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"Gli italiani e l'evasione fiscale", di Maria Cecilia Guerra

Meno evasione e servizi pubblici migliori sono le priorità degli italiani. Lo dice un’indagine del Censis su un campione rappresentativo della popolazione. L’evasione, percepita in aumento negli ultimi tre anni, è considerata un problema grave dall’89,7 per cento degli intervistati. Il gettito recuperato con il contrasto all’evasione dovrebbe però essere utilizzato per ridurre le imposte e non tradursi in un aumento della pressione fiscale, giudicata già alta. E servirebbe un impegno credibile a migliorare la capacità della spesa pubblica di rispondere ai bisogni dei cittadini.

Nell’attesa che, dopo l’incontro del 21 ottobre con le parti sociali, la macchina della riforma fiscale si metta effettivamente in moto, è interessante illustrare alcuni risultati emersi da un’indagine circa il rapporto fra fisco e contribuente nel nostro paese, condotta dal Censis su un campione rappresentativo della popolazione italiana e presentata pochi giorni fa al congresso nazionale dei commercialisti.
Dei tanti aspetti che meritano di essere considerati se ne esamineranno qui solo due: l’atteggiamento nei confronti dell’evasione fiscale e la valutazione della relazione fra tassazione e servizi pubblici.
Alcuni dei risultati che emergono confermano largamente quelli che già erano emersi dalla rilevazione sugli atteggiamenti dei cittadini nei confronti delle imposte e in particolare dell’evasione fiscale, condotta nel 2006, sempre su di un campione rappresentativo dell’intera popolazione italiana, dalla Banca d’Italia, nell’ambito dell’indagine sui bilanci delle famiglie italiane.
Pur con tutte le cautele con cui devono essere valutati i risultati che rilevano opinioni facendo scegliere agli intervistati fra risposte alternative proposte dall’intervistatore, ne emergono alcune convinzioni molto diffuse e radicate, che sarebbe sbagliato non tenere in considerazione nell’affrontare il problema del ridisegno del sistema fiscale del nostro paese.

L’EVASIONE FISCALE È AUMENTATA

La maggior parte, il 58 per cento, degli intervistati dal Censis ritiene che l’evasione sia aumentata negli ultimi tre anni (solo il 13,1 per cento ritiene che sia diminuita). E questo nonostante il 45,6 per cento pensi che nello stesso periodo siano aumentati anche la numerosità e l’efficienza dei controlli fiscali da parte delle amministrazioni.
Gli estensori del rapporto si preoccupano di sottolineare che questo atteggiamento apparentemente illogico (pensare che l’evasione sia cresciuta pur a fronte di accertamenti più numerosi ed efficienti) sia da ricondurre al fatto che si stanno rilevando delle mere percezioni.Èinvece opportuno sottolineare che i due fenomeni non sono necessariamente contraddittori, ma al contrario possono in buona misura coesistere. La battaglia all’evasione si combatte infatti su più fronti: da un lato, occorre cercare di prevenirla, attraverso misure di deterrenza e altre misure che spingano al miglioramento negli adempimenti spontanei da parte del contribuente, anche grazie a una più efficace azione di supporto da parte dell’amministrazione fiscale, dall’altro si deve cercare di reprimerla, attraverso i controlli. Se si punta esclusivamente sulla repressione, può essere che l’evasione aumenti, specie in periodi di crisi, e si può determinare il risultato paradossale che, proprio poiché l’evasione aumenta è più facile scoprirla e, dunque, i controlli diventano più efficienti.

RAPPRESENTA IL FATTORE PIÙ CRITICO

Secondo il rapporto del Censis gli italiani considerano l’evasione il fattore più critico nel rapporto tra fisco e contribuenti. Lo indicano come tale il 44,4 per cento degli intervistati, una percentuale più che doppia rispetto a quella di chi considera come fattore maggiormente critico l’eccessivo livello di tassazione (22 per cento) (tabella 1). L’evasione rappresenta un problema particolarmente sentito al Nord Est e al Centro mentre lo è meno al Nord Ovest e al Sud. È un problema che riscuote particolare attenzione tra i lavoratori dipendenti, mentre tra i liberi professionisti si registra la percentuale più bassa dell’intero campione (30,7 per cento).
L’evasione fiscale è considerata un problema gravissimo o grave, anche rispetto agli altri problemi del paese dall’89,7 per cento degli intervistati. Un dato clamoroso, che conferma però quello emerso dall’indagine condotta dalla Banca d’Italia nel 2006, dove consideravano gravissimo o grave il problema dell’evasione fiscale il 74,7 per cento degli intervistati.

È MORALMENTE E SOCIALMENTE INACCETTABILE

Chiamati a esprimere un giudizio sull’evasione fiscale, la ritengono inaccettabile prioritariamente sotto il profilo morale il 43,4 per cento degli intervistati, mentre il 38,3 per cento la condanna principalmente perché arreca un danno ai cittadini onesti e alle imprese che subiscono concorrenza sleale (tabella 2).
Vi è però anche un 18,3 per cento di intervistati che ritiene l’evasione una condotta almeno in parte giustificabile. (1) In alcuni casi, è vista come unica via di uscita per mantenere in piedi una piccola attività e mettere da parte qualche risparmio. La percentuale di intervistati che sottoscrive questa idea di un’“evasione di necessità” come causa principale dell’evasione fiscale è pari all’11 per cento del totale, ma raggiunge il 19 per cento tra i lavoratori autonomi e il 16,1 per cento fra i disoccupati. Nella già citata inchiesta condotta dalla Banca d’Italia, chiamati a esprimere il proprio grado di adesione all’idea che alcuni cittadini siano costretti a evadere le tasse per mantenere la propria attività, si dichiaravano “molto” d’accordo l’11,23 per cento degli intervistati, un risultato in linea con quello riscontrato dal Censis. Ma va sottolineato che l’articolazione del questionario permetteva anche di riscontrare che un altro 30,23 per cento del campione si riconosceva “abbastanza” d’accordo con la stessa affermazione.

PIÙ CORRISPONDENZA FRA TASSAZIONE E SERVIZI PUBBLICI

L’altra causa che potrebbe giustificare l’evasione fiscale, e cioè la non corrispondenza fra l’elevata pressione fiscale e la quantità e qualità dei servizi erogati dallo Stato, è considerata prioritaria dal 7,3 per cento degli intervistati dal Censis (percentuale che sale al 10,3 per cento al Nord Est). Erano invece il 16,8 per cento degli intervistati dalla Banca d’Italia a dichiararsi “molto” d’accordo con l’idea che la gente evade perché pensa che i soldi incassati dallo Stato siano spesi male.
Ma anche se non è considerata un fattore sufficiente a giustificare l’evasione, la mancata corrispondenza fra tasse pagate e livello dei servizi ottenuti emerge come elemento critico del nostro sistema fiscale anche da altre sezioni dell’indagine del Censis. Se è vero che l’81,1 per cento degli italiani ritiene la pressione fiscale troppo alta, è anche vero che solo il 23 per cento la ritiene troppo alta in assoluto, mentre il 58,1 per cento la ritiene troppo alta solo in termini relativi e cioè in relazione ai servizi che si ottengono in cambio. La maggior parte degli intervistati (55,7 per cento) sarebbe infatti disponibile addirittura a pagare più tasse a fronte di un aumento della qualità e quantità dei servizi. Con una differenza territoriale che merita di essere sottolineata: Nord Ovest (61,3 per cento), Nord est (55,7 per cento), Centro (60,3 per cento), mentre al Sud, a fronte di un 49 per cento di favorevoli a un aumento dell’imposizione in cambio di migliori servizi, vi è una maggioranza (51 per cento) che preferirebbe meno imposte, anche se ciò dovesse comportare una riduzione dei servizi ricevuti (tabella 3).

OPINIONI DA CONSIDERARE

Le convinzioni espresse dagli intervistati, se non sono sufficienti a indurli a tenere un comportamento coerente in un contesto, come quello del nostro paese, in cui l’evasione è così diffusa (più di un terzo ammette di non chiedere ricevute o fatture in nessun caso, o almeno in tutti i casi in cui ciò si traduce in un risparmio sul prezzo di acquisto di beni o servizi), forniscono tuttavia un’informazione importante a sostegno della necessità di combattere l’evasione. La lotta all’evasione risulta poi ancor più legittimata dalla persistenza di queste convinzioni nel tempo. Ma le opinioni raccolte suggeriscono anche che il gettito recuperato con l’evasione fiscale deve essere utilizzato per ridurre le imposte oggi pagate e non invece tradursi in un aumento della pressione fiscale, considerata già alta. E che il contrasto all’evasione ha tante più probabilità di risultare condiviso se si accompagna a un impegno credibile a migliorare la capacità della spesa pubblica di rispondere ai bisogni dei cittadini.

(1) Dal punto di vista territoriale, è curioso notare che il Nord Est è l’area geografica in cui l’alto livello di evasione è considerato il principale problema del fisco, ma è anche l’area geografica in cui è più elevata la percentuale di coloro che in un qualche modo la legittimano.

qui le tabelle

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