attualità

Mediaset alla “guerra politica”: «Più aggressività», di Natalia Lombardo

La strategia mediatica del cavaliere si concentra su vari fronti: dalla modifica della par condicio, col ritorno degli spot elettorali in tv e la parte del leone ai partiti maggiori, alla dose quotidiana delle anticipazioni del libro di Bruno Vespa che regolano il timone politico della giornata. Dagli annunci sulla riforma della giustizia snocciolati dal ministro Alfano alle confuse intrusioni mediatiche di Ghedini. E infine, dalle irruzioni telefoniche nei talk show del presidente del Consiglio (che il deputato Pd Zaccaria sospetta usino corsie preferenziali, come la linea telefonica della regia a Ballarò) al lavorio del direttore generale Rai, Masi, per trovare uno spazio in prima serata all’attaccante Maurizio Belpietro, per raddoppiare le Porte amiche di Vespa. Eanche a Mediaset il premier vuole rafforzare il fronte difensivo: a Palazzo Grazioli non soddisfa, dicono, la gestione dell’informazione da parte di Mauro Crippa, così Piersilvio e Niccolò Querci starebbero studiando una linea più offensiva. Una mossa è l’arrivo di Andrea Pucci alla vicedirezione del Tg5 di Mimun, e, sembra abbia anche il compito di dare una scossa ad una agenzia interna che fornisce servizi ai tre tg Mediaset (dei quali ilTg4di Fede è considerato «folklore», Studio Aperto ha un target giovane a sé, il Tg5 non batte il Tg1). C’è da dire che da aprile, da quando si è scoperchiato il «vaso di Noemi » in quel di Casoria, proprio sul fronte della comunicazione lo stesso Berlusconi si è trovato spiazzato tra le gaffe deleterie di Ghedini sull’ «utilizzatore finale» e la debolezza del fido Bonaiuti.

Non fidandosi di nessuno, a cominciare da Gianni Letta, il cavaliere insiste nel fai da te. O si affida ai colpi ad effetto di Signorini con Chi (non a caso redazione immune dai tagli Mondadori), o alle sparate di Feltri, salvo far finta di prendere le distanze. Sullaparcondicioè stata formalizzata la proposta di modifica, depositata alla Camera dal deputato Pdl Ignazio Abrignani, consulente politico del ministro Scajola. Prevede che gli spazi televisivi siano assegnati su base proporzionale alla forza del partito, salvo un diritto di tribuna per tutte le forze politiche pari al 10 per cento degli spazi. Via il divieto di spot a pagamento (anche se Abrignani a parole dice di voler cancellare questo punto): l’opposizione dovrebbe pagareMediaset per mandare in onda i messaggi pubblicitari, quindi finanziare le tv dell’avversario. Il testo apre le dighe in tv: sopprime anche il divieto per candidati, esponenti di partito o del governo di partecipare a trasmissioni diverse da quelle informative o dalle tribune, trenta giorni prima del voto per le politiche. Tornerebbero così gli onnipresenti Gasparri nei programmi di intrattenimento… Berlusconi vorrebbe la modifica della par condicio prima delle regionali, ma lo stesso Abrignani ha già verificato i dubbi di Gianfranco Fini e degli ex aennini. E la Lega storce il naso nel vedersi ridurre lo spazio. Il Pd dice no a una revisione della par condicio senza una norma seria sul conflitto d’interessi, avverte Zaccaria. Anche per Vita, Pd, e Giulietti, Articolo21, così ogni modifica della par condicio,sarebbe «l’ennesima aggressione verso le opposizioni edun ulteriore inquietante passo sulla strada della repubblica presidenziale a reti unificate, di segno autoritario e populista”.
L’Unià 03.11.09