati investono nella scuola e nell’università, l’Italia rinuncia alla sfida del futuro. Noi non ci dobbiamo invece rassegnare al declino e le iniziative di protesta di questi giorni promossi dalla Cgil e da altri soggetti vanno in questa direzione.
Continueremo in Parlamento, come fatto in questi anni, a batterci contro la precarizzazione del sistema del sapere, a difesa di una scuola pubblica e di qualità e per un sistema universitario che premi il merito, ma che garantisca al contempo pari opportunità e diritto allo studio e che valorizzi e fornisca garanzie e certezze ai nostri giovani ricercatori, insomma, un sistema all’altezza di un Paese moderno che vuole competere sullo scenario globale.

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