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Scuola, Pd: Tar riconosce tagli scellerati Gelmini

Ghizzoni: personale Ata tagliato del 17% solo per esigenze di cassa. “Siamo all’ennesima bocciatura della riforma Gelmini, il Tar del Lazio conferma tutte le nostre preoccupazioni sugli effetti devastanti sul personale scolastico per l’offerta formativa. Lo avevamo detto già nel 2008 in occasione dell’esame della cosiddetta manovra estiva, lo ribadiamo oggi: di epocale la Gelmini ha compiuto solo tagli e lo riconosce anche il Tar, quando dice che il taglio del personale è ‘ispirato a mere esigenze di cassa’. Stiamo parlando del personale Ata che nel triennio 2009-2011 subisce una riduzione del 17% alla faccia delle sicurezza nelle scuole e di aule più pulite”. Lo dichiara la capogruppo del Pd nella commissione cultura della Camera, Manuela Ghizzoni commentando la sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato oggi i tagli del personale nella scuola.

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SCUOLA: IL TAR BOCCIA I TAGLI AL PERSONALE ATA
“UN’ALTRA TEGOLA SUL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE”
(DIRE – Notiziario Minori) Roma, 15 mar. – Il Tar del Lazio ha bocciato i tagli del personale scuola. È quanto annuncia in una nota lo Snals Confsal, spiegando che “un’altra tegola si abbatte sul ministero della Pubblica Istruzione. Dopo aver sospeso il provvedimento di riduzione dell’orario delle lezioni negli istituti tecnici e professionali, la sezione III bis del Tar del Lazio, con ordinanza n. 2227 del 14.03.2011, accogliendo la richiesta formulata dal sindacato Snals-Confsal, ha sollevato la questione della legittimita’ costituzionale dell’art. 64 del Dlgs n.

112/08, con cui e’ stata disposta una riduzione complessiva nel triennio 2009-2011 del 17% delle dotazioni organiche del personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata)”. Il Tar del Lazio ha sottolineato “come questa norma: pur proponendosi di perseguire l’obiettivo della qualificazione e della valorizzazione del personale scolastico, risulti ispirata a mere ‘esigenze di cassa’; abbia attribuito all’amministrazione una vera e propria ‘delega in bianco’ in quanto, senza dettare alcun criterio direttivo, ha autorizzato il ministero a determinare ‘a proprio ed esclusivo piacimento’ ogni modalita’ su come attuare la riduzione del personale; non risulti rispettosa della ripartizione di competenze tra stato e regioni in materia scolastica”.

In sostanza “il Tar del Lazio ha rilevato che le norme censurate non sono riconducibili alla categoria delle norme generali sull’istruzione… identificate in quelle che definiscono la struttura portante del sistema nazionale dell’istruzione” e che “la programmazione della rete scolastica e’ materia attribuita alla competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni”.

(Wel/ Dire)

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“Il Tar: «Tagli sui bidelli solo per fare cassa Decida la Consulta»”, M. Io.

Non si possono tagliare i posti di lavoro dei bidelli nelle scuole con il mero scopo di battere cassa. E comunque le Regioni non possono essere escluse dalla scelta dei criteri di riorganizzazione del personale Ata
16/03/2011

ROMA— Non si possono tagliare i posti di lavoro dei bidelli nelle scuole con il mero scopo di battere cassa. E comunque le Regioni non possono essere escluse dalla scelta dei criteri di riorganizzazione del personale Ata. Il Tar del Lazio, accogliendo la richiesta del sindacato Snals-Confsal, ha sollevato la questione della legittimità costituzionale dell’articolo 64 del decreto legislativo con cui è stata disposta una riduzione complessiva del 17 per cento del personale amministrativo tecnico e ausiliario. I giudici amministrativi hanno in sostanza sottolineato «come questa norma, pur proponendosi di perseguire l’obiettivo della qualificazione e della valorizzazione del personale scolastico» , di fatto poi «risulti ispirata a mere esigenze di cassa» . La norma ha anche «attribuito all’amministrazione una vera e propria delega in bianco in quanto, senza dettare alcun criterio direttivo, ha autorizzato il ministero a determinare a proprio ed esclusivo piacimento ogni modalità su come attuare la riduzione del personale» . Anche per questo motivo quell’articolo di legge non risulta rispettoso «della ripartizione di competenze tra Stato e Regioni in materia scolastica» , a svantaggio delle Regioni che non hanno più poteri in merito. Esulta il sindacato mentre dal ministero non arrivano commenti alla sentenza. «Il giudice amministrativo — ha detto il segretario generale dello Snals Marco Paolo Nigi — ha richiamato il governo sulla necessità di affrontare il problema della spesa pubblica nella scuola non in termini squisitamente economico-aziendali. Quello scolastico è un servizio che, in tutte le sue componenti, riguarda un diritto fondamentale garantito dalla Carta costituzionale, il diritto all’istruzione, e pertanto non può scendere al di sotto di standard qualitativi minimi» .

da www.corriere.it

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